Tre mesi di tempo per il verdetto
Che cos’è e come funziona il Giurì d’onore, i tre elementi necessari per richiederlo: il caso Conte-Meloni sul Mes

Lo ha richiesto Giuseppe Conte per “accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio Giorgia Meloni” in Aula sul Mes. Ma che cos’è e come funziona il Giurì d’onore? Sono tre gli elementi necessari, nella prassi parlamentare, alla nomina di un Giurì d’onore: l’addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro nel corso di una discussione; l’attribuzione di fatti determinati e non quindi l’espressione di un giudizio o una opinione; la possibilità che la Commissione di indagine – che non gode di poteri coercitivi – possa acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee degli interessati.
Come detta il Regolamento della Camera all’articolo 58: “Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al Presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell’accusa”. A questo punto, dopo il via libera del Presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, la commissione acquisirà le prove e le testimonianze e relazionerà in aula. Il Presidente della Camera assegna, recita ancora il Regolamento, “un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione”. Si stabilirà se le accuse siano fondate o meno. La presidenza dovrà prendere atto della relazione.
Il Giurì d’onore viene raramente chiamato in causa perché il Regolamento del parlamento stabilisce che se un parlamentare ricorre “a parole sconvenienti” (articolo 59) sia richiamato dal Presidente e che sia espulso (articolo 60) se viene richiamato una seconda volta o se “ingiuria uno o più colleghi o membri del Governo”.
Secondo l’ordinamento giudiziario italiano il Giurì d’onore può intervenire se persona offesa e offensore, in casi di accuse di ingiurie o diffamazioni, prima che sia pronunciata sentenza possono chiedere la nomina di un giurì d’onore a cui “deferire il giudizio sulla verità del fatto medesimo” (art. 596 codice penale) e conferire a tale organo l’accertamento dell’eventuale danno cagionato dall’illecito e la quantificazione del suo risarcimento. Il Giurì d’onore è composto da uno o più membri, in numero dispari, che possono essere nominati dalle parti, dal Presidente del Tribunale dove pende il procedimento, da associazioni legalmente riconosciute come enti morali e sono scelti fra persone iscritte in appositi albi. È di tre mesi il tempo per pronunciare il verdetto, che può essere prorogato di altri tre mesi.
Il precedente nel governo Meloni: il caso Donzelli-Cospito
Da quando è nato il governo Meloni, è la seconda che viene avanzata la richiesta di un Giurì d’onore. A febbraio scorso il Partito democratico chiese il giurì d’onore dopo le affermazioni di Giovanni Donzelli in Aula sul caso Cospito, chiamato a giudicare il comportamento del deputato di FdI che alla Camera aveva accusato il Pd di fare gli interessi dei mafiosi al 41 bis dopo una visita di una delegazione dem nel carcere di Sassari (12 gennaio 2023) per verificare le condizioni di salute dell’anarchico recluso al carcere duro con detenuti legati alla criminalità organizzata. Il giurì era presieduto da Sergio Costa e composto da Fabrizio Cecchetti, Annarita Patriarca, Roberto Giachetti e Colucci, con Donzelli dopo aver ritrattato fu assolto.
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