La polemica sulle scemenze dette l’altro giorno alla Camera dal deputato di FdI Giovanni Donzelli (che ha accusato il Pd di essere dalla parte della mafia e dei terroristi) ha del tutto oscurato il tema di fondo sul quale sarebbe stato giusto discutere: il carcere duro, la sua inumanità, la sua inutilità, il contrasto aperto ed evidentissimo con la Costituzione. E poi la questione specifica: la sospensione del 41 bis per Alfredo Cospito in modo da evitare la sua morte.

Alfredo Cospito è in prigione perché ha commesso dei reati ma ora sta facendo lo sciopero della fame non per chiedere di essere liberato ma semplicemente per denunciare la follia del 41 bis. Da questo punto di vista – come sottolinea la nota delle Camere penali che pubblichiamo oggi – sta impegnandosi in una battaglia che non ha niente di infame e anzi è condivisibile da chiunque abbia a cuore il diritto e pensi che si possa fare politica senza che la politica sia fagocitata e demolita dalla demagogia.

Il 41 bis è una disposizione crudele che immiserisce il ruolo e l’immagine dello Stato, e che viola il diritto internazionale e il dettato della Costituzione repubblicana la quale vieta i trattamenti inumani dei prigionieri.

I quasi mille detenuti al 41 bis sono tenuti in prigione in condizioni ignobili, vengono torturati quotidianamente, afflitti con regole insensate e sadiche e tutto questo senza alcuna ragione. Il 41 bis fu concepito più di trent’anni fa come misura d’emergenza per fronteggiare l’offensiva militare della mafia. Erano stati uccisi Falcone, sua moglie, Borsellino e otto uomini e donne di scorta.

Nessuno – assolutamente nessuno – ritiene oggi che sia ancora in corso quella offensiva militare, e questo rende insensato e spietato il regime di carcere duro. Possibile che nessun partito abbia il coraggio di dire queste cose? Perché il Pd continua a sostenere a spada tratta il 41 bis? Perché il ministro Nordio si comporta come un don Abbondio? Perché in tutto il dibattito parlamentare solo un deputato radicale – uno: uno solo – ha avuto il coraggio e l’onestà di dichiararsi contro il carcere duro?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.