George Pell aveva scontato 444 giorni di carcere a Melbourne: era stato accusato di violenze sessuali da parte di due chierichetti di 13 anni. Era stato condannato nel 2018, per fatti risalenti al 1996, quando era parroco a Ballarat, a sei anni di carcere. Il porporato era stato completamente prosciolto, all’unanimità, da ogni accusa nell’aprile 2020 e rilasciato dopo oltre un anno di carcerazione. È morto, a 81 anni e la sua vita e vicenda personale sarebbero rimasti per sempre legati a quel processo, a quell’accusa per reati sessuali.

Pell nei giorni scorsi aveva partecipato ai funerali del Papa emerito Benedetto XVI in Vaticano. Il cardinale australiano non avrebbe superato, secondo quanto scrive l’Ansa, le complicazioni causate da un intervento chirurgico all’anca. Era stato arcivescovo di Melbourne e Sidney. Papa Francesco lo aveva voluto nel febbraio 2014 alla guida della nuova Segreteria per l’Economia: a capo delle riforme economiche intraprese dal Pontefice. “Io ho dato indicazioni soltanto. Ma l’organizzare questo che, grazie a Dio, sta andando bene con il Consiglio dell’Economia, con il Segretariato all’Economia. Tutto questo lo ha visto chiaro il cardinale Pell, che è quello che ha incominciato questo”, ne aveva riconosciuto pubblicamente i meriti Bergoglio a Canale 5 lo scorso 18 dicembre.

“Poi è dovuto rimanere quasi due anni in Australia per questa calunnia che gli hanno fatto – che poi era innocente, ma gliel’hanno fatta brutta poveretto – e si è allontanato da questa amministrazione, ma è stato Pell a fare lo schema di come si poteva andare avanti. È un grande uomo e gli dobbiamo tante cose”. Pell era nato l’8 giugno 1941 da George Arthur Pell, un anglicano non praticante di origini inglesi e campione di pugilato dei pesi massimi, e una devota cattolica di origine irlandese, Margaret Lillian Burke. La sorella, Margaret, è una violinista della Melbourne Symphony Orchestra.

La polizia australiana rese noto lo stato d’accusa per “gravi reati sessuali su minori” il 29 giugno del 2017, la Santa Sede confermò il rinvio a giudizio e la partenza del cardinale per l’Australia per affrontare le accuse, l’11 dicembre Pell fu giudicato colpevole di abusi sessuali sui due chierichetti di 13 anni dalla giuria della County Court dello Stato di Victoria e il 13 marzo 2019 condannato a una pena detentiva di 6 anni.

Secondo l’accusa l’allora arcivescovo della diocesi aveva molestato due coristi sorpresi a bere del vino della messa nella sagrestia. Pell si era sempre proclamato innocente. Il ricorso in appello era stato respinto e la condanna confermata. Alla luce dei numerosi vizi formali nelle procedure processuali segnalati dal giudice Mark Weinberg, la Corte Suprema dell’Australia avrebbe in seguito ammesso la richiesta di appello presentata da Pell. Il 7 aprile 2020 il cardinale è stato prosciolto all’unanimità dalla stessa Corte e rilasciato dopo più di un anno d’incarcerazione. Il cardinale avrebbe raccontato il suo calvario in un diario pubblicato nella primavera del 2021. Oltre 400 i giorni in carcere alla Melbourne Assesment Prison.

“La mia cella è lunga sette-otto metri, larga più di due sul lato della finestra opaca, dove si trova il mio letto; un buon letto, con una solida base, un materasso non troppo sottile, lenzuola e due coperte. Siccome la finestra non può essere aperta, abbiamo l’aria condizionata”, raccontava Pell nel suo libro Diario di Prigionia. Nella cella 11 dell’unità 8 “dove sono stato rinchiuso assieme a un terrorista musulmano (penso sia quello che ha cantato le sue preghiere stasera – giovedì 14 marzo 2019 – ma potrei sbagliarmi) e Gargasaulas, l’assassino di Bourke Street”.

Almeno un paio di prigionieri nelle circa dodici celle spesso urlano disperatamente di notte, ma di solito non per molto. È interessante come ci si abitui a questo rumore, come diventi parte del contesto. Mi trovo in una cella d’isolamento, con il permesso di uscire per un po’ di movimento per il massimo di un’ora e per le visite dei legali, degli agenti, degli amici, dei medici. Le guardie sono differenti nella loro capacità di comprensione, ma sono tutte corrette, molte di loro cordiali, alcune amichevoli e disponibili. Posso ricevere lettere e telefonate nel tempo della ginnastica”.

Al Foglio aveva raccontato di aver “pazientato. Con la fede. Passo dopo passo”. Per la Suprema Corte non era stato dimostrato colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio” e lo stesso organo aveva dichiarato che “esiste la possibilità significativa che sia stata condannata una persona innocente”. Lui aveva sempre sostenuto: “Il mio processo, in ogni caso, non era un referendum sulla chiesa cattolica, né un referendum su come le autorità ecclesiastiche in Australia avevano gestito il crimine della pedofilia nella chiesa. Il punto era se io avessi commesso questi crimini terribili, e non l’ho fatto”. È stato il più alto dirigente della Chiesa cattolica mai condannato per abusi su minori.

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