Tra le voci di spesa dei Comuni italiani c’è quella relativa agli investimenti per la pianificazione urbanistica e per il sostegno all’edilizia residenziale pubblica, spese che le amministrazioni possono mettere a bilancio per la programmazione dell’assetto territoriale. Ebbene, quanto spende Palazzo San Giacomo per questi due settori? Secondo un’indagine di Openpolis, 52.10 euro pro capite. Non pochissimo, se consideriamo che Milano, più popolosa del capoluogo campano, sborsa 93,85 euro pro capite e il fanalino di coda è invece Trieste con appena dieci euro per residente.

A livello comunale gli investimenti per lo sviluppo e la pianificazione territoriale trovano spazio nei bilanci comunali alla voce “Assetto del territorio ed edilizia abitativa”, all’interno della quale vengono inserite le spese per le politiche abitative. Questa missione è divisa in due voci. La prima si chiama “Urbanistica e assetto del territorio” e comprende le spese per attività e servizi inerenti la programmazione dell’assetto territoriale (piani regolatori, urbanistici e di zona) e dell’utilizzo dei terreni, oltre che dei regolamenti edilizi. Qui sono incluse le spese per la pianificazione di nuove zone di insediamento e per il miglioramento di strutture a beneficio della collettività, oltre gli esborsi per l’arredo urbano e per il miglioramento degli spazi pubblici esistenti. La seconda voce nei bilanci prende il nome di “Edilizia residenziale pubblica e locale, e piani di edilizia economico-popolare”. Comprende tutto ciò che riguarda l’attività e i servizi finalizzati allo sviluppo delle abitazioni, compresi gli interventi di edilizia pubblica abitativa e di edilizia economico-popolare sovvenzionata, agevolata o convenzionata.

Tra il 2016 e il 2019 gli investimenti di Napoli per l’urbanistica e l’edilizia sono aumentati del 26,6%. Eppure, nonostante l’incremento di risorse, i risultati sono piuttosto scadenti: cantieri aperti da decenni, edifici abbandonati e un’amministrazione che di fatto non riesce a gestire il denaro in modo efficace ed efficiente. «Il problema non è da rintracciarsi nella mancanza di denaro ma nell’incapacità della macchina comunale di programmare e progettare interventi – spiega l’architetto Pasquale Belfiore, già assessore comunale al Centro storico e all’Edilizia – Non solo, c’è poco personale e spesso non all’altezza del compito. Il risultato? Centinaia di progetti di edilizia pubblica al palo e una miriade di problemi: acquisizione del suolo, contenziosi con le imprese, progetti realizzati male». Il Comune di Napoli ha una capacità di spesa del 69,7% che si abbassa di molto quando parliamo di gestione economico-finanziaria, arrivando appena al 27%.

A questa incapacità si aggiunge la carenza di personale: basti pensare che Bologna, con la metà degli abitanti di Napoli, ha il triplo di tecnici negli uffici comunali rispetto al capoluogo campano. Questo vuol dire che spesso i progetti iniziano e non vedono mai la luce perché scadono i tempi utili entro i quali potevano essere utilizzati quei soldi e perché si rimane ingarbugliati in tantissimi cavilli burocratici. «Non si può pretendere che ingegneri e architetti dell’ufficio tecnico comunale badino alla progettazione, alla burocrazia e allo svolgimento dei lavori – conclude Belfiore – Bisognerebbe tornare ad affidare la progettazione ai liberi professionisti con dei concorsi pubblici e delegare al comune l’approvazione e il controllo dei lavori, altrimenti l’amministrazione pubblica continuerà a non essere in grado di seguire e portare a termine i progetti».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.