Nella calza dei dem c’è qualche pezzo di carbone di troppo. La polemica del giorno, in vista della riunione della Direzione che si terrà mercoledì, è nata intorno all’idea di Elly Schlein di far partecipare anche online al voto delle primarie, che veleggiano verso il 26 febbraio. L’allargamento del voto a una piattaforma digitale che sta dividendo la comunità democratica è stato evocato da Schlein a proposito di un ragionamento sulla massima apertura del voto all’esterno del corpo militante. «A noi più che il quando interessa il come agevolare la più ampia partecipazione possibile», ha detto Schlein.

In realtà sembra che l’ipotesi sia affiorata per la prima volta tre giorni fa, quando staff e capi segreteria dei quattro esponenti Pd candidati si sono riuniti nel massimo riserbo per discutere tra loro regole e modalità, anticipando di una settimana la Direzione del partito. La reazione generale è stata molto critica, tanto che la stessa proponente ieri si è guardata bene dal tornarci. Sono contrari Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli. È quest’ultima a motivare lo scetticismo: “Trovo lunare la discussione sul voto online alle primarie Pd. Per eleggere il nuovo segretario dem dobbiamo finalmente incontrarci. Prima degli statuti viene la nostra comunità, le persone che vogliono partecipare per decidere”. Non meno tenero è stato l’ex presidente del partito, Matteo Orfini: «Leggo che si sta discutendo di fare le primarie per la segreteria del Pd consentendo il voto online. Io capisco che per molti ormai politica e like sui social sono la stessa cosa. Salvo poi scoprire quando si vota che ai like spesso non corrispondono voti».

Tagliente anche Pina Picierno, in tandem con Bonaccini: «La proposta di voto online lanciata da Elly Schlein è per questo sbagliata e oltretutto irrealistica e inapplicabile a poche settimane dal voto». E così Alessia Morani: «Sono francamente stupita, sono anni che ci diciamo in ogni consesso che è necessario stare tra le persone, ‘ritornare tra la gente’, uscire dai Palazzi», afferma Alessia Morani. «Le primarie – ricorda – sono un grande momento di democrazia e partecipazione e credo sia sbagliato ridurle a un voto online, adottando pratiche di movimenti politici che non hanno nulla da insegnarci in questo senso. Le primarie sono un elemento costitutivo del Partito democratico e snaturarle significa voler snaturare il partito stesso». È addirittura indignato Piero De Luca, vicepresidente dei deputati dem: «L’idea di svolgere le primarie online è l’esatto opposto di quello che serve per rilanciare il Pd. Vuol dire che non abbiamo capito niente di quello che è successo. Noi dobbiamo sostenere e promuovere una più ampia e diffusa partecipazione popolare su tutti i territori. Abbiamo bisogno di tornare alla base, al cuore di un grande partito che sono proprio i militanti in carne ed ossa».

Proviamo a ricapitolare, per capire meglio le dinamiche di questa dialettica, un punto dirimente: il percorso congressuale del Pd è diviso in due tempi. Ci saranno dieci giorni in cui si voterà tra tutti i candidati (al momento sono quattro, o quattro e mezzo) all’interno dei circoli, ognuno dei quali convocherà un proprio congresso. Terminati i congressi dei circoli, i due candidati più votati nella sommatoria nazionale andranno alle primarie aperte: una giornata in cui saranno allestiti migliaia di gazebo in tutta Italia, con la partecipazione verosimile di oltre due milioni di persone. Partecipano al voto tutti coloro che vogliono, dichiarandosi ai gazebo elettori o simpatizzanti del Pd. È in questa seconda fase che punta a innervarsi la proposta di Schlein, ed è una fase non regolata da questa modalità, non prevista. Ed è proprio per questa dinamica da motore in due tempi che certe dichiarazioni ‘fuori dagli schemi’ provano a procurarsi la spinta necessaria per posizionare questo o quel candidato nel duello dei gazebo.

Oltre ai tanti contrari, ecco i pontieri: “Non ho nulla contro l’utilizzo della rete nel processo democratico ma in questo momento il Pd ha bisogno di carne e sangue e di calore. Quindi propendo per il voto ai gazebo. Quando saremo più in salute andrà bene anche il click”, dichiara il deputato del partito Democratico, Roberto Morassut.Il tesseramento attuale non ha dato buon esito con l’online. Le sperimentazioni si fanno quando sei saldo sulle gambe”. Stefano Vaccari, responsabile organizzativo del Pd, mette in chiaro di avere in mano la potenzialità tecnologica: «Non voglio entrare sull’opportunità della scelta politica se farle o meno anche online, ma semplicemente invitare tutti ad astenersi dall’insinuare dubbi sulla capacità di poterle organizzare in tutta sicurezza e trasparenza come già accaduto per la scelta dei candidati sindaci Lorusso, Gualtieri e Lepore attraverso la piattaforma nazionale del Pd con pre-registrazione attraverso l’identità digitale SPID».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.