I suicidi sono quasi raddoppiati (9 nel 2020 a fronte dei 5 del 2019), gli atti di autolesionismo aumentati (1.232 casi in un anno) così come gli scioperi della fame (1.072) e il rifiuto dell’assistenza sanitaria (398 casi) come forma di protesta, con conseguente aumento dei provvedimenti disciplinari che determinano la perdita di benefici e dunque il perdurare del sovraffollamento. Il numeri della relazione annuale del garante regionale Samuele Ciambriello descrivono i drammi della vita in carcere, le privazioni e le carenze che la pandemia in atto ha amplificato rendendo il bilancio del 2020 particolarmente doloroso.

«Credo che forse venti anni fa i numeri erano così gravi come nel 2020», ha evidenziato Ciambriello illustrando i dati del suo report durante un incontro con il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero e con il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma. Il presidente Oliviero ha annunciato un’iniziativa per ampliare risorse e competenze del garante. E il garante Palma ha fatto appello al senso di unitarietà sociale per affrontare i problemi di detenuti e migranti. «Tutto il sistema penitenziario è in crisi a causa del Covid – ha affermato Ciambriello – E il mondo dei detenuti è un mondo spesso dimenticato, considerato marginale». La pandemia ha solo messo più in evidenza le carenze che affliggevano il sistema, da quelle strutturali a quelle tecnologiche, a quelle che non consentono ancora alla pena di assolvere al compito rieducativo previsto dalla Costituzione.

Sicché in Campania ci sono ancora carceri con celle senza acqua calda, senza bidet né docce, o con lo scandalo dei costi del sopravvitto. E tutto ciò si riversa nei drammi umani che si vivono dietro le sbarre. Oltre ai suicidi, nel 2020, sono aumentati anche i tentati suicidi sventati solo grazie all’intervento della polizia penitenziaria: 146 casi in un anno. E nel 2021 la situazione non sembra migliorare se si considera che nei primi mesi dell’anno si sono già registrati due suicidi: un sedicenne che si è tolto la vita in una comunità del Casertano e un detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere che si è ucciso dopo appena tre giorni dal suo ingresso in cella).

Le richieste di aiuto arrivate al garante negli ultimi dodici mesi sono state numerosissime: tra gennaio e dicembre 2020 sono stati effettuati 1.292 colloqui e si sono contate 1.252 richieste di intervento, 720 delle quali attraverso segnalazione delle direzioni degli istituti, 453 lettere spedite dai detenuti, e poi mail di familiari, avvocati, associazioni, volontari o cappellani. Insomma un grido disperato. E a leggere le motivazioni si scopre che tutte le richieste sono state espressione di forti disagi e sofferenze: la tutela della salute in carcere è stato il motivo più ricorrente, poi ci sono state le problematiche legate alle aree educative interne, alle informazioni sulle opportunità di studio, alla lentezza delle decisioni degli uffici di Sorveglianza, un altro nodo critico perché ha ripercussioni negative sulla possibilità dei detenuti che ne hanno diritto di richiedere benefici. Solo in casi limitati le richieste di aiuto hanno riguardato episodi di abusi e maltrattamenti che il garante ha segnalato alle Procure competenti.

Le carenze di personale sono l’altra criticità parallela a quella dei drammi dei detenuti: «Sono necessari più agenti, più educatori, più psichiatri, psicologi e sociologi, fondamentali per il percorso di rieducazione dei detenuti», ha evidenziato Ciambriello. A causa della pandemia, nell’ultimo anno, sono state drasticamente ridotte, se non addirittura interrotte, le attività dedicate al recupero dei detenuti. I volontari, per esempio, sono passati da 1.150 nel 2019 a 674 nel 2020 ed è grave «l’assenza, in tutti istituti, di mediatori culturali e linguistici per migliaia di detenuti extracomunitari». Si parla di una popolazione carceraria che in Campania è composta da 6.570 detenuti, 149 dei quali in semilibertà e 2.349 ancora in attesa di giudizio. Gli ingressi in carcere sono stati ridotti, rispetto al 2019, solo di 1.132 reclusi.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).