La cosa verso la segreteria dem
“Elly Schlein è dalla parte degli ultimi, la destra è populismo e ignoranza”, intervista a Iacopo Melio

“Da grande” si immagina scrittore fallito e poeta per nessuno, ma ricco di sogni e di speranze, “scandalosamente felice” (cit. Linus di “Peanuts”). Iacopo Melio, 30 anni. Nella corsa alla segreteria dem è dalla parte di Elly Schlein.
Il “nuovo” Pd. Cosa vuol dire?
Credo che negli ultimi anni il Pd si sia un po’ allontanato da quei temi che per i più necessitano di coraggio, quando in realtà dovrebbero costituire la base, il punto di partenza “naturale” per un partito che abbia a cuore i diritti umani, sociali e civili. In questo, serve un cambio di rotta per tornare ad essere la casa sicura di tutte e di tutti, nella quale riconoscersi grazie a una sostanziale pluralità. Per fare ciò, credo che si debbano tutelare le “identità” di ognuno, ma uso questo termine non con quella rivendicazione nazionalistica divisiva che piace tanto alle destre e a questo governo (basti pensare al nome di certi ministeri), ma come tutela delle unicità di ciascuna cittadina e ciascun cittadino.
Cos’ha Elly Schlein in più e di diverso dagli altri candidati?
Elly è donna, giovane e non soltanto anagraficamente, sogna un Pd progressista, ecologista e femminista, dalla parte di tutte e di tutti a partire, soprattutto, dagli ultimi e delle minoranze: sta con quella parte di società civile dalla quale proviene (come me, d’altronde) e che conosce molto bene, condividendone le istanze anche a livello personale. Inoltre, ho apprezzato molto il suo lavoro come europarlamentare, talvolta ficcante ma sempre con intelligenza. Le sue sono proposte alte, universali, per chiunque abbia a cuore il futuro di questo Paese. Sono un romantico, perciò del passato di Berlinguer non posso che averne rispetto e stima, anche molta nostalgia, essendo una bussola per me ancora attuale. Credo però che adesso si debba guardare al futuro e alle nuove generazioni: penso a mia sorella Costanza, adolescente, e vorrei che potesse crescere in un’Italia che non le impedisca di autodeterminarsi, garantendole tutte le opportunità e gli strumenti necessari per farla sentire sempre libera e tutelata.
Provi a spiegare a un giovane perché vale la pena impegnarsi per un “nuovo Pd”.
Perché la differenza, in politica, non la fa mai un simbolo su una scheda ma le persone che compongono ciò che sta dietro a quel simbolo. Se qualcosa non ci piace è possibile cambiarla affidando i ruoli decisionali alle persone giuste, quelle più capaci e con la giusta sensibilità, ma soprattutto quelle in grado di coinvolgere la società dal basso, facendo della “partecipazione” non solo un valido strumento per governare bene, ma anche la chiave per alimentare passione ed entusiasmo facendo sentire le persone coinvolte (penso alle Agorà Democratiche volute da Enrico Letta che, a parer mio, hanno dato vita a dibattiti e stimoli davvero interessanti).
Che destra è quella che governa l’Italia?
Becero populismo, presunzione e ignoranza. Una destra che non solo parla alla pancia del Paese facendo leva su ciò che, lecitamente, le cittadine e i cittadini non conoscono, ma che si fa pure tirare le orecchiedai piani più alti, per aver riempito il proprio programma di punti inattuabili, dalla parte di evasori, ricchi o furbetti, facendo invece la guerra a strumenti che davvero provano a contrastare la povertà spacciandoli come superflui.
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