Il vertice mattutino a tre, con intervista a tutta pagina sul Corriere già servita a colazione, “batte” cena elegante all’hotel Valadier con coppia di leader e una ventina di parlamentari al seguito in cerca di un “nuovo partito di centro”. Nel senso che il vertice di ieri mattina convocato in fretta e furia da Salvini con Meloni e Tajani ha prodotto, almeno a parole, l’attesa autocritica del leader leghista e l’annuncio di quella “svolta liberale”, anche in Europa, che dovrebbe posizionare la Lega meno tra i sovranisti e un po’ di più tra i popolari. toglierle di dosso il becerume anti immigrati e riportarla alla dimensione del partito del fare che era la cifra che Bossi le volle dare quando la creò nel gennaio 1991. Mentre la cena convocata già due giorni fa da Giovanni Toti, trionfatore in Liguria, e dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna, il governatore già scisso da Forza Italia, la vicepresidente in eterna attesa di fare quel passo proprio per sfuggire al dominio di Salvini, ha prodotto in sostanza altre teorie su “un progetto serio per un nuovo soggetto politico di centro totalmente però agganciato alla coalizione di centrodestra”.

Facciamo finta per una volta che la politica sia un ballo. Se la galassia 5 stelle balla il rock tra scissioni possibili, probabili e velleitarie rischiando di farsi male e il Pd si predispone al valzer dopo aver incassato le percentuali di amministrative e regionali, il centrodestra è in pieno twist, di quelli dove ci sono giravolte, spaccate e salti. In un anno Salvini ha perso il governo, fallito varie spallate al Conte 2, lasciato in terra 7-8 punti percentuali di consenso. La Lega è sempre il primo partito ma il suo leader, che in otto anni l’ha portata dal 3% al trenta per cento, ha perso il tocco magico. i suoi argomenti, gli immigrati e l’antieuropeismo, hanno stufato. Una crisi che coinvolge anche Forza Italia ma non Fratelli d’Italia in piena e costante crescita. In questo quadro, possiamo dire che tra mercoledì sera e giovedì mattina Salvini è stato lesto e furbo e ha scansato, per ora, un pericoloso accerchiamento esterno ma soprattutto interno alla Lega.

Prima il successo bulgaro di Zaia, poi i messaggi di Giorgetti («abbiamo perso, ora serve una svolta moderata, anche in europa»), poi la notizia fatta filtrare che Toti e Carfagna avrebbero presto ripreso la strada congelata causa Covid a gennaio scorso, quella che dovrebbe portare fuori da Forza Italia (Toti è già uscito, Carfagna ha una sua corrente, Voce libera) verso un nuovo soggetto politico di centro e moderato con o senza l’avallo di Silvio Berlusconi. Salvini è un politico più scaltro che visionario. Fatto sta che mercoledì ha rilasciato un’intervista al Corriere della sera che parla di «rivoluzione liberale come nuovo obiettivo» e sembra essere la fine di una storia e l’inizio di un’altra. L’intervista è stata pubblicata ieri mattina così che non c’è stato molto da aggiungere quando sempre salvini ha incontrato Tajani e Meloni. nell’ordine: la Lega «ha perso e ora deve cambiare». Come? «Il modello giusto è quello delle Marche dove il centrodestra unito ha vinto con un candidato (di Fdi, ndr) nuovo, giovane che ha saputo parlare a tutte le anime».

Quindi? «Il nostro obiettivo adesso sono le amministrative della prossima primavera per cui dobbiamo scegliere candidati nuovi, ci dobbiamo allargare fuori e oltre i confini della politica». C’è una frase che più di altre suona di rottura rispetto anche al più recente passato: «Basta essere gelosi di chi ci può aiutare». Tanto che «con Giorgetti e Zaia c’è dialogo e confronto continuo». Così come l’interlocuzione è quotidiana «anche nel Ppe e in Europa». Salvini dice di parlare anche con Forza Italia (con una parte almeno) e che di recente sono frequenti i suoi faccia a faccia con Marcello Pera, uno dei più importanti pilastri della prima Forza Italia, quella che per l’appunto doveva fare la rivoluzione liberale. Tajani e Meloni escono più che soddisfatti dal vertice. «Benvenuto Salvini in quell’area di centro e liberale che è sempre stata il riferimento di forza italia» le ha detto la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini. Si fidano di questo Salvini “federatore” e in modalità di ascolto? In politica fidarsi è un lusso. In questo caso però non ha prezzo.

Di sicuro l’intervista, il vertice e la nuova modalità dell’ex capitano hanno offuscato il messaggio della cena Toti-Carfagna. «L’intervista di Salvini con la sua dichiarata volontà di allargare e includere anche esperienze civiche per irrobustire la coalizione sul piano dei contenuti è un primo apprezzabile passo nella direzione giusta. L’opera di evangelizzazione di Giancarlo Giorgetti darà frutti a tempo debito» ha commentato Osvaldo Napoli, un senior di Forza Italia così come Quagliariello, Romani, Russo, il più giovane Cangini, tutti invitati alla cena. Ma il nuovo partito di Toti e Carfagna, «Un progetto serio totalmente agganciato al centrodestra e che dovrebbe nascere dalla ceneri di Forza Italia», dovrà ancora aspettare. almeno il tempo di capire se Salvini c’è o ci fa. Se bluffa o fa su serio.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.