«Sismabonus ed ecobonus rappresentano un’occasione imperdibile, Comuni e Soprintendenze si attrezzino con task-force per dare risposte veloci alle migliaia di domande che arriveranno e il Governo si adoperi per prorogare le agevolazioni. E occhio a quali imprese ci si affida per la realizzazione dei lavori». Federica Brancaccio, presidente dell’Associazione dei costruttori edili napoletani (Acen), spiega vantaggi e preoccupazioni delle due misure adottate dal governo in tempi di pandemia. Con l’entrata in vigore del decreto Rilancio, infatti, sono state introdotte nuove importanti detrazioni fiscali che riguardano le spese sostenute per interventi di efficientamento energetico e consolidamento statico. Con l’eco e il sismabonus il contributo per i condomini può arrivare al 110%. «Si tratta infatti di percorsi vantaggiosi – afferma Brancaccio – ma ci sono non pochi timori riguardo alla possibile attuazione».

Il primo problema è la scadenza. Per beneficiare delle due agevolazioni fiscali, i lavori dovranno terminare entro il 31 dicembre 2021: un lasso di tempo troppo breve se si considera che solo per ottenere un’autorizzazione paesistica in un’area vincolata occorrono mediamente cinque o sei mesi. «Il termine ultimo per la scadenza dei lavori deve essere senz’altro rivisto – commenta Brancaccio – Il Governo è orientato a modificare la data del dicembre 2021, l’importante è che decida presto e comunichi quanto prima possibile la proroga così da tranquillizzare tutti, cioè chi commissiona un lavoro e chi dovrà realizzarlo». Gli altri aspetti che preoccupano la presidente dell’Acen riguardano gli iter complicati e i ritardi dovuti alla lentezza della macchina burocratica dei Comuni e della Soprintendenza. «I Comuni, in primis quello di Napoli, devono ottimizzare i tempi di risposta, perché arriveranno moltissime richieste. Se non ci saranno modifiche regolamentari, se i Comuni non imprimeranno una svolta all’organizzazione, è possibile prevedere un flop – sottolinea Brancaccio – Al momento, a Napoli, manca la commissione paesaggistica, anch’essa coinvolta nel processo autorizzativo. Spero venga nominata presto. L’altro scoglio è legato all’attività della Soprintendenza. Abbiamo proposto una sorta di vademecum delle buone pratiche, così da velocizzare l’approvazione o la bocciatura delle richieste». In questo modo sarebbe sicuramente più facile, per i tecnici, procedere nella progettazione. Maggiori difficoltà si registreranno per gli edifici vincolati che necessitano di maggiore attenzione.

L’altra questione sulla quale bisognerebbe intervenire è legata alla legittimità dell’edificio. «Per poter utilizzare i due bonus – spiega Brancaccio – un tecnico professionista deve certificare che le parti di edificio su cui si vuole intervenire siano in regola, cioè prive di abusi edilizi. Il documento che attesta tale regolarità dovrebbe essere rilasciato dai Comuni e spesso non è di facile reperibilità, per cui i tecnici interessati dovranno svolgere una serie di accertamenti». Per la Brancaccio la soluzione ideale sarebbe «creare task-force comunali che in tempi brevi producano questi documenti, indispensabili per l’ok ai lavori e alle detrazioni fiscali». Insomma, l’ecobonus e il sismabonus sono novità dal potenziale enorme, opportunità uniche per rilanciare l’economia e stimolare la riqualificazione della città, ma non ci si può perdere in mille rivoli amministrativi. Così come è necessario «prestare massima attenzione nella scelta dell’impresa a cui si decide di affidare i lavori – conclude Brancaccio – Il rischio è quello di affidarsi a ditte improvvisate, il che creerebbe danni notevoli».

Secondo l’architetto Bernardo Stangherlin ci sono altri punti dei superbonus che andrebbero modificati: «Il Governo ha puntato molto sugli ecobonus – spiega Stangherlin – ma poterne usufruire è molto complicato. Innanzitutto si chiede a chi ne fa richiesta di salire di due classi energetiche e non è cosa da poco; in secondo luogo è necessario dimostrare che sulle parti comuni esterne nelle quali si interviene non ci siano abusi edilizi e a Napoli è difficilissimo trovare un edificio che non ne abbia». Poi c’è da fare un ragionamento su quale siano gli interventi prioritari per gli edifici della città. «Il problema più urgente degli edifici napoletani non riguarda l’efficientamento energetico, che sicuramente può essere migliorato, ma la messa in sicurezza delle facciate esterne che presentano cornicioni che si sbriciolano e si staccano, pezzi di intonaco mancanti e tutto quello che vediamo. Sarebbe stato meglio – conclude – incentivare il recupero complessivo dell’edificio, dalla sicurezza della facciata esterna fino alle scale o ai tramezzi interni, e nel mentre migliorare anche l’aspetto energetico realizzando lavori di isolamento termico e simili. E poi occorre maggiore elasticità nei requisiti necessari per ottenerlo. Se non si rivedono questi punti, a beneficiare dell’ecobonus saranno davvero in pochi».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.