Giuseppe Ayala è nato a Caltanissetta nel 1945. Sostituto procuratore della Repubblica, ha coadiuvato a lungo il pool antimafia. Fu pubblico ministero al primo maxiprocesso, diventando poi Consigliere di Cassazione. Grande amico e braccio destro di Giovanni Falcone, ha raccontato così il primo incontro con il giudice poi ammazzato dalla mafia a Capaci. «Alfredo Morvillo, il magistrato fratello di sua moglie Francesca, ci presentò nel 1981. Eravamo al Palazzo di giustizia di Palermo, dove bevemmo un caffè. Due chiacchiere e la simpatia fu immediata. Da lì iniziò un’intensa frequentazione: almeno un paio di volte la settimana ci vedevamo a cena con le mogli». Poi dalla conoscenza scattò l’ora della collaborazione sul campo.

«Abbiamo iniziato a lavorare insieme – ha raccontato Ayala – dopo l’omicidio Dalla Chiesa. Eravamo quattro pm a seguire l’innovatore, perché Falcone è stato soprattutto questo. Non chiese nuove norme, ma utilizzò quelle esistenti in modo diverso. Gli accertamenti bancari, per esempio: la droga non lascia tracce, ma i soldi sì, diceva. Poi ci furono i contatti diretti con i giudici stranieri. Grazie alle sue indagini Falcone godeva di una vasta credibilità internazionale. Prima di lui le rogatorie internazionali avvenivano in modo burocratico. Lui, invece, viaggiò, conobbe i colleghi stranieri, avviò un felice scambio di informazioni. E ciò dette grandi risultati». Fu poi la volta del salto in politica, caldamente consigliato dall’amico Falcone.

«Nel 1992 – è il racconto di Ayala – Falcone mi convinse ad accettare la candidatura in Parlamento, offertami da Giorgio La Malfa. Quando fu ucciso l’onorevole Salvo Lima, ai primi di maggio del 1992, ero in campagna elettorale. Mi chiama Falcone: «ci vediamo domani sera a casa mia anche con Paolo (Borsellino, ndr), ce la fai a venire?» Ci siamo riuniti noi tre soli. Abbiamo compreso che quell’omicidio era l’apertura di una stagione di omicidi e se ne intuiva il seguito. In quella sede, sia Paolo che Giovanni mi dissero: tu ti salverai se eletto in Parlamento, perché non sarai più ritenuto pericoloso, sarai uno dei mille parlamentari, e loro questo tipo di omicidi non li fanno per vendetta ma per fermarti nella tua azione. Eletto alla Camera dei deputati nel 1992, poco prima dell’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del pool antimafia (pool col quale Ayala era stato interlocutore presso la Procura della Repubblica insieme con Alberto Di Pisa, Vincenzo Geraci, Domenico Signorino, e Giusto Sciacchitano), diventando deputato nelle file del Partito Repubblicano italiano, passando poi ad Alleanza Democratica, con cui ha confermato il seggio alla Camera dei deputati nel 1994.

Dopo la scomparsa di AD aderì al progetto dell’Unione Democratica di Antonio Maccanico con la quale fu eletto al Senato nel 1996 ma poi in corso di legislatura passò tra i Democratici di Sinistra, partito con il quale venne eletto senatore nel 2001 fino al 2006. Sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia dal 1996 durante il governo Prodi I, l’incarico gli fu riconfermato anche nei successivi governi D’Alema I e II, fino al 2000. In pensione dal 2011, Ayala oggi gira le scuole d’Italia per raccontare la mafia ai ragazzi. Ma ricordi e riflessioni di quella terribile stagione sono stati raccolti anche in tre saggi: La guerra dei giusti, scritto in collaborazione con Felice Cavallaro (1993), Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino, 2009, e Troppe coincidenze. Mafia, politica, apparati deviati, giustizia: relazioni pericolose e occasioni perdute (2012), tutti e tre editi per i tipi di Mondadori.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.