Piero Fassino, ultimo segretario dei Ds che per sette anni lavorò alla forgia del Partito Democratico, torna protagonista del confronto dem verso il congresso. E convoca alla Camera una conferenza stampa che rimette al centro la grande assente nel dibattito interno al Pd: la politica. Quella alta e nobile dei grandi valori fondativi che Fassino snocciola per elencare i sostenitori di un Manifesto a sostegno di Stefano Bonaccini. Del percorso costituente conosciamo l’impasse: è nato accidentato e rischia di proseguire peggio, lasciando la parola ai congressini dei circoli e delle federazioni con uno scenario lacerato.

E dunque di vedere ai gazebo del 26 febbraio due filiere quasi contrapposte. L’impaludamento sul voto online, nelle more della Direzione, restituisce l’immagine di un partito dove si fatica a intravedere una leadership forte. Ecco il senso dell’iniziativa di Fassino, che riunisce per l’occasione alcuni dei firmatari del suo manifesto “Per un Nuovo Partito Democratico”. Al suo fianco c’è Matteo Ricci che porta in dote la sua compagine di amministratori locali, capitanati da Enzo Bianco. E poi ci sono Claudio Mancini e Claudia Mancina, Stefania Pezzopane e Alberto Pagani. Personalità dalla storia politica strutturata. “Non è questa l’occasione per parlare di un’area, di una ennesima corrente”, risponde Fassino al Riformista. Che non escludono di rimanere insieme, come area unitaria, nel futuro: “Non mettiamo il carro davanti ai buoi. Facciamo eleggere Bonaccini e poi si vedrà”, dice l’ultimo segretario dei Ds. Rimane nero su bianco l’impegno di oltre cinquanta dirigenti nazionali a sostenere Bonaccini, “l’uomo che può guidare questo nuovo partito”.

Nel documento si legge, tra l’altro: “Nessuna politica è vincente senza un soggetto organizzato che la faccia vivere tra i cittadini. Indispensabile è dare al Pd radicamento sociale e territoriale, riconoscere il valore dell’adesione e della militanza, mettere a disposizione dei circoli e delle organizzazioni provinciali e territoriali formazione, strumenti e risorse, promuovere una nuova classe dirigente valutata su dedizione, merito e capacità”. “Insomma, un partito popolare che ritrovi sintonia con le aspettative, le ansie, le speranze dei cittadini, a partire dalle tante famiglie e persone che ogni giorno affrontano le criticità della vita quotidiana. Un partito capace di ascoltare, parlare e rappresentare i tanti mondi che esprimono la ricchezza della società italiana”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.