"Ultime ore"
Fast call, la più grande e inutile operazione di spionaggio di massa
La chiamano “Fast Call”, durerà ancora poche ore. Una chiamata alle armi per pubbliche amministrazioni, aziende e organizzazioni che abbiano «già realizzato soluzioni tecnologiche» perché aiutino il Governo nel «tracciamento continuo, l’alerting e il controllo tempestivo del livello di esposizione al rischio delle persone e conseguentemente dell’evoluzione dell’epidemia sul territorio». Così recita il bando pubblicato sul sito ufficiale del Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.
La più massiccia operazione per il monitoraggio di massa che sia stata mai progettata nel nostro Paese e con pochi precedenti in tutte le democrazie liberali (Corea del sud e Israele sono paesi in stato di guerra da decenni e che non dovrebbero essere neppure citati a modelli di riferimento in questa discussione). Per intenderci una cosa di cui neppure si sussurra in Germania, in Francia e finanche negli Stati uniti o in Gran Bretagna che, pure, con Echelon e con Cambridge Analytica non si sono fatti mancare nulla.
In un paese in cui la maggioranza dei contagi è stata propagata dalle falle di un sistema sanitario desertificato da decenni di tagli, in cui il 10% dei contagiati sono eroici medici e infermieri. In una nazione che ha proclamato in pompa magna quasi due mesi or sono lo stato d’emergenza “dimenticandosi” di accertare che la produzione nazionale di mascherine e di apparati di respirazione era praticamente a zero. Bene in una condizione del genere a qualcuno viene in mettere di giocare all’apprendista stregone con la libertà dei cittadini e con le garanzie costituzionali per proporre di costruire un sistema di sorveglianza elettronica di massa e per implementare «il tracciamento continuo» e «l’alerting» di tutti gli italiani.
Un modo, come dire, quantomeno bizzarro di eludere il tema delle gravi responsabilità politiche (e, vedrete, non solo) che sono alla radice di questa ingiusta mattanza. Anche solo alimentare l’idea che gli italiani siano un popolo di irresponsabili untori, pronti a contagiare parenti e amici è inaccettabile, poiché intende sfuggire alla domanda delle domande: ossia di chi sia la responsabilità della grave impreparazione del Paese alla pandemia. In Corea del sud, per essere chiari, non è stato il tracciamento continuo e l’alerting a contenere il numero dei contagiati, ma un sistema governativo efficiente, competente e rapido che ha fronteggiato (come in Cina) l’intero fabbisogno di dispositivi di protezione e di posti letti equipaggiati e ai cui divieti i cittadini si sono serenamente affidati.
Quel che appare insidioso – finanche nella sola discussione che si sta alimentando su questa opzione orwelliana – è che così facendo si possa rafforzare l’idea che le colpe dell’espandersi della nuova peste siano da scaricare sulla popolazione inerme e vittima, additata come insubordinata e infida. Una linea di pensiero che, per intendersi, aveva già preso di mira i runner della domenica, vilipesi come traditori e untori e fatti oggetto di indecorose ingiurie dai balconi delle case. Si badi bene incombe il pericolo di una manipolazione comunicativa che corre il rischio di saldare interessi possenti e convergenti.
Non ultimi quelli del ceto politico del Sud che, invece che recitare il mea culpa del fallimento dell’autonomismo regionale (in piedi in Sicilia da decenni e nel resto d’Italia dal 1970) e del collasso sanitario che ha generato, minacciano il filo spinato lungo inesistenti confini; o quelli delle élite del Nord che hanno privilegiato per anni la sanità privata che ora serve a poco o a nulla, salvo rare eccezioni. La teoria degli untori fuggiti dalla Lombardia verso il Sud è, al momento, solo una diceria priva di riscontri oggettivi e di dati significativi. Non si ha notizia di persone che risultino contagiate in Sicilia o in Calabria e che provengano dalla Lombardia eppure sarebbe questo l’unico indice predittivo di un fondamento per la grande paura instillata tra gli italiani in una delle domeniche del coprifuoco sanitario.
Per chiudere. Ovviamente tutti tranquilli. Di questa rete onnivora di libertà non se ne farà nulla e la pandemia avrà praticamente fine prima che l’Italia possa darsi un sistema del genere. Chi ha fatto cose analoghe ci ha messo decenni e aveva lo scopo di scoprire le reti degli infiltrati palestinesi o delle spie di Pyongyang, non di dare la caccia a premurosi nipoti che vanno ad assistere i propri anziani nonni. Alla fine anche su questo versante della propaganda si dovranno fare i conti per stabilire se a fare strage di anziani siano stati parenti sprovveduti e contaminati (vedremo se saranno risultati tali e ce lo diranno i dati) oppure se il massacro dipenda dalle faglie di un sistema sanitario abbandonato a sé stesso di cui quegli anziani erano i primi utenti.
Ecco, a proposito, si raccolgano questi dati e la “Fast Call” ministeriale di queste ore si concentri su uno solo degli obiettivi che enuncia, ossia la creazione di «sistemi di analisi dati, tecnologie hardware e software utili per la gestione dell’emergenza sanitaria» che tanto utili saranno quando – pianti i morti e sanati gli infermi – si arriverà all’immancabile redde rationem politico (e non solo).
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