«L’Anm, con la forza del suo pensiero e della sua azione che storicamente ha dimostrato di avere, respinga le tentazioni censorie e, concentrandosi sulla grave problematica evidenziata, aiuti le Camere penali e questo Consiglio dell’Ordine a portare all’attenzione del ministro della Giustizia – che in più occasioni ha dichiarato di avere la massima attenzione per le sorti dei detenuti – i contenuti di una denuncia che il Consiglio fa propri»: a scriverlo sono gli avvocati del Consiglio dell’Ordine di Napoli, guidati dal presidente Antonio Tafuri.

La denuncia è quella contenuta nel documento sottoscritto, alcuni giorni fa, dai presidenti delle Camere penali di tutto il distretto di Napoli per segnalare disfunzioni, lungaggini e criticità della Sorveglianza. Una denuncia che è anche un appello ai magistrati «a valutare ogni forma di sollecitazione» o «autosospendersi dal servizio per impossibilità di rispettare le norme codicistiche e costituzionali, affinché il Governo disponga con assoluta urgenza tutti i provvedimenti necessari per l’immediato ripristino della legalità costituzionale della pena». Un appello che le toghe hanno letto come un’accusa: la neopresidente della Sorveglianza di Napoli ha chiesto al Csm di aprire una pratica a tutela dei magistrati del suo ufficio e il presidente della giunta napoletana dell’Anm è intervenuto in difesa dei magistrati ritenendo «accusa ingiusta» quella dei penalisti napoletani pur ribadendo l’intenzione di non voler entrare in polemica con l’avvocatura.

Sta di fatto che quella della Sorveglianza resta una delle criticità maggiori del comparto giustizia, tanto che il deputato Riccardo Magi, esponente di +Europa e già segretario nazionale dei Radicali, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta alla guardasigilli Marta Cartabia per sapere «quali iniziative il Ministero interrogato intenda adottare e in quali tempi al fine di risolvere le criticità relative al Tribunale di Sorveglianza di Napoli e garantire così il pieno rispetto dei principi costituzionali in materia di esecuzione della pena». La Sorveglianza a Napoli ha arretrati per oltre 52mila procedimenti e un vuoto negli organici che supera nettamente il 40%. E la politica, negli anni, è stata più volte sollecitata a intervenire.

Alla luce di tutto questo, il Consiglio dell’Ordine degli avvocati napoletani, quindi, ha ritenuto di dichiararsi al fianco dei penalisti ed esortare la magistratura a fare altrettanto cambiando atteggiamento. «Le dichiarazioni dei rappresentanti locali dell’Anm – osserva la giunta dell’avvocatura napoletana – appaiono scentrate anche perché, lungi dallo spendere una parola su come intendono risolvere le molteplici problematiche evidenziate da tutti i penalisti del distretto, si attardano a indicare il “dito” del documento di (legittima) denuncia delle Camere penali senza guardare la “luna” dei troppi detenuti privati del diritto a una pena legale e costituzionalmente orientata al recupero, nonché del diritto all’ammissione in tempi ragionevoli a misure alternative alla detenzione».

L’obiettivo, dunque, è superare le divergenze per l’intento comune di «portare ai massimi livelli l’azione e, quando occorre, anche la protesta per una Giustizia più giusta, più veloce e più umana», si legge nel documento dell’avvocatura. Si vuole ridare tempismo alle decisioni del Tribunale di Sorveglianza «affinché – sottolineano gli avvocati – il cittadino raggiunto dall’esecuzione della pena veda concretamente riconosciuti, e non disapplicati, i diritti e le garanzie stabilite dalla legge, rimuovendo tutti gli ostacoli che impediscono il raggiungimento delle finalità previste dalla Costituzione e che sono le stelle polari di uno Stato democratico: legalità della pena e recupero del condannato».

Il presidente Tafuri e l’intera giunta hanno ribadito le condizioni di affanno in cui ci si trova a lavorare, ricordando che «se la Giustizia oggi va avanti è anche per l’abnegazione lavorativa e lo spirito di sacrificio degli avvocati del distretto di Napoli i quali, in uno dei momenti più difficili della loro storia professionale, sono costretti a districarsi tra incredibili inefficienze e lungaggini amministrative sino ad affrontare pericoli per la propria salute nel corso di udienze spesso non bene organizzate pur di far rispettare i diritti del cittadino assistito».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).