Ancora qualche difficoltà, probabilmente legata – come è logico che sia – alla spartizione delle candidature ”blindate” (cioè ai capilista) e alla definizione di una leadership unitaria: dopodiché il terzo polo dovrebbe nascere. Guidato da due leader di gran peso e di forti doti politiche ma di scarso seguito elettorale. Renzi e Calenda sembra che abbiano deciso di superare le antipatie personali e la competizione tra loro, e di presentare alle elezioni, insieme, una lista centrista.

Con quali speranze? Ai collegi uninominali praticamente zero. La corsa sarà solo sulla parte proporzionale, e cioè sui due terzi del Parlamento. Ci sono dei sondaggi che dicono che il terzo polo potrebbe arrivare al 10 per cento, altri dicono non più del 4 o 5 per cento. In tutti e due i casi si supererebbe lo sbarramento del 3 per cento e si manderebbe un drappello di parlamentari, piccolo (da un minimo di 10 a un massimo di 35-40) alla Camera e al Senato.

Piccolo, ma che può anche avere, in certe circostanze, un ruolo importante. In quali circostanze? Beh, solo nell’eventualità che il centrodestra, dopo aver vinto le elezioni, si divida; e che la parte moderata cerchi alleanze al centro per formare un governo moderato e centrista, magari guidato da Draghi. Non è fantapolitica: un settore consistente sia degli elettori che dei dirigenti politici del centrodestra non vede di buon occhio un governo Meloni. E tra questi c’è un pezzo molto grande della Lega (quella legata alle imprese del Nord) e quasi tutta Forza Italia.

Ecco, in quel caso, cioè se gli schieramenti elettorali non coincideranno con gli schieramenti per il governo, il terzo polo può assumere un ruolo importante. Forse anche Letta ha in mente una soluzione del genere. E per favorirla ha un solo modo: prendere più voti della Meloni e risultare il primo partito. Da ieri è su questo che si lavora al Nazareno. Sognando una percentuale che sfiori il 30 per cento. I sondaggi però sono ancora avari col Pd. E dicono che il centrodestra ha toccato addirittura il 48 per cento. Se superasse il 50 poi sarebbe difficile dividersi.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.