Parla il candidato segretario Pd
Cosa è il finanziamento pubblico ai partiti, il tema rilanciato da Bonaccini contro il populismo

Stefano Bonaccini incontra i giornalisti e con il Riformista approfondisce i temi della giustizia e delle riforme per ridurre la burocrazia. L’appuntamento è convocato al teatro Vascello di Roma, un luogo simbolo della sinistra: amato da Pier Paolo Pasolini che vi abitò accanto, diede rifugio e lavoro agli Intillimani, riparandoli dal golpe in Cile. È qui che Bonaccini incorona Pina Picierno – “non in ticket ma in tandem”, precisa – dopo che il mini sindaco del Municipio, il dem Elio Tomassetti, un giovane che sa muoversi bene anche tra i ‘grandi’, gli dà il benvenuto tra gli applausi di quella comunità democratica che cerca di recuperare unità.
Si capisce dai dettagli, dall’emozione che vela la voce del governatore Bonaccini e della vicepresidente del parlamento europeo, che dietro le quinte del Vascello la sinistra torna a fare i conti con la storia. In prima fila siedono Claudio Mancini, Piero Fassino e Alessandro Alfieri, l’ex ministra Valeria Fedeli, Silvia Costa, Iside Castagnola. E il coordinatore della segreteria Pd, Marco Meloni. I sondaggi sono stabilmente a favore: il gradimento della base e la popolarità tra gli elettori mettono in sicurezza la corsa di Bonaccini, ‘Bona’, verso il Nazareno. “Ho 55 anni e non sono mai stato in Parlamento, forse se si parla di nuova classe dirigente posso dire la mia”, si limita a rispondere ai graffi di Franceschini. “Voglio unire i democratici e tornare a lavorare sull’identità del partito, io che rispetto a Gianni Cuperlo sono quello più a sinistra – il tono si fa ora ironico, ora più serio – lavorerò all’apertura di una grande scuola di formazione politica, una esigenza che sento impellente”.
Ma è su alcune riforme in chiave antipopulista che il candidato alla segreteria dem dialoga con Il Riformista. Gli proponiamo alcuni temi: la semplificazione, la riforma dell’abuso d’ufficio e il finanziamento alla politica. “Sono per rivedere l’abuso d’ufficio e permettere agli amministratori locali di fare bene il servizio al quale sono chiamati dagli elettori”, esordisce. L’impianto sanzionatorio deve lasciare il posto alla linearità delle agende amministrative. “Discutiamone insieme: sul funzionamento di certi strumenti non si può fare un problema di destra e sinistra. Penso che di burocrazia ce ne sia troppa, e sono convinto di una cosa: la corruzione e le infiltrazioni – anche mafiose – proliferano quando c’è la giungla normativa. Se si semplifica, si aiuta a combattere l’illegalità. Non servono nuove norme ma buone norme”, dice. E accenna ad un progetto di progressiva eliminazione degli adempimenti: “Ho in agenda, se farò il segretario del Pd, di impegnarmi per la burocrazia zero”.
Parla il pragmatismo dell’amministratore locale, ma per ora non entra nel merito. Teniamoci l’appunto: ‘burocrazero’. “Sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, se guardiamo indietro, si arrivò a quella decisione per una degenerazione per la quale spesso quelle risorse non finivano allo scopo per cui nascevano. Detto questo, sono oggi tra coloro che sono pronti a ridiscuterne. Serve il coinvolgimento di tutte le forze politiche per capire, con la forza della massima trasparenza della rendicontazione necessaria, se non sia arrivato il momento di rivedere quella decisione e di tornare a pensare allo strumento del finanziamento pubblico ai partiti”.
Anche Pina Picierno entra nel merito: “In passato sono stati fatti errori, troppe concessioni hanno reso un servizio al populismo. Adesso va restituita dignità alla politica: la democrazia ha i suoi costi e vanno messi tutti in condizione di fare politica con quei partiti che la Costituzione individua come pilastri dell’agire pubblico”. L’applauso della sala scatta su queste parole. Per questa parte del centrosinistra la riappropriazione della politica riparte dal finanziamento pubblico dei soggetti portatori di democrazia.
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