“Occorre eliminare il pregiudizio che la sicurezza e la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali. Questo non è vero. L’abbiamo sperimentato sul campo, soprattutto quelli come me che hanno fatto per quarant’anni i pubblici ministeri”. Aveva appena giurato fedeltà alla Costituzione nelle mani del Presidente Mattarella, Carlo Nordio, ed era da pochi minuti il nuovo ministro guardasigilli del governo Meloni, quando pronunciando queste parole si impegnava per una “forte depenalizzazione” e una “riduzione dei reati”, soprattutto per velocizzare i processi. E anche sfoltire un po’ le carceri e quella piaga tutta italiana dei suicidi. È passata solo una settimana e un decreto del governo ha creato una nuova fattispecie di reato.

Il frettoloso scombiccherato decreto di “occupazione musicale” di proprietà privata come risposta a botta immediata a un fatto di cronaca, ne porta alla mente decine di altri cui si sono esercitati governi di destra e di sinistra. E altrettanti Parlamenti, pronti a legiferare con le agenzie di stampa tra le mani. Esilarante, pur in presenza di fatti tragici, fu il dibattito che seguì alcuni episodi di teppismo di ragazzi che si divertivano a tirare sassi dai ponti autostradali sulle auto di passaggio. Ci furono parecchi che seriamente proposero un reato specifico per i sassi dal ponte. Sono molti gli esempi delle scorse legislature in cui, fallito ogni tentativo di sfrondare un codice nato già in epoca “pesante” come fu quello degli anni del fascismo in cui fu creato il codice Rocco, sono spuntati come funghi nuovi tipi di reato ad appesantire le ipotesi già esistenti.

Il più clamoroso degli ultimi anni è quello dell’”omicidio stradale” del 2016. Ma potremmo ricordare degli stessi anni la nuova legge sul cyberbullismo piuttosto che quella sul caporalato o sul “femminicidio”. Per non parlare del decreto Zan. Stiamo parlando di fenomeni gravissimi su cui è giusto intervenire, da parte dello Stato, così come dagli Enti locali e anche del Terzo settore. Ma soprattutto sulla prevenzione, fondamentale, sugli omicidi stradali, per il controllo delle condizioni fisiche e mentali con cui ci si mette al volante. Non per sanzionare il comportamento di chi beve un bicchiere di troppo o assume sostanze psicotrope, ma per impedire che si salga in auto nelle condizioni conseguenti ai comportamenti, ubriachi o sballati. Così è importante avere la capacità di saper fermare, magari anche con l’uso del braccialetto elettronico, lo stalker pericoloso che può trasformarsi in omicida.

Naturalmente poi, in presenza di reati, il codice penale deve farla da padrone. Ma la domanda è: non esistono già da sempre le norme del codice penale che puniscono i fatti più gravi? Non esiste già il gioco delle attenuanti e delle aggravanti per tipicizzare ulteriormente comportamenti e situazioni? C’è poi un altro problema, anzi una statistica affermata non solo in Italia: mai l’aggravamento delle pene ha dissuaso alcuno dal commettere il reato. E bisogna ammettere che tutti questi nuovi reati, che arricchiscono ipotesi già esistenti, sono finalizzate sostanzialmente a un aumento delle pene. È così anche in questa nuova fattispecie sulle occupazioni coniata sulla scia del rave party di Modena, problema tra l’altro risolto anche con la vecchia legge e con sanzioni amministrative. Qualcuno può immaginare i ragazzi arrivati da tutta Europa per la musica e un po’ di sballo, consultare freneticamente il codice penale lungo il viaggio per conoscere la pena rischiata? E magari tornare indietro per paura della nuova legge?

La creazione del reato di “omicidio stradale” nel 2016 dal governo Renzi (che pure aveva tentato anche qualche depenalizzazione) è l’esempio dell’inutilità dell’inasprimento delle pene. I morti sulle strade sono ancora migliaia, l’ultimo proprio ieri, e i dati parziali e un po’ propagandistici diffusi dall’Anci segnalano un’apparente diminuzione del numero delle vittime, ma solo negli ultimi due anni a causa delle restrizioni conseguenti all’epidemia da covid e la scarsa circolazione stradale. Pare però che le forze politiche, quasi tutte, non si rassegnino. Certo, la prevenzione è più faticosa, impegnativa e costosa. Più facile la propaganda.

Quella di Fratelli d’Italia quando era all’opposizione, e oggi quella del Pd, i cui governi hanno più di altri rimpinzato il codice penale di norme vessatorie e inutili, oggi dall’opposizione. Servisse almeno per seminare anche nella sinistra più forcaiola qualche briciolo di senno. Una volta, nelle campagne elettorali, si promettevano riforme sociali, oggi solo manette. Ma che Paese è mai questo? Coraggio, ministro Nordio, faccia quel che ha detto dopo il giuramento. In fondo anche quelle sue parole erano una sorta di giuramento.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.