Airbnb, il colosso americano degli affitti di breve periodo, manda a casa il 25% della sua forza lavoro. La pandemia globale ha messo in ginocchio, da un lato all’alto del globo, il settore turistico e così la piattaforma online che ha trasformato milioni di persone in albergatori online ha annunciato un drastico ridimensionato del suo organico. In una lettera rivolta si suoi dipendenti, l’amministratore delegato Brian Chesky ha messo nero su bianco le drammatiche previsioni per il fatturato dell’anno in corso: meno della metà di quello dell’anno scorso. 

Un crollo che ha reso necessario una revisione dei costi dell’intera società, forza lavoro compresa. “Dei nostri 7.500 dipendenti, circa 1.900 compagni di squadra dovranno lasciare Airbnb“, ha annunciato Chesky. I tagli previsti servono non solo a limitare le perdite attuali ma rientrano in un’ottica di ridimensionato di più ampio raggio. “Non sappiamo quando si tornerà a viaggiare ma quando si ripartirà– scrive il Ceo di Aribnb – viaggiare avrà tutto un altro aspetto“.

Secondo la società californiana, viaggiare dopo il Covid-19 significherà mettere al primo posto la sicurezza e la convenienza. Le persone sceglieranno mete più vicine alle proprie case ma soprattutto andranno alla ricerca di ciò che è stato negato in questo momento: il contatto umano. “Questa crisi continua Chesky – ha rafforzato la volontà di tornare alle nostre radici, alle basi, a ciò che è veramente speciale su Airbnb: le persone comuni che ospitano nelle loro case e offrono esperienze“. 

Per questo motivo i tagli nell’azienda saranno concentrati soprattutto in quei settori che, prima della pandemia, erano in espansione: hotel e soggiorni di lusso.

I dipendenti licenziati riceveranno 14 settimane di stipendio e ulteriori ammortizzatori in base al loro ruolo e allo stato di provenienza. Per quelli che operano negli Usa ci saranno altri 12 mesi di copertura sanitaria. A tutti, poi, sarà offerto un percorso di accompagnamento nella ricerca di un nuovo lavoro con attività di job placement.