Il rapporto annuale
Caso Cospito, l’intelligence smentisce Donzelli
Le navi delle ong sono “un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali” e “facilitatori dell’immigrazione irregolare” in corposo aumento per le tanti crisi belliche, alimentari e climatiche. Le formazioni anarco-insurrezionaliste hanno trovato “un rinnovato attivismo in relazione alla vicenda Cospito ma nulla fa registrare una saldatura operativa con altre formazioni criminali”. Mentre invece si registra “una corposa crescita delle sigle suprematiste e dell’estrema destra” con atti di violenza politica soprattutto giovanile.
Come l’assalto squadrista dieci giorni fa davanti al liceo Michelangiolo di Firenze. Per quello che riguarda il principale fattore di destabilizzazione nel mondo – la guerra in Ucraina provocata dall’invasione russa – le notizie di intelligence non danno speranza: “Mosca si prepara ad una guerra di lunga durata” e per quando le varie agenzie di intelligence abbiano da tempo alzato i radar in cerca di segnali di una possibile pace “giusta e duratura”, purtroppo non se ne vedono all’orizzonte. Nel quadrilatero di marmo bianco di piazza Dante a Roma, sede operativa dell’intelligence italiana, non si “vedono” i cadaveri gonfi d’acqua degli annegati sulla spiaggia di Cutro ma non per questo la durezza delle parole spiazza di meno, lasciando interdetti e sospesi tra realismo e cinismo.
L’occasione è la presentazione del Rapporto annuale dell’intelligence. Nell’aula magna di piazza Dante, accanto all’ambasciatrice Belloni, direttore del Dis, siedono il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servi segreti Alfredo Mantovano, il presidente del Copasir Lorenzo Guerini e i direttori di Aise Mario Parente e di Aisi Giovanni Caravelli. In prima fila mezzo governo, Guido Crosetto (Difesa), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), Antonio Tajani (Esteri). La Relazione analizza i principali filoni di analisi seguiti dell’intelligence e presenta – in una vesta rinnovata, scritta in modo chiaro, ricca di infografiche, “facilmente fruibile” ha detto Belloni – lo stato di situazione sul conflitto ucraino, sul nuovo ordine mondiale che sta prendendo forma, sulle conseguenze economiche e alimentari del conflitto (e non solo), la minaccia terroristica esterna (jahadismo “molto forte nell’Africa subasahariana”) ed interna. «Emerge una condizione di ‘terza guerra mondiale a pezzi’ per usare le parole di Papa Francesco», ha detto Mantovano.
Un lungo capitolo è dedicato alla pressione migratoria e, per quanto sia stato scritto prima della tragedia di Crotone, usa parole dure, quasi spietate, rispetto al sistema dei soccorsi inesistente soprattutto da quando il governo ha deciso la stretta sulle imbarcazioni delle ong impedendo, loro, nei fatti, di trovarsi a pattugliare acque internazionali o Sar e dare quell’assistenza che non c’è stata nella notte tra sabato e domenica. “Il soccorso in mare effettuato dalle navi ong – si legge nella Relazione – viene spesso pubblicizzato sui social network dai facilitatori dell’immigrazione irregolare quale garanzia di maggiore sicurezza del viaggio verso l’Europa”. In questo contesto, la presenza di navi umanitarie rappresenta “un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti, permettendo loro di adeguare il modus operandi in funzione della possibilità di ridurre la qualità delle imbarcazioni utilizzate, aumentando i profitti illeciti ed esponendo a maggiori rischio di naufragio le persone imbarcate”.
Parole ripetute anche dal sottosegretario Mantovano e destinate a fare rumore almeno tanto quanto quelle del ministro Piantedosi. «È un dato oggettivo – ha spiegato Mantovano – se io piazzo navi al limite delle acque territoriali aumento la probabilità che imbarcazioni di fortuna partano nella certezza di incontrare queste navi rifugio. Quindi l’incremento di queste partenze su imbarcazioni di fortuna aumenta la probabilità di incidenti, rovesciamenti e morti in mare». Cioè, il ragionamento è il seguente: poiché è ormai evidente che niente e nessuno finora è riuscito a bloccare l’attività di scafisti e trafficanti di esseri umani, che le persone partono lo stesso inseguendo una speranza di vita e scappando dalla disperazione, allora si mandano a morire le persone in quella tonnara che è diventato il Mediterraneo. L’umana pietà dovrebbe suggerire altro.
In prima fila nell’aula magna di piazza Dante ci sono anche i membri del Copasir, il vicepresidente Donzelli uscito indenne ma molto ammaccato dal caso Cospito. l’onorevole Borghi del Pd, l’omonimo della Lega ed Ettore Rosato del Terzo Polo. Tocca al direttore dell’Aise Mario Parente fotografare il quadro della minaccia interna. A partire dagli anarchici diventati, nella narrazione del governo, l’emergenza nazionale contro cui tutto il Paese si dovrebbe schierare senza se e senza ma. La Relazione parla chiaro. E il direttore dell’Aisi anche: «La minaccia anarco-insurrezionalista è quella più concreta e vitale» e non c’è dubbio che il caso Cospito abbia dato avvio «ad una veemente mobilitazione, sostenuta e animata da numerose sigle, italiane ed estere».
È la parabola anarchica che ha trovato un nuovo palcoscenico con il 41 bis a cui è stato costretto il loro leader Alfredo Cospito. Ma chi ha cercato nelle scorse settimane e ancora oggi di trasformare la galassia anarchica nella nuova minaccia terroristica contro lo Stato immaginando chissà quali saldature criminali, ieri è stato zittito con una inattesa doccia fredda. «Non ci sono elementi – ha ripetuto Parente in due diverse occasioni – che indicano saldature tra gli anarco-insurrezionalisti ed altre realtà criminali». Non solo: questo scenario “è da ritenere improbabile”. Esattamente il contrario di ciò che ha urlato in aula Donzelli accusando il Pd di intelligenza con anarchici e mafiosi.
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