"Si parla di cifre fra i 500 mila e i 6 milioni di euro"
Attacco hacker a Regione Lazio, dietro alla richiesta di riscatto in bitcoin i mercenari del dark web

Prima il “rapimento” del sito regionale Salute Lazio, poi la richiesta di riscatto (arrivata in serata) in Bitcoin, la moneta digitale. Dietro a tutto si teme la mano dei no vax. Ora è attesa in Procura la relazione della polizia postale per aprire un fascicolo per accesso abusivo a sistema informatico.
L’ultimo atto della criminale azione informatica alla Regione Lazio che, criptando dati anche di backup dopo aver clonato le credenziali di un amministratore di sistema ha paralizzato le attività e i contatti di tutti gli uffici, si è conclusa ieri sera. Colpita soprattutto LazioCrea, l’azienda informatica di Salute Lazio, che gestisce anche la campagna vaccinale. L’azione ha bloccato le prenotazioni, che dopo l’annuncio del premier Draghi sul green pass ha toccato punta 77mila in un solo giorno, e rallentato le somministrazioni proprio nel giorno in cui il governatore Nicola Zingaretti ha annunciato l’obiettivo di copertura del 70% della popolazione.
“Non c’è stata alcuna interruzione”, ha scritto in un post l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. A essere preso di mira è stato il Centro elaborazione dati nella palazzina C della sede in via Cristoforo Colombo, ma per ora non ci sono conferme né sui mandanti né sugli esecutori del blitz informatico che potrebbe avere anche una matrice internazionale. “La campagna vaccinale sta procedendo e proseguirà regolarmente. Chi è prenotato, – prosegue D’Amato – può andare tranquillamente nei centri vaccinali. Ringrazio il Commissario Figliuolo per la disponibilità che ci ha dato nel garantire il supporto nel trasferimento dei flussi nell’anagrafe vaccinale nazionale. Non ci fermeremo di fronte a questo attacco“
“Per la richiesta di riscatto si parla di cifre fra i 500 mila e i 6 milioni di euro in bitcoin, per non essere identificati, – spiega al Corriere della Sera Nunzia Ciardi, direttore della Postale che dirige gli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico per la Protezione delle infrastrutture critiche che segue le tracce lasciate dagli hacker, forse mercenari del dark web assoldati per mettere in crisi i sistemi di istituzioni pubbliche e aziende private con malware, link o mail trappola, per immettere virus in grado di rendere i dati inutilizzabili – la malavita organizzata trasnazionale si è specializzata in questo genere di ricatti negli ultimi 2-3 anni. Un crimine con rapporto costi-benefici più redditizio. E in molti casi fare il backup dei dati non è sufficiente. Per questo bisogna formare i propri dipendenti: un Paese moderno deve investire nella sicurezza informatica tenendo presente che il rischio zero non esiste: è un orizzonte che si allontana da tallonare sempre”.
La procura ora attende la relazione della polizia postale per aprire un fascicolo per accesso abusivo a sistema informatico, e forse anche per tentata estorsione. È il terzo attacco dopo quelli del 2020 al San Raffaele di Milano e allo Spallanzani di Roma, in prima linea nella lotta al virus. E il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia avverte: “Questi attacchi rischiano di mettere in crisi il sistema regionale più performante, ma non produrranno alcun effetto. Da tempo ne subisco dai no vax, ma temo di più gli indecisi e i disorientati, e l’incapacità del sistema Paese finora di rispondere in modo corale. Sono certo che il presidente Draghi metterà questo al centro della sua azione”.
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