Dopo la bocciatura parlamentare della ratifica del nuovo trattato del Mes sembra inevitabile l’isolamento dell’Italia in Europa.
Lo fa trapelare lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ai colleghi del governo avrebbe ricordato che, comunque, “ora ci saranno delle conseguenze per l’Italia”. È pacifico, dunque, supporre che il no al Meccanismo europeo di stabilità rischia di isolare Roma. Una prima dimostrazione del clima di gelo che si respira a Bruxelles nei confronti del governo italiano ci è data dalla prima reazione di Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo. “Ho preso atto del voto odierno del Parlamento italiano in relazione alla ratifica del Trattato MES. Pur rispettando pienamente le deliberazioni parlamentari, mi rammarico del risultato. Come ho sottolineato in molte occasioni, la finalizzazione della riforma del Trattato MES è un elemento chiave della nostra rete di sicurezza comune nell’area dell’euro, a beneficio di tutti i Paesi membri dell’area”, commenta Donohoe.

Il numero uno dell’Eurogruppo, poi, ricorda come l’Italia sia stata l’unico Paese membro dell’Unione Europea a dire no alla riforma del Fondo salva-stati. “L’Italia rimane l’unico Paese che blocca la finalizzazione di una riforma per la quale ci siamo tutti impegnati nel 2021”, incalza Donohoe. Che giudica “deplorevole il fatto che non siamo riusciti a realizzare l’istituzione del backstop, un’importante pietra miliare per il completamento dell’Unione bancaria nell’Unione”. Poi insiste: “Continuerò a impegnarmi su questo fronte con le autorità italiane nei prossimi mesi”.
Gelida anche la nota del direttore del Meccanismo, Pierre Gramegna. “Il Mes si rammarica della decisione del Parlamento italiano di votare contro la ratifica del Trattato Mes riveduto”, esordisce Gramegna. Dal Mes non possono fare a meno di ricordare che “senza la ratifica di tutti gli Stati membri, il Mes non sarà in grado di fornire il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico dell’Unione bancaria, di cui beneficerebbero tutti i paesi dell’area euro”.

Il direttore del Fondo salva-stati aggiunge che, fin quando non ci sarà l’ok dell’Italia, il Mes sarà comunque “impegnato a continuare a sostenere i suoi membri e ad adempiere all’importante mandato per il quale è stato creato: garantire la stabilità finanziaria nell’Eurozona”. “Continuerà a farlo nell’ambito dell’attuale”, conclude Gramegna. Dai governi europei non è arrivato nessun commento ufficiale, ma le cancellerie dell’Ue fanno filtrare preoccupazione per l’atteggiamento dell’Italia. “Sono questioni di politica interna”, schivano le domande da Bercy, sede del ministero dell’Economia francese, dove però notano che il no al Mes può intaccare la credibilità dell’Italia. A tutto ciò si sommano le perplessità espresse negli scorsi giorni da Andrea Enria, presidente uscente del Consiglio di Vigilanza della Bce, che ha messo in guardia sulla tenuta delle banche europee, che senza il nuovo Mes si ritroveranno senza paracadute in caso di crisi.