Cade il veto della Turchia alle richieste di ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia. Cade l’ostruzionismo del Presidente Recep Tayyip Erdogan, via libera alle richieste di Stoccolma ed Helsinki ma soprattutto a quelle di Ankara, si legge di una sconfitta per il Presidente Vladimir Putin che lo scorso febbraio ha avviato “l’operazione speciale” ovvero l’invasione dell’Ucraina, ma a quale prezzo per l’Occidente, per l’Europa e i suoi princìpi?

Erdogan aveva bloccato tutto avanzando delle pretese ben precise. Aveva accusato Svezia e Finlandia di sostenere e accogliere membri di alcune organizzazioni curde, in particolare del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che Ankara considera organizzazioni terroristiche. L’ostruzionismo è finito con un accordo trilaterale “per estendere il pieno sostegno contro le minacce alla reciproca sicurezza” dei tre Paesi. La firma a Madrid, dove ieri è partito il vertice NATO, il più importante degli ultimi decenni. Il documento riempie tre paginette.

Al punto 3 si legge che “uno degli elementi chiave dell’Alleanza è la ferma solidarietà e cooperazione nella lotta al terrorismo, in tutte le sue forme e manifestazioni, che costituisce una minaccia diretta alla sicurezza nazionale degli Alleati e della pace e della sicurezza internazionali”. Al punto 4 si approfondisce che “nella prospettiva dell’Alleanza NATO, Finlandia e Svezia estendo il loro pieno supporto alla Turchia contro le minacce alla sua sicurezza nazionale. A questo scopo, Finlandia e Svezia non forniranno supporto a YPG/PYD all’organizzazione nota come FETO in Turchia. La Turchia allo stesso modo estende il suo pieno supporto a Finlandia e Svezia contro le minacce alla sua sicurezza nazionale. Finlandia e Svezia ripudiano e condannano il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, senza mezzi termini. Finlandia e Svezia condannano senza alcuna ambiguità tutte le organizzazioni terroristiche che perpetrano attacchi contro la Turchia ed esprimono la loro più profonda solidarietà alla Turchia e alle famiglie delle vittime”.

 

Feto è l’organizzazione guidata da Fetullah Gulen, predicatore e politologo prima sodale di Erdogan e in seguito acerrimo nemico, accusata da Ankara di aver organizzato il fallito golpe del 15 luglio 2016. I tre Paesi hanno si sono accordati nell’incrementare la cooperazione a tutti i livelli per prevenire le attività di questi gruppi terroristici, anche a livello mediatico, contro la “disinformazione”. E per procedere con le estradizioni, con le indagini e lo stop a “ogni tipo di attività di finanziamento e di reclutamento del PKK e di altre organizzazioni terroristiche e delle loro estensioni, così come gruppi ispirati o affiliati”. Il documento impegna i firmatari a non imporre alla Turchia restrizioni nell’esportazione di armi – un embargo informale sulla vendita di armi alla Turchia era stato imposto dopo l’intervento militare nel nord della Siria nel 2019 – e  a modificare la legislazione e le pratiche nazionali di Svezia e Finlandia in materia di lotta al terrorismo e industria della difesa. Prevista anche una più ampia partecipazione di Finlandia e Svezia ai meccanismi di sicurezza dell’Ue, compreso il Pesko (Processo di cooperazione strutturata permanente dell’Ue).

Erdogan ha dichiarato in un comunicato di aver ottenuto “quello che voleva” e ha aggiunto che Stoccolma ed Helsinki adotteranno “misure concrete per l’estradizione di criminali terroristi” dai loro paesi e per “proibire le attività di raccolta fondi e reclutamento del PKK e dei suoi affiliati”. “Sono lieto di annunciare che abbiamo un accordo che apre la strada all’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO” e che affronta “le preoccupazioni della Turchia sull’esportazione di armi e per la lotta al terrorismo”, ha dichiarato il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

Per monitorare l’attuazione dell’accordo sarà istituito un meccanismo congiunto e permanente con la partecipazione delle istituzioni di giustizia, intelligence e sicurezza dei Paesi. Gli ingressi nella NATO di Svezia e Finlandia rappresentano le adesioni più rilevanti degli ultimi anni: per la posizione strategica e per la storica neutralità dei due Paesi. L’accordo permetterà così l’estradizione di presunti terroristi, presunti criminali, verso la Turchia. I curdi hanno combattuto il sedicente Stato Islamico tra Siria e Iraq da alleati dell’Occidente. Erdogan ha annunciato tra maggio e giugno una nuova operazione militare, dopo quella del 2019, nel Rojava, la Regione autonoma dei curdi nel nord della Siria dove si pratica quella forma di governo chiamata confederalismo democratico basato su democrazia e autogoverno, parità di genere, sostenibilità che spesso viene citato e preso a esempio anche in Europa. 

In Finlandia, ha spiegato Yilmaz Orkan, il responsabile di Uiki-Onlus, Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia, in un’intervista a L’Espresso, “al massimo abbiamo 30mila curdi in gran parte iracheni e iraniani, in Svezia ci sono 250mila curdi, sei deputati in Parlamento sono curdi. Ma sono arrivati lì negli anni ’80 e la Turchia sa molto bene che in Europa il Pkk non c’è. E in più il Pkk oggi è un partito politico ideologico e non di guerriglieri anche se ancora è inserito nella lista nera degli Stati Uniti”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.