Ci sono due semplici verità nella storiaccia che ha coinvolto il Pd e il parlamentare meloniano Giovanni Donzelli. Per il Pd è questa: come in mille altre questioni anche sul 41bis non ha un’idea chiara.  Capita quando si è sempre in cerca di un’identità senza costruire una visione. Chissà se questa ormai decennale inadeguatezza finirà nei libri di storia. Quegli stessi libri di storia che con ogni evidenza Donzelli non ha mai letto e siccome crediamo nella funzione pedagogica del giornalismo proviamo a ricordarla all’incendiario parlamentare.

State con i terroristi“, questa è la provocazione che ha rivolto al Pd nell’aula di Montecitorio il parlamentare a cui Giorgia Meloni ha affidato la comunicazione del partito.  Insomma, una roba da social, da no-vax della Storia più che da esponente delle Istituzioni. Al Pd, dove tutti si sentono campioni di analisi, strategie e comunicazione, si vede che i libri di storia non li aprono, esattamente come Donzelli. Perché in caso contrario saprebbero tutti, da Donzelli appunto al vertice del Pd, che il primo e unico caso di un leader politico che ha fatto una scelta di campo a favore di un terrorista, in almeno un caso, è quello di Giorgio Almirante.

Il fatto è noto: a metà degli anni ’70 l’allora segretario del MSI fece recapitare al latitante Carlo Ciccuttini svariati milioni di lire. L’uomo, dirigente friulano del partito, era pesantemente coinvolto nella strage di Peteano, tre carabinieri uccisi da un’autobomba, e in decine di altre attività terroristiche. L’obiettivo di quella dazione di denaro era quello di consentire al latitante, condannato molti anni dopo per quei fatti, un’operazione alle corde vocali per rendere inutile alle indagini la comparazione con la telefonata di rivendicazione per Peteano, fatta proprio da Cicuttini.

Almirante venne indagato per favoreggiamento e alla fine si salvò dal processo optando per l’amnistia. Una soluzione legale ma davvero poco onorevole. Nel processo venne condannato l’altro imputato che con il segretario del MSI aveva destinato la somma di 35.000 dollari al terrorista, come risultava dai documenti che provarono il passaggio del denaro tramite banche estere.

La cultura garantista del Riformista ha un giudizio assai preciso sulla mole di errori politici che il PCI prima e i suoi eredi dopo hanno commesso nella torsione dello stato di diritto e nel rendere permanenti leggi emergenziali. Ma su una cosa è impossibile dubitare: Enrico Berlinguer non  promise a nessun terrorista di sottrarsi alla giustizia. Almirante sì. E figurarsi se uno come l’ex-ministro Orlando, colui che nonostante il parere favorevole delle Procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta, negò al moribondo Provenzano di uscire dal 41bis, possa essere oggi tacciato della ridicola accusa di Donzelli. La sua carriera, ne siamo certi, non subirà contraccolpi. In mancanza di Di Battista nell’aula di Montecitorio abbiamo trovato il sostituto perfetto.