Il Quirinale s’avvicina. Le grandi manovre entrano nel vivo. E il centro si affolla, si ripopola in un ritrovato incrocio di ipotesi e di proiezioni. La convention che si apre oggi a Roma sotto le insegne dell’Udc è la prima kermesse ufficiosa di un candidato al Quirinale. Perché l’Udc di Lorenzo Cesa è anche il marchio di fabbrica della storia di Pierferdinando Casini – che pure ufficialmente ne è uscito due anni or sono – e non sarà un caso se negli ultimi mesi le sigle centriste sono tornate particolarmente attiva nel palinsesto politico-culturale romane. Più forti da quando Fdi e Lega hanno perso, con i loro candidati, le elezioni amministrative, i centristi di Cesa e gli azzurri di Forza Italia sono tornati a fare squadra.

Insieme a Noi con l’Italia e a Coraggio Italia mettono insieme il 12% dei grandi elettori per il Colle. E il Ppe non sta nella pelle all’idea di tornare protagonista in Italia. Antonio Tajani ha rivolto un invito esplicito alla Lega, tentandoli: “I popolari europei sono la casa del centrodestra”. Giorgetti non chiederebbe di meglio. Salvini tentenna ma la decisione di non andare all’incontro polacco, dando le spalle a Visegrad, viene interpretata positivamente dai popolari. Casini è tanto radicato in Europa quanto sul piano internazionale: ha presieduto l’internazionale democristiana per tre mandati, dal 2006 al 2015. Per il dossier della Presidenza contano anche i timbri sul passaporto. E la filigrana atlantica su carta europea.

«Questi boy scout devono essere riportati sulla via maestra», si era fatto sfuggire Cesa a proposito di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Oggi promuove il ruolo dei moderati del centrodestra, quelli che avendo percorso strade diverse da sovranisti e populisti, si apprestano a tributare a Berlusconi la cedola d’onore delle prime due chiame. Per incassare il suo appoggio e convergere alla terza votazione, con tutto il centrodestra, su Casini. Se si sarà capito che Draghi (e il Mattarella bis) non sono più opzioni in campo. Ecco quindi Cesa e Antonio De Poli, presidente Udc, i senatori Paola Binetti e Antonio Saccone dare avvio alle danze per la candidatura centrista, con un parterre che torna a riunire tutti i leader del Centrodestra con Salvini, Meloni, Tajani e Berlusconi che si collegherà in videoconferenza.

Cesa guarda oltre e in vista della corsa quirinalizia ambirebbe ad arruolare anche Matteo Renzi e Carlo Calenda, confida al direttore della Dire, Perrone. «Ho intenzione di mettere insieme Azione e Italia Viva, Toti, Brugnaro, Lupi, i movimenti di area democratica e religiosi». Il leader di Azione, Carlo Calenda, diventa democristiano per un giorno e si affida a un video in cui chiede a tutti i partiti di maggioranza di consultarsi. Anche Gianfranco Rotondi, che ha appena lanciato un tour di presentazione del suo libro La variante Dc, contribuisce all’operazione nostalgia. «Io non credo a rifacimenti postumi che puntano a prendere l’1 o il 2 per cento. Credo ci sia invece – prosegue Rotondi – lo spazio per un grande partito di popolo che arrivi primo alle elezioni. E se sarà ispirato alla mitezza dei valori cristiani quello sarà la nuova Dc».

Ci sarebbe la regola non scritta dell’alternanza tra un presidente cattolico ed un laico, con Sergio Mattarella che proviene dalla storia della Dc, ma i numeri convergenti consentono speranze per gli interessati. Dario Franceschini raggiunge Rotondi per parlare della Dc, ma guarda avanti: «Con la Lega si fa fatica, superata l’emergenza torneremo ognuno al proprio posto. E Salvini tornerà ad allearsi con la Meloni». E si voterà, fa sapere anche al suo segretario di partito, Enrico Letta, alla scadenza del 2023: «Al di là di quello che accadrà con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, la legislatura deve arrivare a conclusione».

Intorno all’ipotesi di un presidente centrista si sarebbe raccolta, è la notizia che trapela, anche la sensibilità di Giuseppe Conte. La sua telefonata amichevole con Salvini, confermata da Meloni, andava in questo senso. Ed è proprio la leader di Fratelli d’Italia ieri a precisare: «Siamo sovranisti ma anche conservatori», dice. E invita Letta, Di Maio e Giorgetti all’edizione invernale della sua festa di partito, all’insegna dell’apertura e della coesione di coalizione. Il Ministro dello sviluppo economico ci crede, e con i suoi governatori Zaia e Fredriga vuole andare a vedere le carte di una possibile evoluzione unitaria di Forza Italia e Lega, una Cdu italiana in asse dialogico con Fdi ma anche con i centristi laici di Italia Viva e Azione. Un altro governatore di centrodestra conosce invece nuovi guai. La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per il governatore della Lombardia Attilio Fontana e per altre 4 persone, tutti accusati di frode in pubbliche forniture, per la vicenda dell’affidamento da parte di Regione di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dpi a Dama, la società di suo cognato Andrea Dini.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.