Paola De Micheli è l’arma segreta dei Dem. Classe ’73, esperienza amministrativa, parlamentare e di governo quanto basta per avere in tasca la radiografia del Pd. Quello che era e quello che deve diventare, con una macchina di partito tutta da reinventare. Per lanciare la sua corsa alla leadership del Nazareno ha pubblicato Concretamente, uscito con Rubettino. Più che un libro, un piano di battaglia. Una road map per ripartire che oggi incrocia le esigenze del calendario dell’anno nuovo.

Un anno che inizia con le campagne elettorali del Lazio e della Lombardia.
Due battaglie importanti che secondo me non avrebbero dovuto sovrapporsi con le attività congressuali. E infatti ho sollevato da tempo il tema dell’agenda. Nelle riunioni informali se ne sta parlando molto. Facciamo le primarie ponderate così non sovraccarichiamo i circoli con le elezioni in Lazio e in Lombardia. Avremo più tempo per il tesseramento, per discutere e per approfondire.

Cosa sono le primarie ponderate?
La mia idea di primarie. Il voto degli iscritti vale due, quello dei partecipanti non iscritti vale uno. Un modo per mettere in chiaro che chi prende la tessera è la comunità-partito.

Come sarà il nuovo Pd, se De Micheli diventa segretaria?
Sarà un partito con parità di genere vera, sostanziale, in tutti gli organismi. Con incarichi duali importanti: un uomo e una donna si occuperanno di organizzazione del partito. I coordinatori della segreteria saranno un uomo e una donna. E i responsabili dell’economia saranno un uomo e una donna. Inaugurerò la stagione delle donne.

Anche con incarichi per sole donne?
Certamente. La delega al lavoro sarà di competenza di una donna, perché da lì parte la rivoluzione delle donne.

E per il programma e le attività politiche in Parlamento?
Tutte le attività di riforma dovranno essere discusse dai circoli, e quando serve da primarie ponderate dove gli iscritti valgono uno e gli elettori due. La prima grande riforma che proporrò sarà la riforma dello Statuto dei Lavoratori che diventerà Statuto dei Lavori. La seconda riguarderà i meccanismi di incentivazione per imprese e lavoratori verso la transizione ambientale. Due riforme che sottoporrò al voto degli iscritti.

Un partito orizzontale, che torna in mano agli iscritti?
Voglio far votare gli iscritti e gli elettori per gli incarichi monocratici, di partito e non, e per le candidature parlamentari. Sia sulle persone, sia sulle idee: iscritti e elettori saranno al centro del nuovo partito.

Quasi più un Movimento…
No. Un partito in movimento. Il partito deve avere una organizzazione basata sui circoli comunali, sia per le scelte locali sia per quelle nazionali. E prevedo attività animate dai nostri rappresentanti nelle istituzioni nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. E una piattaforma digitale per monitorare la trasparenza dei nostri eletti…

Quante cose. Aspetti, mi spieghi bene quest’ultima.
Voglio che attraverso un portale si possa seguire in tempo reale l’attività dei parlamentari, che si sappia cosa stanno votando o se sono fuori, in missione, e dove. Chi incontrano, in quale città si trovano in viaggio, quali realtà visitano. Deve esserci un rendiconto trasparente e sempre aggiornato.

Riguarda anche gli incontri con i lobbisti?
Sì, perché anche laddove la normativa non arriva, il Pd deve stare un passo avanti e offrire a chi lo segue una garanzia in più proprio su legalità e trasparenza.

Perché un simpatizzante dovrebbe entrare nella comunità del Pd?
Un partito è una associazione. Le associazioni si fondano sui propri soci. Questa nuova comunità non farà più la manutenzione straordinaria dell’esistente ma affronterà il futuro a partire da se stessa. Non si può cambiare il futuro del Paese e non si può costruire un Paese concretamente più giusto se non si sa cambiare dentro.

Cambierebbe anche lei nome al Pd?
No. Mi piace la parola partito, che significa ‘prendere parte’. E mi piace l’aggettivo Democratico, che sintetizza bene la nostra Costituzione e tutti i nostri valori.

Perché potrebbe essere lei la migliore guida del Pd che verrà?
Perché conosco questo partito a fondo, non solo una parte. Perché sono concreta nelle mie decisioni. Perché ho una idea chiara di partito e una idea chiarissima di Paese.

La sua gestione sarà collegiale?
Sì, ma collegiale non vuol dire unanime. Il finto unanimismo in questo partito è stato uno dei problemi. Coinvolgerò tutti ma pretenderò di essere criticata e lavorerò sulle critiche: voglio un Pd unito ma plurale e capace di tornare a sorprendere e stupire gli italiani.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.