Certo, non saranno 300 euro in più o in meno a decidere le sorti di un bilancio disastrato come quello di Napoli. Ma il fatto che il Comune sborsi quella somma per pagare vitto, alloggio e carburante all’agente di polizia locale incaricato di accompagnare il sindaco Luigi de Magistris in Calabria, a quanto pare non per motivi istituzionali ma politici e personali, impone più di una riflessione. La vicenda è stata svelata da Repubblica: dall’albo pretorio di Palazzo San Giacomo è spuntata una determina con la quale si stabilisce il rimborso delle spese sostenute per conto del Comune da Giuseppe Aiello. È lui il vigile urbano che, tra il 16 e il 17 gennaio scorsi, ha accompagnato de Magistris in Calabria.

Destinazione e date non sono un dettaglio: la Calabria è la regione dove il sindaco partenopeo ha deciso di candidarsi a governatore, mentre il 16 e il 17 gennaio sono i giorni che precedono la sua discesa in campo, annunciata il 19 dello stesso mese. Tutto questo per dire che, a quanto pare, sarebbe stato il Comune a coprire le spese di una trasferta che il primo cittadino ha affrontato per motivi che hanno a che vedere poco col suo ruolo istituzionale, ma molto con le sue ambizioni politiche personali.

Prima osservazione: la vicenda del rimborso dimostra quanto il Riformista e poche voci libere sostengono da settimane. Cioè che de Magistris dovrebbe dimettersi da sindaco di Napoli per dedicarsi alla campagna elettorale calabrese. Sia chiaro, la legge non impone un passo indietro al primo cittadino che, di conseguenza, può continuare ad amministrare il capoluogo campano e, nello stesso tempo, andare a caccia di voti a Cosenza e dintorni. Il buonsenso, però, avrebbe già dovuto suggerire a Dema di distinguere i due impegni. Non solo perché la gestione di una realtà complessa come quella di Napoli richiede una dedizione pressoché totale, soprattutto in una fase segnata dalla crisi sanitaria ed economica. Ma anche per evitare di incappare in circostanze imbarazzanti come quella raccontata e descritta da Repubblica.

Qui nessuno sostiene che de Magistris abbia violato la legge utilizzando le risorse del Comune in modo poco appropriato. Ma è evidente che ragioni di opportunità, quasi di “galateo istituzionale”, avrebbero dovuto consigliare al primo cittadino di Napoli un uso più parsimonioso delle risorse comunali, tanto più in una circostanza che sembra riguardare la sua sfera personale e non quella istituzionale.

Seconda osservazione: la storia recente della Campania e d’Italia è costellata di rappresentanti delle istituzioni che hanno utilizzato aerei di Stato o auto blu per andare allo stadio o a seguire gran premi di Formula uno (ricordate Mastella?) e che per quei comportamenti sono stati impallinati da opposizioni e opinione pubblica, se non addirittura dai magistrati. A Napoli, invece, nessuno si è finora posto il problema di un “sindaco a mezzo servizio”, forse anche psicologicamente lontano dalla città che gli elettori gli hanno affidato per ben due volte e che ora annaspa tra un deficit di quasi tre miliardi di euro, disservizi vergognosi e una crisi economica senza precedenti. Cambierà qualcosa ora che si è scoperto che almeno una trasferta calabrese del sindaco sarebbe stata pagata con i soldi del Comune? Chissà. Certo è che l’incapacità di indignarsi non è meno grave della disinvoltura con cui qualcuno maneggia i soldi pubblici.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.