Il XVII rapporto di Antigone arriva a un anno esatto dall’inizio della pandemia. Racconta un sistema penitenziario sovraffollato, che al 28 febbraio ospitava 53.697 detenuti a fronte di 50.931 posti disponibili (di cui 4.000 in realtà sono inagibili, e dunque chiusi). Il tasso di affollamento è del 115%. Gli istituti in cui è più alto sono Taranto (196,4%), Brescia (191,9%), Lodi (184,4%) e Lucca (182,3%).

La popolazione detenuta è comunque in calo rispetto a 12 mesi fa, quando i detenuti erano 7.533 in più. Un calo dovuto più all’attivismo della magistratura di sorveglianza (che ha concesso più misure alternative) che agli interventi del legislatore. Ma non basta: siamo in piena pandemia, servono più spazi, e servono adesso. I dati dicono che in carcere è più facile contrarre il Covid. A febbraio i detenuti positivi erano in media 91 ogni 10.000. Fuori erano 68,3. Non è vero dunque che il carcere è un posto sicuro. I morti per Covid sono stati 18 tra i detenuti e 10 tra gli agenti. Per fortuna la campagna vaccinale è partita in diverse regioni (Friuli, Abruzzo, Sicilia, Calabria, Emilia Romagna, Marche), e nelle altre sta per iniziare. Al 10 marzo erano stati vaccinati 1005 detenuti. 

L’anno trascorso è stato durissimo, per la paura del contagio e per il vuoto in cui è trascorso. Lo testimonia il più tragico fra i dati, quello sui suicidi, che è il più alto degli ultimi 20 anni. Nel 2020 si sono tolte la vita 61 persone. Avevano un’età media di 39,6 anni. 8 avevano tra i 20 e i 25 anni. In carcere ci si ammazza 10 volte di più che all’esterno. E lo testimonia anche il numero di atti di autolesionismo: 24 ogni 100 persone detenute. Un dato che è più alto negli istituti più sovraffollati. Sono ben 19.040 detenuti i detenuti a cui restano da scontare meno di 3 anni, e che dunque avrebbero potenzialmente accesso alle misure alternative (tranne quelli a cui il reato preclude questa possibilità). Se solo la metà di loro uscisse il problema del sovraffollamento sarebbe risolto. 

La popolazione detenuta è composta per il 32,5% da stranieri. Nel 2009 erano 6.700 in più e rappresentavano il 37,5% del totale. Si assiste dunque a un calo. Gli stranieri sono il 3,5% dei detenuti per reati legati all’associazione di stampo mafioso e ben il 34,5% dei detenuti per violazione della legge sulle droghe. È chiaro che si tratta dell’anello debole della catena criminale. Debole e discriminato, in quanto subisce più degli italiani la custodia cautelare e beneficia meno delle opportunità di reinserimento. Solo il 18% delle persone in carico agli uffici per l’esecuzione penale esterna era composto da stranieri (che dunque accedono meno alle misure alternative). 

Il carcere è un luogo di poveri. Le regioni che forniscono più detenuti sono la Calabria (19,2 ogni 10.000 residenti), la Campania (15,7), la Sicilia (14) e la Puglia (11). Poveri e con basso tasso di istruzione: solo un detenuto su 10 ha un diploma. Uno degli aspetti più tragici di quest’anno penitenziario è stato dato dall’assenza della scuola. Che è la più importante delle attività, in quanto occupa un detenuto su 3 per 4-5 ore al giorno. Da febbraio a giugno 2020 è stato fornito solo il 4% delle ore previste. A gennaio 2021 invece, quando la scuola di fuori si era bene o male organizzata, in metà degli istituti non si faceva scuola in presenza. E tra questi solo in 1 su 4 si faceva didattica a distanza. Conseguenza anche del divario tecnologico che separa il carcere dalla società libera, per colmare il quale sarebbe bene usare i fondi del Recovery Fund. Fondi con i quali va rinnovato il sistema penitenziario, investendo di più sul personale, e non costruendo nuove carceri. 

Se la politica non ha il coraggio di adottare misure deflazionistiche serie è anche per la sovrarappresentazione nell’immaginario legato al carcere dei detenuti affiliati alla criminalità organizzata. Che in realtà sono solo un quinto della popolazione detenuta (9.000 in Alta Sicurezza e poco meno di 1.000 quelli al 41-bis). Da tempo diciamo che bisogna agire sul fronte della depenalizzazione. Un detenuto su 3 è in carcere per reati legati alle droghe. E il carcere costa: per la precisione il 35% del bilancio della Giustizia. Ogni detenuto costa in media 143 euro al giorno. Mentre una persona in misura alternativa ne costa 12, e ha tassi di recidiva di gran lunga più bassi. Il carcere non è un grande investimento. Sarebbe l’ora di guardare altrove.