Si sta diffondendo una curiosa tesi nell’opinione pubblica, che per diventare un “politico” si deve essere incompetenti su tutto e in particolare sui problemi che riguardano il ministero che si dirige: esemplare il caso di Di Maio, da manuale, ma non è il solo, tutt’altro. Si diffonde l’idea che la competenza allontani dalla politica; il competente è un “tecnico” e dunque un nemico del popolo. L’incompetenza costituisce, invece, il nerbo della politica perché libera la fantasia e permette di fare qualsiasi cosa e di straparlare di tutto, ad esempio abolire la povertà da un balcone, ottimo ingrediente di popolarità.

Naturalmente è una “bufala”, buona oggi dopo la distruzione dei partiti e l’egemonia della Rete, una suggestione che aggrega opinione in una società dove chi parla più forte in Tv o sui “social” si guadagna i galloni di ottimo politico. Le cose stanno diversamente, la politica è insieme “pazzia” (Machiavelli) e capacità di decisione, pensiero, visione, insomma competenza nella formazione profonda dell’uomo politico. La politica, insomma, è “professione”, come stabilì definitivamente Max Weber agli inizi del secolo passato, mettendo al centro la vocazione di chi vive “per” la politica, una persona che ha nientemeno tra le mani il destino del mondo.

Nel quadro indicato, l’avv. Conte non ha nulla a che dividere con la politica, né per legittimazione inesistente né per fantasia e capacità di decisione. Mario Draghi è, all’opposto, un uomo politico, sia per la legittimazione acquisita in Europa, e prima in Italia, poi per la visione del mondo che ha accompagnato e guidato la sua attività come Presidente della Bce. Il dibattito in corso diventa risibile. Ma, una volta costretti ad accettare Draghi, i 5Stelle non vogliono “tecnici” al governo, immaginando, da buoni populisti, che la competenza faccia da ostacolo all’azione politica, ne sia il rovescio; e perciò hanno considerato persone come Bonafede e Azzolina uomini (in senso lato) politici, con gli effetti nefasti che sappiamo su giustizia e scuola.

Ora torniamo a Draghi. La salvezza dell’euro fu un atto politico. Le modalità innovative con le quali ha diretto la Bce in contrasto con la Banca federale di Germania sono state modalità politiche. Draghi è un uomo politico a tutto tondo, non “nonostante”, ma per la sua capacità di trasformare in decisione politica tutto ciò che egli tocca in momenti decisivi, sapendo che cosa fa. E lo saprà fare pure nella formazione saggia del governo, un governo istituzionale, immagino, e non di maggioranza politica, lui allievo, peraltro, del grande Federico Caffè, economista dotato di straordinaria sensibilità politica.

Ma il populismo dice l’opposto, e lo ha praticato fino all’eccesso nella sua esperienza di governo, complice il Pd che è stato sua preda, disperdendo quel poco di coscienza di sé che possedeva e che ora potrebbe provare a ritrovare, ma, chi sa, i danni mentali fatti possono essere irreversibili: oggi vuole la fusione con i populisti! Alleanza organica dappertutto! Che bella Italia stanno preparando! Magari sotto la guida di Conte che la ha prevista dall’inverosimile banchetto -mai visto nulla di simile- da cui ha parlato con toni stentorei e schiettamente populisti davanti Montecitorio, con applausi dal Pd.

Intanto, onore a Matteo Renzi che dalla sua piccola postazione, maltrattata dai sondaggi, ha cambiato lo stato delle cose presenti, solo un vero talento politico può riuscire a tanto. Una piccola manciata di “sale della terra” ha sollevato la situazione politica dalle secche in cui era avvolta, in un mondo popolato da “mostri” impolitici. Nessuna offesa in queste ultime parole, che vogliono solo indicare come mostro “creatura che non trova corrispondenza in natura”. Essi, i nostri mostri, “corrispondono” a ciò che si è visto in questi anni, dal 2018, con il dominio del 5 Stelle nello scenario politico italiano.

È ormai possibile prevedere che l’operazione Draghi riuscirà, e riuscire significa ridar dignità a una politica avvilita dal governo degli incompetenti. E se riuscirà, dimenticheremo velocemente molti degli attuali schieramenti per le nuove collocazioni che avverranno, e i nuovi intrecci cui assisteremo, e non azzardo ora previsioni nel merito., ma il mondo politico sarà diverso. Un tragitto lungo e difficile per superare i danni prodotti dall’era Conte, tutta da dimenticare, un’offesa per la democrazia e per l’Italia che in molti -spero- desideriamo che vada in archivio. Si fa per dire, l’archivio è parola nobile che ospita testimonianze che vale la pena di conservare.