Forse Giuseppe Conte, col tempo, potrà anche imparare a vestirsi meglio o ad esprimersi in maniera più sofisticata o a dire cose sempre più di sinistra nella speranza di diventarne il capopopolo. Una cosa sembra invece impossibile per lui da recepire: l’articolo 27 della Costituzione, là dove si parla di presunzione di non colpevolezza. Sta di fatto che o per convinzione o per convenienza sta usando il garbuglio giustizialista della vicenda Qatar per attaccare nuovamente il Pd.

Mentre nel Lazio la vicenda delle alleanze per elezioni regionali è chiusa, con la decisione di fatto di favorire la vittoria alla destra, in Lombardia sembrava fatta e che l’accordo dei Cinque stelle con Pierfrancesco Majorino fosse ormai siglato con la sola incognita di una ulteriore verifica con le votazioni online. Invece no. Tutto ancora da fare. Il candidato dem ha sentito al telefono il leader grillino e nelle prossime ore si dovrebbero incontrare, nonostante sia proprio il nome di Majorino quello che Conte mette in discussione. Ma a rendere l’incontro ancora più complicato sono arrivate le parole di Conte sul Qatar. L’ex premier ha chiesto “garanzie” al Pd, dando di fatto per scontato che le persone coinvolte siano colpevoli e che l’eventuale colpevolezza, che lui considera ormai certa, getti un’ombra su tutti i dem. “I partiti toccati dalla questione morale – ha detto nell’intervista a Repubblica – facciano chiarezza”.

Chiede garanzie sulle liste, come se il Pd fosse un partito di corrotti. Dichiarazioni che hanno suscitato l’ira di diversi esponenti del partito democratico. Sentire parlare Conte di questione morale citando Berlinguer fa una certa impressione: per la distanza politica tra i due e perché a forza di parlare a caso di questione morale, la questione politica sembra sempre più offuscata. Tra le diverse contraddizioni, c’è anche quella che riguarda il profilo delle persone coinvolte nell’inchiesta riguardante le lobbies: al momento sono più vicine a quella parte della sinistra che, in questi anni, ha scommesso e voluto di più l’alleanza con i Cinque stelle.

È evidente che Conte vuole soprattutto prendere tempo. Il progetto non è quello dell’alleanza, ma quello di far fuori il Pd. Solo così si spiega la decisione di non appoggiare il candidato del Lazio, Alessio D’Amato – figura autorevole, simbolo della lotta al covid e della sanità pubblica – e di fare melina per quanto riguarda la Lombardia: sì, no, nì… dove anche qui si gioca la carta della sanità candidando il virologo Fabrizio Pregliasco. In queste ore vedremo, ma Conte farà di tutto per portare via l’acqua dal Mulino dem, costi quel che costi. Dalla sua, l’avvocato del popolo ha il tema del reddito di cittadinanza ma ora anche il can-can giornalistico sui soldi dal Qatar. La vicenda dei soldi va chiarita e soprattutto va regolato il ruolo delle lobbies. Ma nel momento in cui si tende a parlare di “questione morale” riferito al Partito democratico si sta facendo un salto che con la logica non c’entra niente. È un ragionamento per nulla razionale se si pensa al rapporto causa-effetto ma ben pianificato se l’obiettivo principale è quello di sostituirsi al Pd proponendosi come nuova leadership.

È un processo che è iniziato il giorno dopo le politiche e che sembra inarrestabile, almeno rispetto al discorso pubblico. Pur avendo avuto un dimezzamento dei voti, i Cinque stelle hanno spacciato, bene, la storia che avessero vinto e che grazie a Conte il partito si fosse ripreso. Discorso opposto a quello del Pd, che pur avendo perso pochissimo ha parlato di disfatta, di sconfitta, di messa in discussione. Eh, la serietà… L’appuntamento elettorale delle regionali è importante quanto le politiche, per i numeri dei votanti coinvolti, per il futuro delle alleanze e per capire il consenso nei confronti dei primi mesi del governo. Senza Cinque Stelle non si può vincere, verissimo. Ma forse anche i Cinque stelle dovrebbero capire che non è calpestando i dem che potranno riandare al governo. Almeno, questa volta sarà chiaro di chi saranno le responsabilità se si rifiutano gli accordi e si lascia alla destra-centro il campo libero per la vittoria.

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