Il guzzantino
Cosa è successo nel 1969, dall’uomo sulla Luna alla strage di Piazza Fontana
Un evento dominò su tutti gli altri: la strage di piazza Fontana, alla fine del 1969, un anno torbido e denso di presagi: il primo in cui le bombe fossero usate per fini terroristici (ne scoppiò una a Ferragosto davanti al portone del Senato) cominciarono ad esplodere, come se avessero dovuto introdurre un nuovo elemento drammatico e anzi criminale in un mondo politico che si faceva sempre più torbido. Non erano all’inizio grandi bombe – fino a quella della strage pomeridiana in una filiale della Banca dell’Agricoltura in piazza Fontana – ma pacchi di esplosivo che mostravano la volontà di far capire qualcosa. Ma che cosa? Verrà creato un termine che ebbe una fortuna: “Strategia della tensione”. Quel termine aveva e ha il limite di partire da una conclusione, anziché da un inizio. E la conclusione non ha potuto essere confermata, neanche in via ipotetica. Avrebbe dovuto essere quella di un colpo di Stato, o almeno dell’instaurazione di un regime autoritario.
Nota lessicale: ancora non si usava la parola spagnola “golpe” che verrà soltanto con il colpo di Stato in Cile contro Salvador Allende, qualche anno dopo. Fu dato alla fine per scontato che qualcuno, forse un Grande Vecchio, comunque qualcuno dotato sia di “manone” che di “manine” (questi erano alcuni dei termini che il complottismo dei tempi man mano suggeriva), avesse orchestrato tutto come una partitura d’orchestra. Un piano che doveva innescare una finta rivoluzione che giustificasse un vero colpo di Stato. Il termine si fece Storia senza che la storia lo avesse mai confermato. Di fatto, non ci fu mai alcun colpo di Stato e neanche un credibile tentativo di realizzarlo, salvo una buffa mascherata nell’anno successivo per il cosiddetto “Colpo dell’Annunziata”, essendo avvenuto nel buio degli scantinati del Viminale, l’otto dicembre del 1970. Ma qualcosa era nell’aria. Io ero un giornalista molto intercettato al telefono. Avevo un mio amico tenente colonnello dei Carabinieri che poi sarebbe morto misteriosamente su un tavolo operatorio, che mi informava di quanto risultava all’Arma sul fronte delle intercettazioni. Gli attori erano tanti, troppi. È vero, c’era la Cia.
Ma la Cia di quell’epoca apparteneva all’amministrazione di Richard Nixon appena eletto presidente degli Stati Uniti. Sentirete e leggerete soltanto cose orrende su quest’uomo, che però fu – a mio solitario parere – un grande presidente anche se finì malissimo – dimissionario per l’affare Watergate – e forse finì male perché fu un grande Presidente cinico e realista: chiuse la guerra del Vietnam iniziata da John Fitzgerald Kennedy e proseguita dal democratico Lyndon Johnson e aprì alla Cina di Mao Zedong. Ma questo accadrà più tardi. Nel 1969 si cominciò a parlare di uno sganciamento americano dalla tremenda trappola vietnamita. Gli americani erano ossessionati dall’Unione Sovietica e quest’ultima era ossessionata dagli americani. Ma in quell’anno l’Urss portò a termine alcune imprese spaziali formidabili: mandò una sonda verso Venere e poi scagliò in orbita prima una Soyuz e poi un’altra. Poi le fece agganciare in cielo e gli equipaggi passarono dall’una all’altra astronave. Fantastico, mai vista una cosa del genere.
Ma stavolta gli americani non restarono più a guardare con invidia quel che facevano i maledetti “commies” (plurale di “Communist”): stavolta gli americani sbarcarono l’uomo sulla Luna. L’uomo sulla Luna si chiamava Neil Armstrong. Il secondo uomo che scese sulla Luna si chiamava Buzz Eldrin e poi Michael Collins. Chi c’era ricorda. Che cosa facevi tu quando gli americani sbarcarono sulla Luna? Alle nostre latitudini non era difficile rispondere: o stavi nel tuo letto perché erano le tre di notte o stavi come tutti incollato a un grosso televisore in bianco e nero, fitto di righine grigie orizzontali che rendevano l’immagine imperfetta e miracolosa. Mentre da noi un grande cronista come Tito Stagno dava il meglio di sé per raccontare l’impresa. I terrapiattisti più tardi sostennero che le ombre delle bandiere piantate sulla Luna erano sbagliate e che l’intero sbarco lunare fu una messinscena della Cia e della Nasa per far credere a tutto il mondo che gli americani fossero davvero andati sulla Luna, da cui riportarono indietro comunque sassi e minerali che sulla Terra non si trovano.
Spettacolare la reazione emotiva di Filippo d’Edimburgo, marito (ora agonizzante in ospedale quasi centenario) della regina Elisabetta il quale volle assolutamente un colloquio provato con gli astronauti americani invitati a Londra per strappare dalle loro memorie tutte le emozioni provate durante la loro impresa. I quattro andarono a Londra in trionfo e quando si ritrovarono con Filippo che li interrogava – che cosa avete provato? di che colore era cielo? quali emozioni provavate? – non seppero che rispondere: «Vostra altezza, per noi era soltanto un lavoro, ogni nostro secondo di tempo era impegnato dai protocolli che dovevamo seguire, premevamo dei tasti, giravamo viti e non avevano tempo per provare emozioni». Non fu una cosa da poco, anzi oggi se ne è persa la memoria. Finì con quell’impresa americana l’antico rapporto fra uomo e cielo, l’uomo e il suo cielo stellato, azzurro e tempestato di diamanti.
Ora il cosmo appariva come era: una discarica di sassi in fuga circolare secondo orbite ed ellissi, fango e polvere, tutto grigio, immerso nel silenzio cosmico, luce abbagliante o nero assoluto. Il mondo occidentale e filoamericano che aveva molto sofferto a denti stretti per il travolgente successo spaziale sovietico fin dal lancio del primo satellite Sputnik, tirò un sospiro di sollievo per grazia ricevuta: chi, se non gli americani con la bandiera americana, potevano vantare i diritti televisivi, cinematografici e fantastici della scoperta della Luna, che poteva avere come pari soltanto quella di Cristoforo Colombo che volle a tutti i costi scoprire l’America? I sovietici, infatti, incassarono il colpo propagandistico e anche in Europa i giornali comunisti fecero un certo sforzo per non apparire tanto superficiali da non apprezzare il successo americano, purché si ammettesse che sulla Luna non erano atterrati i russi soltanto perché quell’impresa aveva solo un valore propagandistico.
La Spagna era ancora un Paese sotto il tacco della dittatura franchista e il caudillo generalissimo Francisco Franco ritenne fosse arrivato il momento di tirar fuori dalla naftalina il giovane principe di Borbone Juan Carlos per investirlo del titolo di “futuro capo dello Stato” alla sua morte. Juan Carlos era allora un giovane vitellone che aveva speso il suo esilio dorato prevalentemente a Roma. Al cinema si dava Easy Rider di Dennis Hopper con Peter Fonda, Jack Nicholson, una svolta libertaria on the bike, in motocicletta mentre Dustin Hoffman e Jon Voight, americani, si facevano dirigere dall’inglese John Schlesinger in Un uomo da marciapiede.
In Italia l’estate fu torrida ma tutti temevano l’autunno che sarebbe stato certamente molto caldo, a causa della scadenza dei contratti dei lavoratori più organizzati e sindacalizzati, come i metalmeccanici. I sindacati erano in ebollizione, il Sessantotto studentesco aveva riversato le sue radiazioni sul mondo operaio che era diventato effervescente, scontento, contestatore e in aperta rivolta contro sindacati e partiti. Ci furono scioperi e scontri per quello che era stato già battezzato come “l’Autunno caldo” e fu caldo davvero. A Milano per la prima volta era morto un agente di polizia: Antonio Annarumma, mentre era impegnato nei tafferugli con i dimostranti del movimento studentesco. La manifestazione era stata indetta sia dal Pci che dal movimento studentesco. L’agente Annarumma, a quanto pare, era andato a sbattere contro una impalcatura di ferro. I sindacati di polizia ribollirono, la tensione saliva perché tutta la stampa conservatrice chiedeva azioni draconiane a un governo, guidato dal placido Mariano Rumor, considerato imbelle di fronte alle manifestazioni sempre più minacciose, con il risultato mai visto dalla fine della guerra di avere in terra un agente ucciso. Le voci di un intervento di militari decisi a ripristinare l’ordine costituito.
Venerdì 12 dicembre 1969 pioveva sia a Roma dove ero in redazione, che a Milano. Qualcuno gridò: “A Milano sembra che sia esplosa una caldaia e ci sono dei morti”. Non era una stufa ma una bomba e i morti furono 13, con 87 feriti. Era insolito che la sede della banca dell’Agricoltura di piazza Fontana fosse ancora aperta alle 16,37 e si dirà in seguito che coloro che avevano deposto la bomba non avevano intenzione di uccidere ma solo di compiere un atto dimostrativo. Non ci fu solo quella bomba: un ordigno inesploso fu trovato nei locali della Commerciale in piazza della Scala e una terza a Roma a via Veneto nel sotterraneo che collegava due sedi della Bnl di via Veneto e di San Basilio. Anarchici, si disse. Sono gruppuscoli anarchici. L’opinione pubblica era agitata ed esaltata. Anche la sinistra voleva indagini rapide e l’arresto dei terroristi, specialmente se fossero gente del sottomondo pseudo rivoluzionario di sinistra. Nelle redazioni la notizia fu sussurrata: sembra che siano degli anarchici milanesi del Ponte della Ghisolfa. Chi li aveva mai sentiti. Uno in particolare, sembra sia il loro capo: Giuseppe Pinelli, detto Pino. Le retate si susseguivano e tutti gli anarchici reperibili furono portati in questura. Poi si scoprirà che le indagini erano state dirottate verso gli anarchici dall’Ufficio Affari Riservati, agli ordini del direttore Federico Umberto d’Amato, uno dei più sottili e ambigui uomini dell’intelligence italiana. Quell’“Ufficio affari riservati” sarà in seguito chiuso e con una riforma dei servizi fu incorporato nel Sisde.
L’anarchico Pinelli si è suicidato. La notizia suonò subito poco credibile: in Questura, dopo tre giorni di estenuanti interrogatori il principale indiziato Giuseppe Pinelli detto Pino si è buttato dalla finestra morendo sul colpo. Il commissario Luigi Calabresi, che non era presente al momento del suicidio, fu subito indicato come il malvagio poliziotto che dopo aver torchiato il sospetto lo aveva o defenestrato, oppure messo in condizioni di desiderare la morte. Si disse che a Pinelli furono mostrate prove false del coinvolgimento dei suoi compagni anarchici e che di fronte a quelle (false) prove avesse avuto una reazione disperata: preferisco morire – riferirono che avesse detto, ma non fu provato – che sottopormi a questa vergogna. Ma non si sa. Non si saprà mai. Il commissario Calabresi era totalmente innocente, ma pagherà egualmente con la vita, giustiziato sotto la propria casa da due killer davanti ai suoi due bambini che stava come ogni mattina accompagnando a scuola.
Intanto un altro nome saltò fuori dal mazzo. Quello dell’anarchico Pietro Valpreda, un ballerino che viveva fabbricando paralumi liberty in compagnia della vecchia nonna, con cui ebbi il tempo di diventare amico. La saga di Valpreda sarà impressionante, per toglierlo di galera il Parlamento arriverà a votare una legge che lo rendesse idoneo a essere candidato, ma non sarà eletto. L’anno si chiuse in uno strazio di urla, pianti, sospetti, odore di cordite, lamenti di genitori che avevano perso il figlio e figli che avevano perso un padre, l’aria era mefitica in Italia alla fine di quell’anno che era la prosecuzione diretta del dorato Sessantotto, finito in gloria ma che adesso si rivelava un cluster di uova di serpente destinate a schiudersi una dopo l’altra.
Eravamo appena all’inizio di una delle pagine più buie della nostra storia che poi diventò ancora più buia con una serie di altri attentati terroristici e poi con l’altro tipo di terrorismo: quello ad personam delle Brigate rosse prima e poi dei Nar fascisti. L’Italia studentesca e riottosa che aveva cantato inni alla libertà, cominciava a macchiarsi di sangue e a intossicarsi di menzogne, dubbi e paura. Paura del peggio. Maurizio Costanzo cominciava a chiedersi e a chiedere con aria sorniona: “Che cosa c’è dietro l’angolo?”.
LA CRONOLOGIA DEGLI EVENTI DEL 1969
3 gennaio: nasce il pilota Michael Schumacher
16 gennaio: a Praga, per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, Jan Palach si dà fuoco; morirà tre giorni dopo
4 febbraio: in Egitto, Yasser Arafat è eletto leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina presso il Congresso nazionale palestinese
11 febbraio: la Marina italiana prende possesso dell’Isola delle Rose e la distrugge
3 marzo: Sirhan Sirhan ammette di aver ucciso il candidato alla presidenza Bob Kennedy
4 marzo: Jim Morrison viene arrestato per atti osceni in luogo pubblico
10 marzo: viene pubblicato il romanzo Il Padrino di Mario Puzo
28 aprile: in Francia, a seguito dei risultati del referendum sulla riforma del senato e la regionalizzazione, Charles De Gaulle si dimette da presidente
30 maggio: l’Italia, con la legge 153, introduce la pensione sociale, erogata dall’Inps ai cittadini ultrasessantacinquenni con reddito insufficiente
5 giugno: inizia la conferenza internazionale dei comunisti a Mosca
15 giugno: Georges Pompidou viene eletto presidente della Francia
19 giugno: inizio dell’occupazione non violenta della località di Pratobello a Orgosolo
23 giugno: esce il primo numero della rivista Il manifesto
3 luglio: Brian Jones, celebre componente dei Rolling Stones, viene trovato morto sul fondo della piscina della sua villa, a causa di una overdose di eroina
21 luglio: Neil Armstrong e Buzz Aldrin, sono i primi uomini a camminare sul suolo lunare
9 agosto: nella villa di Roman Polański si compie un efferato massacro, di cui saranno riconosciuti responsabili Charles Manson e alcuni affiliati alla sua setta: perdono la vita 5 persone
15-17 agosto: si tiene a Bethel, nello stato di New York, il festival di Woodstock, che raduna circa 500 000 spettatori
2 settembre: al rientro dalle ferie estive la Fiat sospende dal lavoro 25000 operai. È l’inizio dell’Autunno caldo
4 dicembre: i membri delle Pantere Nere, Fred Hampton e Mark Clark, vengono uccisi nel sonno durante un’incursione compiuta da 14 poliziotti di Chicago
12 dicembre: in Italia scoppiano cinque bombe in meno di un’ora: la prima è a Milano, quella che verrà ricordata come Strage di piazza Fontana in cui muoiono 17 persone, la seconda nel sottopassaggio nei pressi di via Veneto a Roma che causa 13 feriti. Altre due bombe esplodono sempre a Roma davanti all’Altare della Patria (4 feriti). L’ultima, alla Banca Comit di Milano, non esplode
15 dicembre: Pietro Valpreda viene accusato della strage di Piazza Fontana e arrestato. Verso la mezzanotte l’anarchico Giuseppe Pinelli, fermato e trattenuto in questura, “cade” dal quarto piano dove era in corso il suo interrogatorio.
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