Serve ancora un giorno. Che sarà oggi e non è stato ieri. Ma la strada è segnata: sarà Terzo Polo. Il fatto che gli indecisi rilevati dai sondaggi, circa il 40%, dicano di esserlo tra centrodestra e Terzo Polo, è un ottimo viatico per i due “gemelli diversi”, Carlo&Matteo. L’intenzione di Matteo Renzi è di “rappresentarlo in modo serio” visto che l’area politica tra gli elettori esiste da tempo e da tempo cerca un’offerta politica, cioè una casa, adeguata. È anche la stessa intenzione di Carlo Calenda: “Sono ancora prudente – ha detto ieri sera al Tg4 – visto che m’è saltato un matrimonio poco tempo fa. A parte le battute – ha aggiunto – spero di Sì: abbiamo programmi comuni e l’obiettivo comune di mantenere Mario Draghi a palazzo Chigi”. I due leader si somigliano più di quello che uno possa immaginare nel programma e nella sensibilità politica e ben al di là delle tensioni caratteriali che ci possono essere state.

L’incontro è in calendario stamani e, comunque, solo quando tutti i pezzi del puzzle saranno andati a buon fine. Al tavolo della trattativa ci sono Maria Elena Boschi e Ettore Rosato per Italia viva, Matteo Richetti per Azione, un altro golden boy della Leopolda quando il renzismo era la new age della politica nazionale. Dieci anni fa. Un secolo.

L’intenzione di presentare in questo fine settimana il pacchetto completo, cioè liste comprese, è tramontata. Si lavora al quadro generale. Azione ha dovuto accettare la necessità e al tempo stesso l’impossibilità di raccogliere le firme per presentare le liste: l’unica legittimità potrà arrivare solo dalle venti Corti d’appello una volta depositati simboli, alleanze e liste. Non può esistere un Piano B e nessun leader consapevole può accettare questo rischio. Questo handicap ha prodotto tempi più lunghi nella definizione degli accordi. Calenda non può e non vuole trattare con il cappio al collo. Soprattutto non vuole e non può dare questa sensazione. L’obiettivo è confezionare un contratto alla pari, dunque.

Sembrano superati i nodi relativi al simbolo e alla tipologia della lista. Calenda ottiene di avere il proprio nome scritto grande nel simbolo. “Posso dire che stiamo lavorando ad una lista unica e che nel simbolo saranno presenti i loghi dei due partiti” ha aggiunto Calenda. Il listone è, anche questa, una scelta obbligata: la legge elettorale fissa lo sbarramento al 3% mentre per una eventuale coalizione è al 10%. Puntano alle due cifre. Ma conviene stare con i piedi in terra. I sondaggi li danno al 6%. Lista unica, quindi.

Più difficile la suddivisione dei collegi. Parliamo del proporzionale perché è velleitario scommettere su qualche maggioritario con la polarizzazione, anche nella comunicazione e negli spazi tv, che sarà crescente nelle ultime due settimane prima del voto. Ieri la trattativa sarebbe stata chiusa al 50 per cento, cioè una suddivisione netta dei circa 23 seggi (16 alla Camera e 7 al Senato) che ieri l’Istituto Cattaneo ha assegnato, con tutti i se del caso, al Terzo Polo Iv-Azione. Per Italia viva è un bagno di sangue visto che oggi siede in Parlamento con 48 parlamentari. Gruppi parlamentari figli della scissione e non di una elezione. Quindi destinati a prescindere, anche se Italia viva fosse andata da sola, ad una solenne cura dimagrante. La speranza dei due leader è ovviamente andare ben oltre le previsioni del Cattaneo che assegna il 6% dei voti. Però al momento è fortemente consigliabile stare con i piedi per terra. Il giorno prima la suddivisione dei collegi era ancora 60 per Azione e 40 per Iv. La presenza del nome di Calenda nel simbolo sarebbe stata scambiata con più seggi per i renziani. Che a loro volta però dovrebbero farsi carico dei Moderati di Giacomo Portas e dei civici di Pizzarotti visto che avevano già stretto l’accordo con Renzi. Il quale mostra di non aver alcun ripensamento rispetto al fatto di non figurare nel simbolo. “Non ha mai anteposto questioni personali, mi interessa la squadra” ripete da giorni.

“Io sono sempre ottimista e sempre prudente” ha detto ieri Renzi intervistato da Massimo Giannini sul sito web de La Stampa. Il senatore fiorentino ha rinviato ad oggi per la parola finale sul Terzo polo. Ma ha fatto 40 minuti di intervista come se il Terzo Polo fosse già in campo. L’obiettivo, dichiarato, è di essere quella forza politica che potrebbe impedire alla destra di stravincere. E al centrosinistra di essere più centro e meno sinistra. “Il terzo polo c’è da tanto tempo, la domanda è se riusciremo a rappresentarlo in modo serio. Abbiamo tempo fino a venerdì. Sono orgoglioso di essere stato fuori dal teatrino di queste settimane” però “se dobbiamo fare un accordo dobbiamo farlo in modo molto serio”. Il Terzo polo “ha un senso se la sua cifra è quella competenza della classe politica, per questo bisogna fare un accordo serio”. Ne consegue che “le candidature e le liste sono le cose più facili. La vera domanda è se vogliamo fare un percorso per un polo del buonsenso in grado di incidere”. Prima lo scenario poi il resto. Tra cui la leadership che Renzi definisce “un tema finale di questo percorso”. Nelle ultime ore si è affacciata l’idea di una leadership al femminile, un ticket Carfagna-Bonetti, ad esempio, che tuttora condividono l’esperienza del governo Draghi.

Ranzi ieri ha sfoggiato vistosi occhiali da lettura. Colore nero. Anche Calenda sfoggia spesso vistose montature. I sondaggi danno il Terzo polo molto basso, intorno al 6%. Renzi le vede cosi: “Mi sono sempre fidato e molto dei sondaggi di Berlusconi. Quando stamani ho visto che ha iniziato ad attaccare me e Calenda ho pensato che lui ha visto sondaggi veri e diversi da quelli che siamo vedendo in queste ore”.

In effetti gli attacchi più duri in queste ore stanno arrivando proprio da Forza Italia, Tajani, Ronzulli, Gasparri, segno che il timore che il Terzo Polo possa affascinare una quota dei moderati del centrodestra è concreta.

Altri attacchi sono arrivati ieri da Emma Bonino che in una conferenza stampa seduta accanto ad Enrico Letta ha bollato come “truffaldino” il comportamento di Calenda. Al netto di altri attacchi personali, ad esempio Enrico Borghi (Pd, area riformista) contro Renzi e Calenda (“il loro è in accordo per la sopravvivenza”), la coalizione di centrosinistra prova a voltare pagina dopo ol choc dello strappo e parla di candidature. Letta e Bonino calano un asso di nome Carlo Cottarelli con l’hastag #ilcarlogiusto: doveva coordinare il programma di Azione e + Europa, ha accettato la candidatura con il pd. Anche Bonelli e Fratoianni hanno calato i loro assi: Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, paladino di battaglie di giustizia, e Aboubakar Soumahoro, il bracciante di colore, in nome degli ultimi e del sud del mondo.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.