«Il Quirinale suscita tante attenzioni perché mette a nudo la pochezza dei partiti»: Sabino Cassese osserva senza giudicare, e coglie il punto. Il dibattito politico segna il grado zero. I partiti incespicano, balbettano e si contorcono. Il Pd di Enrico Letta deve fare i conti con una settimana complessa. La proposta di riforma costituzionale di Luigi Zanda ha creato un pasticcio e costretto il Colle a manifestare la sua irritazione. Della querelle romana Bettini-Franceschini-Zingaretti intorno a Gualtieri non parliamo neanche. Si ode ancora l’eco della porta sbattuta da Conte sul collegio Roma centro.

La discesa in campo dell’Avvocato del popolo, concertata tra Pd e M5s, davanti alla gara in salita contro Carlo Calenda si è risolta con la fuga del leader pentastellato. Che prova a mettere una pezza (“Mi candiderò alle politiche”), ma lascia aperta la casella per Virginia Raggi, finendo per creare un impaccio in più per i dem. Beppe Grillo tace da due settimane, colpito negli affetti familiari dal rinvio a giudizio del figlio Ciro. Il polo del buonsenso, teorizzato da Matteo Renzi come nuovo centro, arranca per i personalismi degli attori principali. L’occhio di bue, nel circo della politica, si concentra sul centrodestra in fervida attività. La festa di Atreju, unica kermesse politica nazionale dello schieramento, è entrata nel vivo. E se il primo giorno ha mostrato di voler stemperare il suo carattere identitario, allargando il perimetro di dialogo a ospiti inediti per quel contesto e incassando il giudizio positivo di Luigi Di Maio (“Fdi è più affidabile di Salvini”), ieri è stato il giorno dell’economia domestica.

Con Silvio Berlusconi che ha ringraziato Giorgia Meloni del sostegno per il Colle e mostrato ottimismo per l’atteso riconoscimento. Aver raccolto una solida base di consensi da parte del centrodestra unito alle prime due chiame, rappresenterà per lui un premio alla carriera. Meloni lo sa e glielo assicura. E intanto dice ai suoi: “Pensiamo a un piano B”, rimbrottata dall’onorevole Sistino Giacomoni, Forza Italia: “L’unico piano B per noi è quello della B di Berlusconi”. Fratelli d’Italia cresce ancora nei sondaggi e fa di questa festa di partito –nella suggestiva cornice prenatalizia di Piazza Risorgimento a Roma, a duecento metri da Piazza San Pietro – una occasione di ripensamento, di riposizionamento importante. Mitigando i toni da opposizione dura e pura, parla di riforma fiscale in termini liberali e di transizione ecologica invitando il ministro Roberto Cingolani.

Per il programma economico, sembra di sentir parlare Oscar Giannino, più che i sovranisti: «Puntare tutto sugli incentivi al lavoro, a partire dall’abbattimento del cuneo fiscale, con un’azione concreta e strutturale. Occorre anche rivolgersi ai professionisti con strumenti quali la flat tax incrementale, che stimolerebbe la crescita premiando la produttività reale», viene detto dal palco. Quando sale Cingolani, l’intesa con la piazza è palpabile. «Non ci sono battaglie ideologiche sull’energia pulita. La tassonomia dice solo quello che è proibito, dove non bisogna investire, poi dice per tutte le altre tecnologie che livello di verde hanno», ha spiegato Cingolani. «È ovvio che qui si parla di gas climateranti, e nucleare e gas hanno sfumature di verde elevate, il nucleare non produce Co2», specifica. Il tema di un ritorno alla ricerca sul nucleare pulito, di ultima generazione, è caro al centrodestra italiano. Ma gli applausi rivolti al ministro voluto dai grillini parlano d’altro, di un atteggiamento dialogico. Di più: sinergico.

La kermesse romana punta in alto, a rottamare la vecchia Fdi – da qui è lontanissimo, ormai invisibile il braccio teso del milanese Fidanza ripreso dall’inchiesta di Fanpage – e a proporre un partito “affidabile”, come lo descrive Di Maio, interlocutore credibile e interprete di tutto il centrodestra. La stessa parola “sovranismo” finisce sulla Lettera scarlatta. Si parla solo di liberali e conservatori, negli interventi dei big. Il deputato Federico Mollicone sintetizza così per noi: «Qui vedete l’anticipazione dell’Italia del futuro, in cui daremo alla nazione un governo coeso, autorevole e conservatore, vicino alle famiglie e a sostegno delle imprese, della cultura, dell’editoria, dello sport, dell’innovazione». Un concetto che il co-fondatore di Fdi, Guido Crosetto, sottolinea: «Fdi ha intrapreso una strada nuova quando ha deciso di entrare nel gruppo dei conservatori europei e questo cambiamento si è fatto più marcato da quando la Meloni ne è diventata Presidente». Dunque, aggiunge per il Riformista, «adesso il centrodestra ha in mano tutte le carte per essere il protagonista principale nell’elezione del futuro presidente della Repubblica». Dossier sul quale è al lavoro Walter Lavitola, che aggiorna la contabilità al netto delle nuove adesioni, in un gruppone che annovera anche diversi eletti tra i Cinque Stelle.

«I numeri sono alti», ci conferma. «Se si farà gioco di squadra e nessuno farà prevalere interessi di parte, il centrodestra porterà a casa il risultato», ribadisce Lavitola. Tutti gli occhi sono puntati sulla Lega, dove lo scontro Salvini-Giorgetti è solo rimandato. Il progetto della Cdu italiana è nato in casa Giorgetti e viene oggi ripreso da Giorgia Meloni in base alla regola della politica che colma i vuoti. Con Salvini debole e il Cav in pensione, dopo il voto quirinalizio di fine gennaio si aprono scenari inediti. C’è chi sospetta il ministro dello Sviluppo economico di preparare una sorpresa nelle urne dei grandi elettori, iniziando a contarsi e a smarcarsi da Salvini proprio a partire dalla terza chiama. Nel partito trasversale dei ministri si starebbe facendo strada l’ipotesi di votare Mario Draghi alla terza per agevolare un ticket con Marta Cartabia, che ne prenderebbe il posto a palazzo Chigi.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.