Il grande (e unico) accusatore di Ottaviano Del TurcoVincenzo Angelini – era un truffatore. E le sue truffe furono smascherate da Del Turco. Secondo voi può avere qualche briciolo di credibilità un accusatore così? La Cassazione ha emesso la sentenza definitiva contro l’accusatore di Del Turco (otto anni di reclusione). La truffa per la quale è stato condannato fu scoperta dalla giunta Del Turco. Il quale, ad occhio, pagò cara la sua scoperta perchè finì affondato dalle accuse di Angelini, alle quali i giudici credettero, pur senza riscontri.

Precisamente le cose stanno così. Siamo all’inizio degli anni duemila. Angelini è il re delle cliniche private dell’Abruzzo. Le sue cliniche sono convenzionate con la regione e la Regione spende moltissimi milioni per finanziarle. La Regione dovrebbe poi controllare se i servizi per i quali viene chiesto il rimborso da Angelini siano stati resti effettivamente. Nel 2004 ad Angelini le commissioni ispettive della Regione contestano 14 mila euro. Praticamente niente. L’anno successivo si insedia la giunta Del Turco che contesta ad Angelini 18 milioni di euro per il 2005, 23 milioni di euro per il 2006 e 23 milioni di euro per il 2007. Il danno è enorme. Angelini è furioso. Vuole vendicarsi? Non lo sappiamo. Sappiamo che Del Turco è diventato ormai il nemico numero 1 della Sanità privata. Non solo di Angelini. Sono in molti a volere che sia eliminato. Nel 2007 la giunta avvia le procedure per cancellare la convenzione ad Angelini, e dalle denunce della giunta partono le indagini che porteranno a processare Angelini per truffa ai danni della regione. Il processo ad Angelini però avverrà a Chieti, non a Pescara.

Questo è l’antefatto dell’arresto di Del Turco, che avviene nel luglio del 2008. Come avviene? la Procura sta indagando sulla scomparsa di circa 50 milioni dai bilanci di Angelini. Convoca Angelini e il procuratore gli chiede dove siano finiti quei soldi. Angelini non sa rispondere. Gli viene chiesto se li ha dati a Del Turco e ad altri politici. Lui risponde di no, senza dubbi. Il Procuratore gli fa notare – risulta dal verbale di interrogatorio – che se è stato costretto a pagare i politici, per lui non c’è reato, è parte lesa. Gli consiglia di chiedere al suo avvocato, che queste cose le sa. E gli spiega che altrimenti si apre un’indagine sulla scomparsa dei 50 milioni. Angelini torna dopo 15 giorni (siamo nella primavera del 2008) e accusa del Turco. Lo ho pagato. In cambio di che? Mistero.

Le dazioni di danaro (come si dice in gergo) sarebbero state una ventina. Non c’è nessuna prova. Solo l’accusa di Angelini che intanto, per colpa di Del Turco, sta perdendo varie decine di milioni e la convenzione con la regione. La difesa di Del Turco dimostra che una quindicina di queste dazioni non possono essere avvenute. Angelini, come prova delle sue accuse, potra una foto sfuocata dalla quale non si vede niente ma che dovrebbe dimostrare che lui andò a casa di Del Turco il 2 novembre del 2007 con una busta, e che la busta che entrò in casa piena di soldi e uscì piena di mele. Le immagini non provano niente, ma c’è l’autista di Angelini che dice che sì, è così. Anche se lui non ha visto i soldi né le mele.

La maggior parte dei reati attribuiti a Del Turco cadono nei vari gradi del processo, resta solo questo dei soldi e delle mele, che è diventato reato di induzione. Voi dite: non ci saranno le prove, ma almeno c’è una ricostruzione logica. La ricostruzione logica è questa: Del Turco il 2 novembre del 2007 avrebbe preso dei soldi da Angelini per favorire le sue cliniche, e a fine anno la Regione governata da Del Turco ha cancellato ad Angelini un credito di 23 milioni e avviato la fine della convenzione. Vedete bene che di logico non c’è niente. E vedete bene che questa ricostruzione, che fino a ieri poteva essere semplicemente una ricostruzione giornalistica, da ieri è una ricostruzione giudiziaria in piena regola, dopo la condanna di Angelini per truffa.

Però resta Travaglio, che di tutte queste cose sa niente, che insiste a dire che Del Turco, che è stato tra i capi più prestigiosi del movimento operaio italiano, è un tangentaro. E resta il consiglio di presidenza del Senato che insiste a volergli togliere la pensione, travolto da una furia di ideologia antisindacale. Viene un po’ di rabbia, no?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.