Per ora resta una semplice “indicazione” fornita a farmacie ed ostetriche, nulla dunque di ufficiale tramite ordinanza del ministero della Salute. Ma i talebani, che dall’agosto del 2021 sono tornati al potere in Afghanistan dopo la repentina fuga dei militari occidentali, hanno di fatto vietato la vietato la vendita di contraccettivi in due delle principali città del Paese come Kabul e Mazar-i-Sharif.

A scriverne oggi è il quotidiano britannico The Guardian. Militanti del gruppo armato tornato a comandare nel Paese agli ordini di Abdul Ghani Baradar si sono presentati da ostetriche e farmacie a Kabul e Mazar-i-Sharif intimando di non vendere più contraccettivi e disfarsi di tutte le pillole e i sistema di questo tipo.

La motivazione fa capire bene il clima che si respira in Afghanistan: l’uso di contraccettivi da parte delle donne, secondo i talebani, è una cospirazione occidentale per controllare la popolazione musulmana.

Secondo un farmacista nella capitale, i talebani “controllano regolarmente ogni farmacia e noi abbiamo smesso di venderne“. Un’ostetrica ha riferito di essere stata minacciata diverse volte e un comandante talebano le ha detto che non può “promuovere il concetto occidentale di controllo della popolazione“. “È un lavoro inutile“, ha sottolineato l’uomo.

Il ministero della sanità pubblica dei talebani a Kabul non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulla questione e il rappresentante dell’Unfpa (United Nations Population Fund) in Afghanistan non ha risposto alle richieste di commento.

L’Afghanistan è già uno dei Paesi più pericolosi al mondo in cui partorire e la stretta all’uso dei contraccettivi ovviamente non potrà che peggiorare il quadro. Secondo l’ultimo rapporto Unfpa del 2022, la mortalità materna è quasi raddoppiata in un anno in Afghanistan, ovvero da quando i talebani hanno ripreso il potere a Kabul: il numero delle donne che muoiono di parto è salito a 638 su 100.000, contro le 394 del precedente regime filo-occidentale.

L’ultima misura del regime dei “tagliagole” contro le donne non deve sorprendere: nonostante le promesse da parte dei talebani, una volta tornati al potere, di non voler applicare la Sharia in maniera ‘radicale’, ci sono voluti solo pochi mesi prima di ristabilire le vecchie “usanze”, in particolare contro le donne.

Col passare dei mesi, il regime ha introdotto nuovi e più stringenti divieti e obblighi: dal divieto di lavorare per organizzazioni internazionali all’impossibilità di lavorare o studiare dopo i 12 anni. Le donne inoltre non possono frequentare molti luoghi pubblici, guidare, percorrere lunghe distanze senza un uomo e sono obbligate a indossare il burqa, la copertura integrale di tutto il corpo, volto compreso.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia