Produzione e vendita di armamenti: la Cina è protagonista. Ultimamente si sono registrate alcune importanti vendite di armi, navi e equipaggiamenti a paesi dell’Africa. Non si tratta di elemosine, scarti o materiale di second’ordine da svendere a paesi poveri, ma importanti forniture. Il gigante pubblico dell’industria militare cinese Norinco ha inviato equipaggiamenti all’esercito della Nigeria. Il primo lotto, consegnato a metà aprile con nave cargo al porto di Apapa, comprendeva 17 carri armati e altri mezzi semoventi. La Norinco per 152 milioni di dollari si era aggiudicata la commessa che comprendeva anche l’addestramento in Cina dei militari nigeriani. La fornitura, così la giustifica la Nigeria, è finalizzata a contrastare i terroristi di Boko Haram che imperversano nel nord del paese. Sistemi missilistici anticarro erano già stati consegnati dalla Cina alla Nigeria a tarda primavera di quest’anno.

Il registro della Lloyds, come racconta l’informato sito navyrecognition.com, ha segnato in consegna due navi militari Made in China destinate alla Marina dell’Algeria e alla Royal Thai Navy. La prima è una corvette lunga 96 metri adatta per il pattugliamento, la seconda misura 210 metri, vanta anche una lunga piattaforma d’atterraggio per elicotteri. Siti specializzati segnalano l’impegno di alcuni cantieri navali cinesi a costruire moderne navi da guerra. L’importante osservatorio svedese Sipri, che effettua (per quanto possibile) il monitoraggio delle spese militari nel mondo, ha ancora una volta sottolineato come si siano formati due blocchi: Usa e Cina. Le due potenze si trovano rispettivamente al primo e secondo posto, ma ancora ben distanziate: 732 miliardi di dollari la spesa annua degli Stati Uniti e 261 quella della Cina.

La Cina di Xi Jinping si sta armando e vuole diventare uno dei protagonisti globali nella produzione e vendita di armi. In questo scenario la Marina militare ha un ruolo importante in quanto ha il compito di difendere sia le rotte marittime che le ricche coste della Cina. La Cina che basa buona parte della sua economia sull’esportazione di merce necessita di una buona flotta navale mercantile e, essendo un paese energivoro ma non energeticamente sufficiente, è un gran importatore di petrolio, che viene trasportato via nave. Insomma, per fare girare l’economia la Cina deve avere il controllo dei mari e degli oceani solcati dalle sue navi. La forza, la postura geopolitica, le prove muscolari dei vari paesi si confrontano attraverso le esercitazioni navali, le missioni antipirateria, l’invio di navi ricerca e, per quanto riguarda la Cina, l’utilizzo della potente, numerosa e fedele flotta di pescherecci.

Alcuni spazi marittimi sono diventati luoghi di confronto ed anche di scaramucce: è il caso dell’incidente sfiorato tra un’unità russa e una statunitense nel Mar Cinese Orientale. Recentemente attorno alle isole Parcel e Spratly (Mar Cinese Meridionale) unità navali statunitensi e cinesi si sono inseguite. Le esercitazioni cinesi, ufficialmente con scopo di antipirateria, nel Golfo di Aden e nel Bacino della Somalia, con protagonisti il cacciatorpediniere Taiyuan e la fregata missilistica Jingzhou più altre unità di supporto, hanno fatto alzare un sopracciglio agli esperti. Anche il Coronavirus è diventato oggetto di confronto navale: la portaerei americana Theodore Roosevelt è rimasta in porto nell’isola di Guam per circa due mesi, perché buona parte dell’equipaggio era stato contagiato. Contemporaneamente e beffardamente navigava tranquillamente nell’Oceano Pacifico la omologa cinese Liaoning. Inoltre, probabilmente per non propagare il contagio ai piloti e all’equipaggio, i bombardieri americani B52 “di guardia” a Guam hanno abbandonato l’isola. Per un paio di mesi i cinesi sono stati gli indiscussi protagonisti di quella ampia e importante porzione del globo.

La Cina in pochi anni è riuscita a formare una flotta militare navale importante che ora può contare anche su quattro portaerei: non è da sottovalutare la potenza e l’aggressività della Marina cinese. In poco tempo i cinesi sono diventati produttori di armamenti che, come abbiamo visto, utilizzano anche come “arma” per avvicinare e consolidare rapporti d’amicizia con paesi dell’Africa. Ancora una volta considerando una dimensione globale, gli Stati Uniti e la Cina sono gli attori protagonisti. Sperando che restino litigiosi protagonisti senza diventare eccessivamente antagonisti. L’Europa, militarmente divisa, soprattutto dopo l’uscita della Gran Bretagna, che tradizionalmente vantava una buona flotta navale militare, è spettatrice. In questo caso essere spettatore non è così disdicevole. Però è necessario assumere la posizione di buon osservatore per cercare di comprendere i movimenti in veloce evoluzione.