Sul coronavirus l’Ue deve “battere un colpo” entro 10 giorni. L’ultimatum italiano arriva durante la video-conferenza con i leader delle altre 26 capitali, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La riunione del Consiglio Ue registra, ancora una volta, la spaccatura tra un fronte pronto a “misure eccezionali” come gli eurobond comuni, e una linea più rigorista. Palazzo Chigi ottiene che nelle conclusioni del Consiglio venga tolto ogni riferimento al fondo Salva Stati (Mes).

In tandem con il collega spagnolo Pedro Sanchez, il premier chiede di ragionare su proposte “eccezionali”, appunto. Durante il dibattito, definito molto diplomaticamente come “vivace”, l’Italia registra importanti aperture di Francia, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo: Paesi che, assieme alla Slovenia, avevano firmato una lettera al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. Il quale, però, si è trovato di fronte al no di Germania, Olanda e i ‘Paesi del rigore’ del Nord.

Conte, irritato, propone di affidare una soluzione alle 5 più alte cariche delle istituzioni europee: Commissione, Consiglio, Europarlamento, Banca centrale ed Eurogruppo dovrebbero elaborare un nuovo Piano Marshall. L’idea viene condivisa dal primo ministro spagnolo, alle prese con un contagio terribile almeno tanto quanto il nostro. “Nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico: ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico, e continuerà a risponderne – chiarisce Conte quando il collegamento audio-video si apre su Roma – si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire”.

Alla fine, dopo ore di confronto, si arriva al compromesso: l’Eurogruppo, che raggruppa i ministri dell’Economia dell’Eurozona, viene incaricato di elaborare proposte nelle prossime due settimane, che il Consiglio esaminerà. Quali proposte? Il problema è che, al di là dell’intervento anti-pandemico della Bce, tra gli strumenti disponibili ci sarebbe il famigerato Fondo Salva Stati (o Mes), che può concedere una linea di credito ma sotto condizioni che potrebbero rivelarsi dolorose per i cittadini, impauriti dallo spettro della Troika e di misure “alla Grecia”. Per questo si è voluta togliere ogni sua menzione esplicita dalle conclusioni.

Palazzo Chigi intende procedere con misure massicce per rispondere all’emergenza: il decreto per aprile sarà più corposo rispetto a quello di marzo, e verrà superata quota 25 miliardi. E i soldi, secondo l’esecutivo, dovrebbero arrivare tramite la vendita di titoli per finanziare tutte le iniziative anti-virus del Vecchio continente. Conte, che non a caso vorrebbe etichettare i corona-bond in maniera diversa (European recovery bond), dice che Roma “ha le carte in regola sulla finanza pubblica”: il 2019 si è chiuso con un deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato.

Insomma, “se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati, elaborati in passato, allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”, tuona il premier. I toni sono duri. Il confronto è teso. Forse tra i più drammatici che l’Europa abbia mai vissuto.

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