Forse siamo al completo, il numero dei candidati per la poltrona di sindaco a Napoli è infatti quasi definitivo. Protagonista indiscusso è il civismo, questa collocazione “di moda” che al solo pronunciarla dovrebbe trasmettere una certa “purezza” del candidato rispetto a quelli provenienti dalla “politica politicante”, quella dei tanto vituperati partiti di prima, seconda e terza Repubblica. Persino Antonio Bassolino, il politico per eccellenza, si presenta come aspirante sindaco di stampo civico.

Tanti sono i candidati, come sempre accade nelle elezioni che prevedono il sistema elettorale a doppio turno. Al primo, concorrono più candidati fino a un numero indefinito. Al secondo, dopo due settimane, i primi due classificati disputano il ballottaggio il cui esito indicherà l’inquilino di Palazzo San Giacomo. I candidati che giungono a questa seconda fase possono “apparentarsi” con liste perdenti al primo turno aggiungendo i loro simboli sulla scheda elettorale dove sono stampigliati i nomi dei due concorrenti; in questo modo gli “apparentati” concorrono anche loro all’eventuale ripartizione dei seggi in Consiglio comunale spettanti al vincente. Questa eventualità, però, è molto rara: di solito i perdenti al primo turno si limitano a dichiarare pubblicamente la loro preferenza tra i due che disputano il ballottaggio per poi “passare all’incasso” in caso di vittoria del loro prescelto, come nel 2011 accadde con Raimondo Pasquino, sconfitto al primo turno e poi eletto presidente del Consiglio comunale con i voti di quel Luigi de Magistris che aveva deciso di appoggiare a discapito di Gianni Lettieri.

 

Durante le comunali però, si gioca anche un’altra partita: quella dell’elezione dei presidenti delle dieci Municipalità cittadine e dei rispettivi Consigli composti da trenta membri ciascuno. Questa competizione però, si gioca con regole diverse, con un sistema elettorale a turno unico. Si tratta di un sistema simile a quello in vigore per le elezioni regionali, completamente diverso da quello per l’elezione del sindaco e verso il quale l’approccio e la strategia per vincere è del tutto differente. Per vincere bisogna unirsi, non stare divisi. Quindi, se alcune forze appartenenti a una determinata area politica si dividono al primo turno, presentando più candidati sindaci, pur nella consapevolezza di ritrovarsi al secondo turno uniti contro l’avversario che dovesse raggiungere il ballottaggio, che cosa succede nelle Municipalità dove le forze appartenenti alla stessa area politica, per cercare di vincere, si dovrebbero unire già al primo e unico turno? Come si fa a rendere coerente la contrapposizione per il Comune e l’eventuale accordo nella stessa coalizione per le Municipalità? È precisamente il caso di Napoli. Analizziamolo.

I candidati sindaci di centrosinistra/civico di area, mai numerosi come in questa tornata, in ordine di annuncio ufficiale, sono Alessandra Clemente, Antonio Bassolino, Sergio D’Angelo e Gaetano Manfredi; per il centrodestra, sebbene supportato anche da liste civiche, c’è il solo Catello Maresca che dovrebbe unire tutta l’area dal primo turno. Solo due andranno al ballottaggio e tra di loro sarà scelto il prossimo sindaco di Napoli: salvo clamorose sorprese, potrebbe trattarsi di Maresca e Manfredi. Ma cosa accadrà contemporaneamente per le Municipalità? La coerenza politica richiederebbe che ogni aspirante sindaco presentasse, in ognuna delle dieci Municipalità, un candidato presidente con una o più liste di candidati consiglieri a suo supporto. Ciò, tuttavia, in virtù del sistema elettorale a turno unico, comporterebbe la probabilissima vittoria, in tutte le Municipalità, dei candidati presidenti del centrodestra/civico che si avvantaggerebbero dell’eccessiva frammentazione dell’area contrapposta del centrosinistra/civico.

Perdere tutte le Municipalità sarebbe una sconfitta molto pesante, finanche se un candidato di area dovesse vincere al Comune e diventare sindaco. Il centrosinistra/civico ha dunque la necessità di mettere in campo una strategia di alleanze/desistenze per non consentire agli avversari di “fare filotto” in tutte le Municipalità. Va quindi sacrificata una bella parte o tutta la coerenza politica/civica per giustificare la contrapposizione per il Comune e l’unione più o meno mascherata per le Municipalità. Ma la coerenza in politica, in questi ultimi anni, è stata merce rara. Anzi, sembra che si faccia a gara a chi ne dimostra meno. Staremo a vedere quale coniglio si tirerà fuori dal cilindro del centrosinistra/civico per cercare di vincere nelle Municipalità. Anche perché – particolare importante – tanti aspiranti consiglieri municipali tendono a candidarsi con presidenti e liste vincenti per avere più possibilità di essere eletti… Stay tuned.