La situazione del carcere di santa Maria Capua Vetere Continua a preoccupare. Questa volta è la carenza dell’assistenza sanitaria a destare allarme e l’assenza di un direttore e l’estate non hanno fatto altro che acuire una situazione già preoccupante. Ne è convinta la garante dei detenuti Emanuela Belcuore che ha trascorso l’estate a raccogliere le testimonianze di chi è in carcere e sta vivendo gravi difficoltà. ” Antonio De Luca è un detenuto del reparto Volturno – racconta Belcuore – È sulla sedia a rotelle. È stato operato al colon e oggi ha 40 punti di sutura. Ha l’intestino bucato e gli hanno attaccato una borsetta per le sue funzioni espletive che attualmente scorre”. La garante racconta che il carcere ha difficoltà a reperire anche gli strumenti ad esempio le borse per il deposito di liquidi, come nel caso di Antonio, e tanto altro. “Antonio De Luca ora ha il colon bucato, è diabetico e cardiopatico – continua Belcuore – Questo detenuto sta in una stanza con 5 persone. Ha una ferita enorme scoperta. Sta veramente male e non riesco a capire come sia ancora in carcere. Per lui ci manca solo la bara”.

“È venuto a colloquio con me accompagnato dal caregiver che viene pagato due ore al giorno e invece sta con lui 24 ore su 24”, dice Belcuore. Il caregiver è un altro detenuto, che non ha competenze specifiche e sanitarie, ma che si impegna ad aiutare i detenuti che hanno bisogno di assistenza e in cambio ricevono un compenso dal carcere. Ma spesso questi detenuti volenterosi trascorrono tutto il giorno con la persona che gli è stata gli è affidata. Poi c’è la storia di un altro detenuto, Giovanni Calienzo. “Ha un tumore alla prostata ed è ancora in carcere e il magistrato non dispone dei domiciliari o di altra misura cautelare alternativa al carcere. Si trova nell’infermeria centrale all’accoglienza”, continua la garante dei detenuti.

Belcuore testimonia anche la grande carenza di personale con molte persone in ferie e in malattia, nel mese di agosto, tra gli operatori sanitari. “Sabato scorso non è passata la terapia – spiega Belcuore –  Ho chiesto spiegazioni e mi hanno detto che la terapia tipo l’insulina è passata, come le terapie di urgenza, ma per mancanza di personale quelle non di urgenza non sono state fatte. È grave che medicine come ad esempio la cardioaspirina non sia stata consegnata. Ci sono alcuni detenuti che hanno bisogno di terapie a determinate ore e le hanno saltate. Poi c’è chi ha bisogno di pannoloni che dovrebbero essergli forniti dal carcere e invece deve acquistarli”. La garante parla anche di altre problematiche tra cui quelle strutturali che riguardano l’assistenza medica di un carcere che accoglie oltre mille detenuti. “L’infermeria centrale si trova al primo piano, sarebbe meglio spostarla al piano terra in modo che i detenuti infermi non debbano prendere scale e ascensore. Per questo si dovrebbe fare solo una piccola modifica strutturale”.

“Poi tutti i detenuti e anche il dirigente sanitario mi hanno detto che manca totalmente la figura dello psichiatra in tutta la struttura di Santa Maria Capua Vetere – continua il racconto –  Ci sono solo due psicologi forse sulla carta che vanno a lavorare ad ore. È una vergogna che non ci sia uno psichiatra. Perché non ne prendono uno visto che lì c’è tanto lavoro da fare? In questa situazione gli agenti della penitenziaria devono sopperire a carenze professionali non di propria competenza e vanno sotto stress. Poi succede quello che sappiamo e che è già successo”.

La situazione appare più grave nel reparto dell’alta sicurezza femminile, il Senna, più lontano rispetto agli altri reparti, il luogo dove ci sono donne che lamentano l’assenza di un ginecologo. “Le detenute chiedono una maggiore attenzione per quanto riguarda le malattie femminili: manca un ginecologo, c’è bisogno di più visite che riguardano le donne”, dice Belcuore.

In questa situazione già difficile, da martedì c’è ancora un’altra difficoltà. i rappresentanti del Gom, il gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria, inviata a Santa Maria all’indomani degli arresti tra il personale del carcere accusati di essere stati protagonisti di quella “ignobile mattanza”. “Il gruppo di agenti speciali, fu inviato  a supporto della polizia penitenziaria, andranno via e rimarrà scoperta anche la polizia penitenziaria – continua Belcuore – E intanto siamo ancora in attesa del nuovo direttore. Invito l’assessore alla Sanità della Regione Campania a venire in carcere per vedere con i suoi occhi qual è la situazione che dipende dall’Asl ma potrebbe darci una grossa mano”.

“Altro problema segnalato dai detenuti è l’assenza della ragioniera che una volta sta in ferie e una volta in malattia e di conseguenza chi lavora non viene pagato da un bel po’ di tempo. Parliamo di persone che spesso devono mantenere anche le famiglie a casa che spesso non hanno nemmeno il reddito di cittadinanza. Gli stipendi non sono corrisposti da mesi. Cosa stiamo aspettando?”

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.