Il cuore del Movimento Cinque Stelle ha sempre battuto in provincia di Napoli. A Pomigliano, città di Luigi Di Maio, plenipotenziario del Movimento grillino, capo politico dal 2017 al 2020, due volte parlamentare, vicepremier del Governo Conte I, oggi titolare del dicastero importantissimo degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. A Napoli, città di Roberto Fico, due volte parlamentare, presidente della Commissione di vigilanza Rai nella passata legislatura e oggi addirittura terza carica dello Stato, presidente della Camera dei deputati. Posti di governo e cariche istituzionali che i politici del passato ci mettevano una vita a raggiungere se non dopo gavette infinite nei partiti di appartenenza.

Le percentuali bulgare conseguite alle politiche del 2018 indicano un dominio assoluto. Poi il declino, anzi, il tracollo totale, già alle regionali del 2020. I grillini cominciano successivamente ad abiurare a tutti i principi fondanti del Movimento, anche a quello fondamentale del «no alle alleanze», fino a giungere quest’anno ad allearsi elettoralmente, anche a Napoli per l’elezione del nuovo sindaco, con il partito che hanno sempre avversato, quello stesso Partito democratico che accusavano di ogni nefandezza, dalla vicenda di Bibbiano allo scandalo del Monte dei Paschi di Siena. L’alleanza allargata con il Pd, con le liste di De Luca e addirittura con una di provenienza centrodestra, porta lo snaturato Movimento Cinque Stelle alla vittoria ma l’identità stessa dei grillini sembra compromessa e il “bottino” elettorale in termini di cariche istituzionali conquistate è ben magro, quasi inconsistente. Si ha la sensazione che poco o nulla contino nella coalizione. Il quasi 10% di consenso elettorale conseguito fa conquistare al Movimento consiglieri comunali, due dei quali di diretta emanazione della passata consigliatura, demagistriani di ferro che conquistano e acquisiscono posizioni come se fossero fondatori del Movimento.

E pensare che non molto tempo fa gli esponenti di altri partiti non potevano nemmeno candidarsi nella lista di Grillo! Dove sono i grillini dei Meet Up nessuno riesce a capirlo, finanche i Meetup stessi sembrano essere spariti da Napoli. Un Movimento comunque inconsistente, che pur avendo aderito ad un’alleanza che ha portato alla vittoria l‘ex rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, non ha avuto alcun ruolo di responsabilità veramente importante e di rilievo. Completamente succube del Partito democratico e di Manfredi stesso, i Cinque Stelle si sono accontentati dei due assessorati, Sport e Welfare, che gli hanno concesso. La carica di vicesindaco e quella della presidenza del Consiglio comunale è stata negata ai grillini che pure ne avrebbero avuto diritto vista l’alleanza strategica cui hanno aderito e ai rapporti nazionali di Governo, prima con Conte 2 e oggi con Draghi. La verità è che il Movimento Cinque Stelle non ha personale politico, non ha amministratori esperti e capaci e sta perdendo ogni giorno di più la propria identità. È di questi ultimi giorni l’adesione del Movimento finanche e addirittura alla delibera “Parentopoli” che tende ad abolire la vecchia norma che bloccava le assunzioni come staffisti ai parenti entro il terzo grado in Consiglio regionale.