La giustizia lunga e non sempre efficace finisce per condizionare lo sviluppo economico del Paese e la crescita delle imprese, così come il numero eccessivo di reati che negli ultimi decenni ha appesantito il sistema penale finisce per frenare finanche le professioni. Troppi reati equivalgono a troppi processi ma anche a troppe fattispecie che si incrociano, spesso si contraddicono addirittura, generano confusione e quindi incertezza. Da tempo si parla della necessità di una depenalizzazione ampia, un intervento più invasivo di quello che nel 2016 ha consentito di sfoltire la selva degli illeciti penali del nostro sistema giudiziario senza però dare una soluzione duratura ai problemi della giustizia. E così ci sono nodi che puntualmente vengono al pettine.

Sono i nodi di una giustizia pachidermica e le sue ricadute sul sistema impresa. «Il tema dei tempi della giustizia in Italia è complesso se guardiamo a una globalizzazione e a un mondo estremamente correlato e intersecato da interessi internazionali – spiega Paolo Scudieri, presidente del gruppo Adler, multinazionale leader nel settore delle automotive, e presidente del centro Srm (Studi e Ricerche Mezzogiorno) – Viviamo in un’economia estremamente competitiva non solo dal punto di vista delle aziende, ma anche delle performance dei Paesi che accolgono imprese e professionisti. È evidente che sulla competitività delle imprese e sugli interessi di gruppi internazionali pesi il dato del confronto tra tempi della giustizia in Italia e nel resto d’Europa. Nonostante gli sforzi e qualche passo avanti compiuto, l’Italia resta il fanalino di coda in tutta Europa». Scudieri sottolinea «la forte correlazione tra Stato di diritto e crescita economica del Paese». «L’interesse delle aziende multinazionali a fare investimenti in Italia, come anche quello degli imprenditori italiani, discrimina anche questo dato per cui avere una giustizia efficace e veloce pesa anche positivamente sulla competitività del sistema Paese. Serve una relazione di efficienza tra fattori che sono: legalità, trasparenza, sicurezza».

Il mondo delle imprese guarda quindi con favore a proposte di depenalizzazione e semplificazione della giustizia italiana. «È evidente – aggiunge Scudieri – che l’Italia debba rendersi competitiva anche sulla giustizia, che deve sveltire le proprie procedure e distunguere i reati che sono effettivamente gravi da quelli che possono essere depenalizzati, dando una accelerata sulle procedure e sui contenziosi in essere». È un mare magnum.

«Dal punto di vista imprenditoriale ogni cosa è correlata al rischio di un procedimento – ragiona Scudieri – dal piccolo intervento edilizio alla possibilità di avere concessioni in tempi veloci che si traducono in opportunità di sviluppo dell’azienda». E accade spesso che un imprenditore accetti il rischio di entrare nelle maglie della giustizia pur di vedere progredire la propria impresa. Scudieri fa esempi nel campo delle autorizzazioni in termini di emissioni in atmosfera o di autorizzazioni allo svolgimento dell’impresa. Di qui la proposta di una «convergenza tra quello che può essere depenalizzato e quello che può essere fattore di pre-autorizzazione da parte degli organismi di vigilanza delle imprese che, in quanto organi indipendenti, sono formati da giuristi e professionisti di spessore». Per Scudieri bisognerebbe dare più peso a questi organismi «come fattore differenziale di velocità tra le maglie della burocrazia e la fattività delle imprese», spiega. «Dare luogo a una vera azione pre-autorizzativa degli organismi di vigilanza interni alle imprese può essere la chiave di volta di un processo più dinamico che non ingolfa la giustizia».

Semplificazione e sburocratizzazione sono parole chiave. «Sono valide se si utilizzano come differenziale di velocità tra la giusta impostazione di pratiche tradizionali e le velocità con cui l’azienda deve rispondere per essere competitiva – conclude – Abbattere i tempi della giustizia civile e penale rappresenta quindi una possibilità anche per i capitali internazionali di atterrare in un’Italia meravigliosa, unica per cultura e per fattività, con il presupposto di avere risposte e certezze con tempi diversi da quelli che oggi purtroppo dobbiamo registrare».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).