I rumors delle scorse settimane sono stati confermati e, alla fine, Nello Mastursi è stato nominato segretario particolare del governatore Vincenzo De Luca. Altri incarichi sono stati conferiti a Enza Amato, Rosetta D’Amelio, Stefano Graziano e Antonio Marciano, esponenti del Partito democratico non eletti alle ultime regionali e ora chiamati a dare il proprio contributo in una veste diversa da quella di consigliere o assessore campano. Mastursi è stato per anni il braccio destro dell’ex sindaco di Salerno e attuale presidente della Regione. Lo era anche nel 2015, quando abbandonò l’incarico di capo di gabinetto di De Luca. La motivazione ufficiale fu l’incompatibilità tra il ruolo di guida della segreteria del governatore e quello di responsabile politico dell’organizzazione del Pd locale.

In realtà, Mastursi era indagato; successivamente sarà condannato in primo grado a un anno e sei mesi di reclusione. Secondo i magistrati avrebbe tentato di pilotare la sentenza in base alla legge Severino nei confronti proprio di De Luca. Dopo cinque anni di purgatorio, dunque, Mastursi torna a occupare un ruolo di primo piano nello staff del governatore. A dire il vero, la riabilitazione era già nei fatti: è lui l’eminenza grigia che si cela dietro le 15 liste che hanno consentito a De Luca di stravincere le ultime regionali e di essere confermato alla guida di Palazzo Santa Lucia.

Ora la nomina a capo della segreteria rilancia ufficialmente Mastursi e rappresenta un evidente esercizio di garantismo da parte di De Luca che ha dimostrato, da una parte, di considerare il suo fedelissimo non colpevole fino a sentenza definitiva e, dall’altra, di non temere le critiche che il conferimento di un incarico a una persona condannata porta con sé quasi inevitabilmente. Non si può fare a meno di notare, però, come la nomina di Mastursi contenga una contraddizione. Se la sua posizione non è mutata, De Luca ha sbagliato ad accettare le sue dimissioni nel 2015 o a conferirgli l’incarico in questo momento. E così il pur meritorio esercizio di garantismo fatto dal governatore rischia di apparire quantomeno tardivo.

Le altre nomine formate da De Luca, invece, rispondono a evidenti logiche politiche. I destinatari sono quattro big del Pd inaspettatamente bocciati dagli elettori. D’Amelio si occuperà di pari opportunità, Amato di edilizia pubblica e Graziano di aree interne, mentre Marciano guiderà l’ufficio alle dirette dipendenze del governatore con l’obiettivo di monitorare l’attuazione del programma. Siamo davanti al «ritorno dell’identico e dei trombati», come Angelo Agrippa ha opportunamente osservato sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno. E in proposito non si può ignorare come queste quattro nomine firmate da De Luca siano ispirate a un evidente opportunismo, finalizzate come sono a soddisfare le ambizioni di qualche fedelissimo deluso e a salvaguardare gli equilibri all’interno del Pd.

L’unica vera nomina che serve, però, De Luca non ha intenzione di farla. È quella dell’assessore alla Sanità, figura indispensabile in una fase in cui la Campania, reduce da dieci anni di commissariamento, è chiamata ad affrontare l’emergenza Covid. Qui non si tratterebbe di garantismo né di opportunismo, ma solo di buon senso. Chissà se a Palazzo Santa Lucia ne è rimasto almeno un po’.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.