A colloquio con Conte per più di un’ora
Draghi accetta l’incarico: “Fiducioso che emergerà l’unità”. Domani le consultazioni
La sfida di Draghi ha avuto inizio: dopo l’incarico avuto e accettato con riserva da Mattarella in 10 giorni dovrà formare una nuova squadra, fare le nomine e garantirsi la fiducia. Non è un percorso privo di ostacoli ma Mario Draghi non è uomo che si spaventi facilmente. Sono quattro le priorità: “vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai cittadini, rilanciare il Paese”.
E poi c’è il recovery fund e “l’opportunità di fare molto per il nostro Paese con uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale”. Toccherà ai partiti dire se ci stanno o meno: giovedì pomeriggio un breve giro di consultazioni ma la situazione è tutt’altro che lineare, con il M5s, primo partito in Parlamento, contrario all’appoggio al nuovo esecutivo e a rischio spaccatura. Il messaggio di Draghi è chiaro ed è in linea con quello di Mattarella. “La consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione ed è con questa speranza e con questo impegno che rispondo all’appello”, ha detto nella breve dichiarazione dopo il colloquio al Quirinale, dove era arrivato poco prima delle 12 a bordo della sua station wagon – tedesca, annotano i cronisti – una Volkswagen Passat Alltrack.
Completo blu scuro, camicia bianca e cravatta azzurra, niente pochette nel taschino come usa invece Giuseppe Conte: Draghi si consegna a cronisti e telecamere dopo oltre un’ora di colloquio con Mattarella per dire che “mi rivolgerò innanzitutto al Parlamento, espressione della volontà popolare. Sono fiducioso – ha aggiunto – che dal confronto con i partiti e i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e con essa la capacità di dare una risposta responsabile e positiva all’appello del presidente della Repubblica”. Dopo il Colle, gli incontri con le altre cariche dello Stato: prima alla Camera da Roberto Fico, poi al Senato da Elisabetta Casellati. La terza tappa, palazzo Chigi, è assolutamente irrituale nella grammatica istituzionale che vuole l’incontro tra premier al passaggio della campanella, dopo il giuramento del nuovo governo.
Ma Draghi sa che per governare – si chiami Bankitalia, Bce o il Paese intero – bisogna parlare con tutti e sa anche che è da Giuseppe Conte, l’ago della bilancia della vecchia maggioranza che bisogna partire per tentare di comporne una nuova in tempi brevi per dare all’Italia quell’esecutivo nel pieno delle sue funzioni che Mattarella ha chiesto a tutti i partiti. Quello con Conte è l’incontro più lungo della giornata, più di un’ora e un quarto di confronto sul passato e sul futuro, che è quello che preoccupa di più l’economista. Non si è parlato nel corso dell’incontro di incarichi di governo per l’avvocato, assicurano da palazzo Chigi, e del resto chi ci ha parlato garantisce che Conte non è disponibile a fare il ministro, deluso e arrabbiato com’è per come è andata a finire.
E mentre il ‘partito di Conte’ rimane un’idea che bisognerà capire quanto è realizzabile con l’ipotesi di un ritorno alle urne di qui a un anno almeno, e il libro del portavoce Rocco Casalino bloccato dalla crisi si prepara ad arrivare nelle librerie il 16 febbraio, Draghi si rifugia non nella casa ai Parioli – sin dal mattino assediata dai cronisti – ma in quella più riservata di Città della Pieve. Da lì prova a ipotizzare un calendario, parla con chi si fida, ascolta, soprattutto, le tante dichiarazioni dei partiti. Prova a ipotizzare la sua squadra: tutta tecnica? O un mix di tecnici e politici? Per decidere è ancora presto. Perché per tirare la somma bisognerà fare bene i calcoli in Parlamento.
In serata si sono riunite anche le delegazioni di Pd, Leu e M5S. Dal vertice è scaturita “la disponibilità di Pd, M5S e Leu di voler continuare a tenere aperta una prospettiva politica unitaria” secondo quanto dichiarato dal segretario dem Nicola Zingaretti. Dello stesso tono le parole usate da Vito Crimi a nome dei Pentastellati: “È emersa la volontà di non disperdere il patrimonio comune costruito con grande impegno, nell’ultimo anno e mezzo. Un patrimonio fatto di temi e interventi già realizzati, di misure sulle quali abbiamo condiviso impostazioni e obiettivi. Nel reciproco rispetto per le rispettive posizioni riguardo alla scelta di appoggiare un eventuale governo tecnico a guida Mario Draghi, abbiamo confermato la volontà di mantenere saldo quel leale rapporto”.
Fonte LaPresse
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