Il capitano sbatte la porta in faccia al suo ministro
Regolamento di conti nella Lega, Salvini a Giorgetti: “Qui comando io”

La Lega è spaccata. Ma non si divide. Almeno fino all’elezione del Capo dello Stato. “Poi cambierà il mondo e allora si vedrà” sibila a denti stretti un senior della Lega in una giornata in cui mai la spaccatura nel Carroccio è stata così evidente. E mai è stato così difficile raccogliere confidenze e sensazioni. Il giorno dopo in cui Giancarlo Giorgetti ha informato il suo segretario che, nei fatti, non può più fare il Bud Spencer della politica, non è più il leader campione di incassi, anzi, rischia di “finire su un binario morto” e gli ha cortesemente indicato l’altra via, quella del fascino e dell’eleganza di Meryl Streep, Matteo Salvini ha risposto a modo suo. Cioè, continua a fare quello che ha sempre fatto.
Ad esempio parlare con i leader sovranisti europei come Viktor Orban e il polacco Mateusz Morawiecki, distanti anni luce da quel Ppe che Giorgetti (e non solo lui) vorrebbe diventasse l’approdo naturale della Lega. E continua a lavorare al suo progetto di un nuovo gruppo politico a livello europeo che sappia andare oltre il “vecchio” Ppe. Con buona pace dell’alleato Berlusconi. Delle due l’una: o Matteo Salvini non capisce la differenza di prospettiva e di struttura (e sarebbe l’opzione più grave) e quindi crede che tra Bud e Meryl in fondo siano la stessa cosa; oppure è convinto di aver ragione e di poter vincere senza neppure troppi sforzi il braccio di ferro. Giorgetti non ha fatto interviste. Ha “solo” consegnato il suo ragionamento alle pagine della strenna natalizia firmata da Bruno Vespa: Salvini, ha detto il numero 2 della Lega, deve cambiare film e tipologia di attore; il destino di una Lega moderna e contemporanea è nel Ppe e non nei partiti sovranisti e nazionalisti; Draghi potrebbe andare al Quirinale anche a febbraio, tutto sommato sarebbe la scelta migliore per il Paese che potrebbe dirigere anche dal Colle più alto (un semipresidenzialismo de facto che ha preoccupato a sinistra); in alternativa resti il ticket Draghi e Mattarella.
Il libro esce oggi, il lancio delle anticipazioni è stato fatto tra domenica e lunedì. Difficile smentire le bozze. Ed è stato un altro capitolo dell’Armageddon che sta travolgendo il sistema dei partiti e delle alleanze. Di fronte alla svolta saggia e necessaria “per guidare un paese saldamente in Europa come l’Italia”, Salvini ha fatto Salvini. Ci penso io. Si fa come dico io. Ieri mattina i colloqui con il leader ungherese e polacco (entrambi i paesi rischiano la procedura della Ue). A fine mattinata ha indicato l’ordine del giorno del Federale della Lega, la cabina di regia del partito convocata quando è necessario fare il tagliando a qualcuno o qualcosa. Il consiglio, per l’occasione a Roma e non in via Bellerio, sede storica della Lega, ha cambiato ordine del giorno. Oltre al previsto check su referendum e amministrative, Salvini vuole lanciare “una grande assemblea programmatica della Lega da fare entro la fine dell’anno a Roma”. Saranno coinvolti, spiegano fonti della Lega, “tutti i rappresentanti del partito”: sindaci, governatori, parlamentari, eurodeputati, membri del governo.
Non ci poteva essere una risposta più chiara. Giorgetti fa il professore e crede di avere la verità in tasca? Io, Salvini, vado per la mia strada. E comunque, atto di grande rispetto e trasparenza, interrogo tutto il partito, base e dirigenti, per sentire cosa si muove dentro la Lega. Chi ha qualcosa da dire, critiche da fare, suggerimenti da condividere, avrà modo e occasione per farlo. In trasparenza, davanti a tutti. E vediamo cosa succede. È una mossa astuta, sfrontata e a senso unico quella di Salvini. Astuta perché, a meno di un assai improbabile putsch nella Lega, il segretario è e resta Salvini e sarà quindi lui a decidere le candidature di una truppa parlamentare che sarà gioco forza ridotta almeno delle metà. Difficile trovare parlamentari disposti ad ingaggiare battaglie interne di principio in una fase come questa. Una mossa sfrontata perché sa un po’ del bullo che affronta l’avversario da una posizione di forza. La politica dovrebbe essere anche altro. In fondo Giorgetti è sempre stata una risorsa per Salvini. Una mossa a senso unico perché è chiaro che dopo quella assemblea non ci saranno prigionieri. È un atto finale, o Salvini o Giorgetti. Se ne salverà uno solo.
Oggi sarà importante vedere come va il Consiglio federale, presenti, assenti, chi dice cosa. Oggi c’è anche un importante consiglio dei ministri e già questo la dice lunga sui rapporti tra Salvini e i suoi ministri: il Federale è nel pomeriggio, il Consiglio dei ministri anche. Una riunione di governo dove Salvini ha dato mandato di tenere alta la guardia sul decreto Concorrenza (con dentro la Bolkestein e le nuove regole per la municipalizzate). Sulla legge di bilancio, in arrivo al Senato entro la fine della settimana, il segretario della Lega ha già fatto capire che aria tira: “Faremo di tutto per modificare ulteriormente il Reddito di cittadinanza. Ingoia ancora troppi soldi che invece servono per tagliare la tasse”. Notizie come quelle di ieri – una mega truffa in cinque regioni che ha sottratto oltre 40 milioni di sussidio finito a truffatori ed evasori fiscali – certo non fanno bene alla sopravvivenza del Reddito di cittadinanza. Il post di Conte ieri mattina (“siamo contenti che vengono fuori le truffe, faremo di tutto per evitarle”) ha sortito più irritazione che plausi.
Un Salvini deciso a tornare in modalità barricadera anche rispetto a Draghi e al suo governo. Come dimostra la presentazione di un emendamento contro la decisione assunta dal governo di prorogare i termini della raccolta firme per il referendum sulla cannabis. Un blitz sventato ieri sera. La call con Orban. L’Assemblea- congresso entro dicembre. Gli emendamenti contro il governo. Tre fatti distinti, un unico messaggio, che i fedelissimi riassumono così: “Nella Lega è il segretario a decidere la linea. È sempre stato così ed è così anche oggi. E il partito è con Salvini”. Giorgetti, e non solo lui, dovrà trarne le conseguenze. Bisogna vedere se ne avranno voglia, tempo e coraggio.
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