Caso Asl Napoli 1. Dopo la denuncia del Riformista che ha tirato su il tappeto, scoprendo una situazione gravissima sulla quale però nessuno dice niente e dopo le accuse altrettanto gravi del sindacato Usb, un altro sindacato, Sgb, ha deciso di parlare e denunciare la condotta dell’azienda sanitaria regionale e delle tre società aggiudicatarie dell’appalto per i servizi di pulizia e sanificazione degli ospedali. La Epm, la Gesap e la Gemaservice, infatti, violando il capitolato di gara, hanno messo in atto un licenziamento collettivo: più di 700 lavoratori sono stati costretti ad accettare un contratto di solidarietà. Costretti dalle minacce delle tre aziende. Il tutto nel silenzio sconcertante del manager Ciro Verdoliva e del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca. Ecco la denuncia del sindacato generale di base (Sgb).

“Le aziende Epm, Gesap, Gemaservice stanno licenziando centinaia di lavoratori campani con il silenzio complice dell’Asl Napoli 1 e della Giunta regionale della Campania mentre i sindacati benedicono l’operazione con la loro firma.

Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, particolarmente impegnato (lo siamo anche noi di SGB) contro i nuovi tagli che si stanno per abbattere su scuola e sanità pubblica della nostra regione, finge di non vedere che le ditte private in appalto alla sanità pubblica campana stanno soltanto spolpando le casse della regione e abbassando sempre di più la qualità del servizio. Infatti, Epm, Gesap e Gemaservice, dopo essersi “aggiudicate” delle gare pubbliche (con modalità del tutto anomale finite più volte anche sotto le lenti dell’autorità giudiziaria) a determinate condizioni economiche, col pretesto dei rincari energetici pretendono adesso di dimezzare il personale. Così queste ditte hanno comunicato le loro decisioni alla Regione e all’ASL NA 1: “La Società si vede costretta a perseguire l’unica soluzione possibile quale il licenziamento collettivo per lo svolgimento di servizi e sanificazione degli immobili della ASL Napoli 1 Centro”. È inammissibile che aziende come EPM vengano prima considerate le migliori offerenti a determinate condizioni, poi decidano unilateralmente di non rispettare quelle stesse condizioni e possano successivamentelicenziare i lavoratori. Gli unici dipendenti che possono stare tranquilli di mantenere il posto sono quelli in distacco sindacale, soggetti messi da anni sul libro paga dell’azienda per non dire mai una mezza parola a favore dei lavoratori. Ricordiamo che la società appaltatrice subentrante ha l’obbligo di assumere in qualità di dipendenti i lavoratori dipendenti con rapporto di lavoro subordinato trasferiti dall’azienda cessante anche se si tratta della stessa azienda, come anche stabilito anche dall’art. 4 comma a del CCNL. SGB, che conta centinaia d’iscritti in queste aziende, si è rifiutata di firmare la procedura del licenziamento collettivo e condanna duramente l’atteggiamento degli altri sindacati presenti al tavolo (tra cui purtroppo anche alcuni sindacati di base) che con la loro firma stanno legittimando, in buona o in cattiva fede, le pretese di queste aziende private che percepiscono montagne di danaro pubblico dalla regione e non sono capaci nemmeno di garantire un minimo di stabilità lavorativa ad operatori che sanificano ambienti cruciali come le sale operatorie e i reparti infettivi.

Finalmente la stampa nazionale si sta interessando a queste problematiche fino ad oggi portate avanti esclusivamente dai delegati SGB. Dopo una lunga serie di denunce alle autorità di controllo SGB ha anche avviato le procedure per lo sciopero all’interno dell’appalto e continuerà la mobilitazione fino al totale ritiro dei licenziamenti e fino all’abbattimento del muro di gomma di Regione e ASL NA 1”.

 

Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.