Da molti anni a questa parte il 25 aprile si è risolto in una serie di manifestazioni ufficiali e sporadiche contestazioni di nostalgici. Negli ultimi anni a complicare inutilmente le cose c’è stata una sbagliata iniziativa dell’ANPI che invitava le organizzazioni palestinesi con annessi centri sociali. La conseguenza di tutto ciò era che palestinesi e centri sociali contestavano la comunità ebraica e le brigate ebraiche, con la inaccettabile conseguenza che, specie a Roma, era impossibile per ragioni di ordine pubblico proprio la presenza di protagonisti di quella vicenda storica come erano le brigate ebraiche. Invece erano presenti palestinesi che il 25 aprile 1945 certamente non erano in campo, mentre significative autorità islamiche erano addirittura schierate dalla parte del nazismo. Comunque questa è stata la dialettica degli ultimi anni.

Oggi questa dialettica è annullata dal virus che rende impossibili, allo stato, le manifestazioni di piazza e ciò è un indice della gravità della situazione. Una democrazia nella quale il parlamento ha difficoltà di funzionare con decisioni fondamentali che vengono prese attraverso i DPCM e, specialmente, che non può fare dibattiti con la partecipazione diretta dei cittadini e manifestazioni di piazza è, nel migliore dei casi, una democrazia dimezzata. Abbiamo visto che in Israele gli oppositori di Netanyahu hanno dovuto organizzare una manifestazione per così dire “distanziata”.

Quindi questo 25 aprile si svolge in questo contesto del tutto atipico. Ignazio La Russa ha cercato addirittura di annullare il tutto proponendo di trasformarlo in una manifestazione in memoria di tutte le guerre e per i morti da Coronavirus. A mio avviso la proposta è di per sé inaccettabile perché la memoria della liberazione dell’Italia dal nazifascismo non può essere annullata: essa esercita tuttora un ruolo positivo rispetto a una serie di tendenze negative che stanno emergendo. Lo dico non in nome di una visione chiusa e settaria di questa ricorrenza.

Personalmente, se fossi il sindaco di una grande città del Nord, fatta la manifestazione ufficiale mi recherei anche ad un cimitero dei caduti della RSI perché vanno ricordati con rispetto anche quei giovani che in buona fede sono morti per una causa sbagliata. Ciò detto, però, la celebrazione del 25 aprile nelle forme atipiche possibili è necessaria per una molteplicità di ragioni: c’è troppo negazionismo in giro per l’Europa, in Germania l’AFD è esplicitamente contiguo al nazismo, in Francia, al netto della Le Pen e dei suoi seguaci che sono peggio di lei, persiste un forte antisemitismo islamico, in Italia è prevedibile che il prossimo 25 aprile ci siano in vario modo manifestazioni non solo di nostalgia, ma anche di nazifascismo militante per quello che riguarda il presente e il futuro.

È in atto un tentativo di annullamento della memoria storica in nome di una memoria contrapposta francamente inaccettabile e poi emergono tendenze del tutto nuove di vario segno, ma tutte caratterizzate da un autoritarismo che in alcuni casi arriva al totalitarismo: basta evocare i nomi, Orban, Erdogan, fino a Putin e alla Cina molto di moda oggi in Italia perché sostenuta in vario modo o da un pezzo di grillini o da una parte dei leghisti. Inoltre è molto inquietante quello che sulla rete si sta scatenando contro il direttore di Repubblica Verdelli. Di conseguenza rispetto a tutto ciò l’esercizio della memoria per ciò che riguarda la lotta per la democrazia e la libertà attraverso la Resistenza sono indispensabili, anche se tutt’altro che sufficienti perché la situazione attuale richiede anche profonde innovazioni. Ciò detto, bisogna anche rifuggire dal bigottismo dell’antifascismo.

La direzione del Corriere della Sera ha preso la meritoria iniziativa di pubblicare, allegandoli al giornale, una serie di libri di grandi storici che riguardano “Il ventennio che ha sconvolto l’Italia. Una collana di grandi saggi sulle origini e le conseguenze del fascismo”. Orbene, questa presentazione ha scandalizzato il comitato di redazione del Corriere per la pubblicazione di una foto di Mussolini sorridente e per “l’uscita del primo numero della collana per il 24 aprile”.
Francamente, non c’è nulla di peggio dei clericali di ogni tipo, certo dei clericali cattolici, ma anche dei clericali dell’antifascismo, anche perché questo bigottismo è del tutto insensato e controproducente.