Si continua a litigare a meno di 48 ore da mercoledì 20 luglio, giornata in cui il premier Mario Draghi è atteso sia alla Camera che al Senato per le “comunicazioni fiduciarie“, quando dopo un breve intervento ci sarà la discussione generale, la presentazione di risoluzioni e il voto con chiama uninominale. La prassi prevede che si cominci dal Senato e che poi il premier consegni a Montecitorio il testo del suo intervento, per poi aprire il dibattito su cui si voterà. Ma in queste ore i presidenti dei gruppi parlamentari di Pd e Movimento 5 Stelle stanno pressando per far intervenire il premier prima alla Camera, scatenando la rabbia del centrodestra che continua invece il pressing per andare quanto prima a votare.

Tuttavia non è chiaro se ci saranno né il dibattito, né il voto: questo dipenderà dalle scelte di Draghi, che potrebbe ribadire le dimissioni (e dunque recarsi subito dopo al Quirinale, rendendo di fatto inutile qualsiasi voto di fiducia) o, invece, seguire il dibattito, replicare ai parlamentari ed eventualmente sottoporre il suo governo al voto di fiducia.

LA NUOVA FRONDA GRILLINACome già anticipato, il Movimento 5 Stelle rischia di diventare solo il partito di Conte nei prossimi giorni. Dopo la fuoriuscita di Di Maio e circa sessanta parlamentari, una nuova scissione è all’orizzonte e a capeggiarla c’è Davide Crippa, capogruppo dei grillini a Montecitorio. Con lui ci sarebbero almeno altri 20 parlamentari. Quelli fedeli a Conte (non al corrente dell’iniziativa del suo collega di partito, stando a quanto emerso nel corso dell’assemblea-maratona, ripresa nel pomeriggio) e Grillo hanno criticato e chiesto spiegazioni a Crippa sul motivo per cui è stato richiesto, insieme ai Dem, di invertire l’ordine tradizionale. Per il capogruppo pentastellato alla Camera il motivo è che il primo ‘non voto’ M5S sul dl Aiuti si è verificato alla Camera, per questo sembrava più logico e corretto chiedere con i dem le comunicazioni di Draghi prima alla Camera e poi al Senato. Con i colleghi di partito che esigevano un chiarimento, a quanto apprende LaPresse, Crippa si sarebbe giustificato dicendo di non potersi sottrarre a fronte di una richiesta arrivata dal fronte progressista.

La decisione finale dei presidenti di Camera, Roberto Fico, e Senato, Elisabetta Alberti Casellati – stando a quanto riferiscono fonti accreditate – vedrà partire le comunicazioni del presidente del Consiglio ed il successivo dibattitto sulla fiducia con il voto prima a Palazzo Madama.

LA POSIZIONE DEL CENTRODESTRA – “La sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno alle urne. Possono fuggire ma arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”, scrive su Facebook Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. La Lega rincara la dose: “Basta giochi di Palazzo di 5S e Pd, Draghi prima al Senato”. Intanto anche Silvio Berlusconi è arrivato a Roma per ribadire la linea intrapresa nel vertice dei giorni scorsi a Villa Certosa, ovvero “voto subito perché non si governa più con i 5 Stelle”.

Posizione diversa invece quella di Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia che su Radio 24 apre a un Draghi bis senza il Movimento: Vogliamo “andare avanti con questo governo, ma senza il Movimento 5 Stelle, perché i cittadini chiedono stabilità e un governo che vive una guerriglia è instabile”. Secondo Tajani “non si può più governare con una forza politica che ricatta quotidianamente l’esecutivo e i partiti che lo sostengono” sottolineando che “parlare di elezioni adesso è prematuro” e che “Forza Italia non è un partito che vuole andare necessariamente al voto”.

Realistica la previsione di Matteo Renzi, leader di Italia Viva: “Io mi auguro, e penso che andrà a finire che Draghi faccia prevalere il senso delle istituzioni. Secondo me alla fine la cosa importante è che Draghi mercoledì sia ancora saldamente in sella, che il finale sia: Draghi torna a Chigi e Conte torna a casa” ha spietato a L’aria che tira Estate, su La7.

Redazione

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