La prima o al massimo la seconda volta che uno la incontrava, e non passava inosservata, qualcuno prima o poi ti raccontava: “Lei, è ispirata a lei quella canzone di Pino Daniele”. E lei arrivava, puntuale, onnipresente e fantasmagorica, in ogni notte del centro storico di Napoli. “Cartine, accendini?”, chiedeva Valeria, o Gianna o Giannina, simbolo e presenza di quella parte di città e di serate lunghissime. È morta, la notizia si è diffusa nel pomeriggio sui social dove fioccano i ricordi personali di un personaggio che era effettivamente pubblico.

Proprio così: la conoscevano tutti. Lei, la sua voce inconfondibile, il tono sempre uguale – “Cartine, accendini?” oppure “sigaretteee?” detto sempre allo stesso modo -, l’abbigliamento eccentrico, la borsa piena di pacchetti. Qualcuno scrive che le comprava al tabacchino per rivenderle a un prezzo un po’ più alto, qualcuno che erano proprio di contrabbando. Che differenza fa: si guadagnava così da vivere.

Il Mattino scrive di una vita complicata. Figlia di un maresciallo, si legge sul quotidiano, che ne ordinò perfino l’arresto per aver cambiato sesso. Quella, a quanto pare, la prima volta che finì in cella. Fu prostituta e attivista per i diritti di omosessuali, lesbiche e transessuali. Arcobaleno era la sua figura sgargiante, asciuttissima, anche perennemente dolorosa come possono essere certe figure di invisibili, di margini, le periferie. Recentemente era stata male, ricoverata in ospedale.

È un lutto anomalo per Napoli e i napoletani, per i lavoratori fuorisede e gli studenti universitari che tra piazza Bellini e dintorni, dove bazzicava, l’avevano sicuramente incrociata. Non si sa quanti anni avesse. Non circolano foto ma solo una splendida vignetta disegnata da Coicomics in occasione del Pride di Napoli di due anni fa. La stanno chiamando Gianna, Giannina o Valeria. Dicono che era gentile ma che sapeva anche essere scorbutica. Parlano di una persona libera ma anche di una persona che aveva sofferto tanto. Dicono che è morta in ospedale, anzi no l’avevano vista in giro come sempre qualche giorno fa. Viveva al Cavone in un basso, ma quando mai. Hanno tutti ragione e no: la sapevano tutti, tutti sapevano chi era e avevano tutti lo stesso aneddoto: era stata lei a ispirare Chillo è nu buono guaglione di Pino Daniele, pezzo clamoroso di neapolitan power alla brasiliana dal secondo album omonimo del cantautore, 1979, su quel ragazzo che “vo’ essere na signora”.

Effettivamente veniva da lì Gianna, o Valeria, dalla città in fermento di quegli anni. Resterà per sempre così: quel personaggio, chillo guaglione. Magari qualcuno riuscirà a recuperare qualche foto scattata in una di quelle notti in cui Giannina o Valeria girava e girava tra le piazze, offrendo quei suoi articoli di contrabbando, che magari stava a genio e non rispondeva male, e ci stava a un selfie. Magari qualcuno la troverà e la pubblicherà sui social come quando muoiono i vip: questa volta avrebbe davvero un senso per una persona nota, destinata a restare icona nei ricordi, che chissà quanti avevano conosciuto per davvero.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.