A 12 anni dovrebbe essere quasi tutto ancora intatto. E quindi un divenire, un apprendere, uno scoprire. A 12 anni, in Inghilterra, si va alla High School. In Italia alle medie. E dovrebbe avanzarne di tempo per imparare, capire, sbagliare e forse migliorare. Dovrebbe, o forse no, visto che il ragazzino che aveva mandato dei messaggi razzisti sui social al centrocampista ivoriano Wilfried Zaha è stato arrestato. E quindi interdetto a vita dallo stadio dell’Aston Villa. Tutta una condanna – questa vicenda – un castigo, uno scotto, una pena per il protagonista. E la rieducazione? Nemmanco l’ombra.
Two birds with a stone, come si dice da quelle parti: in un colpo solo arresto e bando a vita dallo stadio della sua squadra del cuore. Certo, il 12enne l’ha combinata grossa. Prima del match di Premier League tra Aston Villa e Crystal Palace aveva inviato dei messaggi razzisti a Zaha. “Faresti meglio a non segnare domani, stronzo negro, o verrò a casa tua vestito come un fantasma”, ovvero: come uno dei membri dei membri del Ku Klux Klan dei quali il ragazzino scapestrato – non contento – ha allegato una foto ai messaggi.
Woke up to this today. pic.twitter.com/Zal0F96htJ
— Wilfried Zaha (@wilfriedzaha) July 12, 2020
Wilfried Zaha, 27 anni, ivoriano con cittadinanza inglese, ha denunciato tutto postando sui social quelle minacce – e ha poi aggiunto di essere spesso obiettivo di tali messaggi. La squadra fortissimi e velocissimi della West Midlands Police è quindi intervenuta e ha arrestato il bambino di Solihull. L’annuncio degli agenti della grande operazione sui social millantava come “il razzismo non sarà tollerato”.
A non essere tollerato, tuttavia, non è stato solo il razzismo ma anche l’idiozia, la sconsideratezza, forse l’ignoranza di un 12enne presumibilmente ancora a digiuno e all’oscuro di gran parte della vita e del mondo. Punito non solo con l’arresto ma persino con l’interdizione a vita dallo stadio: un ergastolo della passione, del tifo, del calcio visto dal vero.
#ARRESTED| We were alerted to a series of racist messages sent to a footballer today and after looking into them and conducting checks, we have arrested a boy.
The 12-year-old from #Solihull has been taken to custody.
Thanks to everyone who raised it. Racism won’t be tolerated. pic.twitter.com/oFxBUvdtV1
— West Midlands Police – #StayAlert (@WMPolice) July 12, 2020
Centreranno le pressioni per la morte di George Floyd e quindi la guerra delle statue e i bisticci sulla cancel culture. Forse. Per via di un’operazione di molta propaganda e poca lucidità, a essere abbattuto, in questo caso, potrebbe essere però l’opportunità del bambino di capire, rivalutare, disconoscere il suo disgustoso e violento errore. E quindi di tornare sugli spalti da ragazzo e via via cittadino e uomo migliore. Zaha, da parte sua, ha ringraziato gli agenti per l’azione repentina. “Le persone devono capire che a qualsiasi età il tuo comportamento e le tue parole possono avere delle conseguenze e che non ci si può nascondere sui social”, ha postato senza mezzi termini sui social il calciatore. Che però poi ha chiosato: “Abbiamo bisogno di azione, educazione, cambiamento”. Appunto: di rieducazione, almeno a 12 anni. Magari penseranno a qualcosa in questo senso, per il momento è tutto un hashtag, tutto una condanna.
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