Il caso del magistrato
Fu raccomandato a Palamara, Bonafede assume Massimo Orlando al ministero con maxi ingaggio da 240mila euro
«Massimo Orlando, ora consigliere (presso la Corte d’Appello, ndr) Lecce sezione promiscua, in passato prima di andare fuori ruolo al Ministero giustizia, come giudice esecuzioni civile Lecce ha avuto esposti da presidente ordine avvocati Lecce e anche contrasti con presidente sezione Silvestrini (Alessandro, ndr)». L’autore del “pizzino”, datato 7 marzo 2018, è la dottoressa Rossella Sinisi, presidente della Corte d’Appello di Potenza. Il destinatario è sempre lui: l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, il “Re di Roma” come disse il procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini per magnificare l’incontrastato zar delle nomine e degli incarichi in magistratura.
Orlando, invece, da questa settimana è il neo direttore generale delle Risorse materiali e delle tecnologie del Ministero della giustizia. Il magistrato al quale Alfonso Bonafede ha deciso di affidare la gestione e l’approvvigionamento di tutte le dotazioni tecniche delle centinaia di uffici giudiziari sparsi nel Paese. Un incarico, forse, più attagliato a un ingegnere che a un magistrato, ma molto ben pagato: parliamo di 240mila euro all’anno. Siamo fra la fine del 2017 e gli inizi 2018 e Palamara ricopre il ruolo più importante del Csm, quello di presidente della Commissione per gli incarichi direttivi. Il suo Iphone, dove poi verrà installato dai pm di Perugia il virus trojan, non smette mai di squillare. Nell’estate del 2018 sono in programma le elezioni per il rinnovo del Csm e le toghe di Unicost, il suo gruppo, vogliono “risultati”, cioè nomine. Il contenuto della chat fra Palamara e la presidente Sinisi, agli atti della Procura di Perugia, non è particolarmente originale. È la classica “interlocuzione” fra un referente territoriale di una corrente ed il consigliere del Csm di riferimento. Palamara, come in centinaia di altre conversazioni simili, annotava i “desiderata” e poi provvedeva.
Una premessa: per il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, titolare dell’azione disciplinare, tale comportamento è stato ritenuto, con una serie di linee guida, perfettamente legittimo. “L’autopromozione” togata, anche se “petulante” o effettuata tramite terzi non è un illecito disciplinare. Tutte le chat di Palamara sono da mesi in possesso del Csm che, secondo logica, dovrebbe valutarle prima di conferire incarichi o avanzamenti di carriera ai magistrati.
«Caro Luca, mi potresti fare un regalo di Natale? Circola voce che in questa settimana verranno decisi in Commissione i posti di presidente sezione civile Tribunale Lecce e presidente sezione civile Tribunale Taranto. C’è molta attesa tra i nostri colleghi», scrive Sinisi a Palamara alla vigilia di Natale del 2017. «Volentieri ma non riusciremo a farli siamo bloccati con Cassazione», risponde Palamara, aggiungendo «comunque dammi nomi».
Sinisi: «Le hai conosciute entrambe. Annarita Pasca per Lecce Tribunale civile (nel precedente posto semidirettivo con una proposta di maggioranza della Commissione 4 a 2) a sorpresa è stata nominata dal Plenum la collega con proposta di minoranza e questa volta vorrebbe evitare uno sbianco… Stefania D’Errico per presidente sezione Tribunale Taranto». La nomina della dottoressa Pasca, dopo qualche settimana, va in porto.
«Sono contenta per Annarita Pasca, ci sentiamo per il resto», scrive allora Sinisi a Palamara che risponde: «Bene lei è contenta?». «Moltissimo, sia lei che tutto il gruppo, soprattutto dopo lo sbianco della scorsa volta», replica Sinisi.
Nel gioco degli incastri delle nomine spunta, a questo punto Orlando. Anche lui è in corsa per un direttivo. Dopo il “pizzino” della presidente Sinisi, Palamara però è alquanto dubbioso ed avrebbe esternato le sue perplessità ad alcuni consiglieri. Il non voto di Palamara su Orlando farebbe saltare una serie di accordi, mettendo in difficoltà molti al Csm e irritando la base elettorale che attende le nomine come il pane.
«Ricordati che ti ho votato Pasca a patto che mi sistemassi Orlando, non mi mollare», scrive preoccupato il togato di Area, il cartello progressista, Valerio Fracassi. Orlando, infatti, è legato alla sinistra giudiziaria. Palamara, fugando allora tutti dubbi e perplessità, risponde: «Assolutamente no, tu ordini, io eseguo». Ed Orlando verrà quindi votato presidente del Tribunale di Livorno. Il diretto interessato? Il Csm ha convocato Orlando nelle scorse settimane per chiedergli informazioni. Il neo manager di via Arenula ha detto di non essere a conoscenza di queste conversazioni e che le eventuali domande andavano poste a coloro che erano nella Commissione per gli incarichi direttivi. E quindi a Palamara e Fracassi. Il pm antimafia Nino Di Matteo aveva sollecitato il Plenum affinché i due venissero sentiti per capire cosa fosse effettivamente successo. Ma il Csm, tombale, questa settimana ha risposto picche, preferendo non sapere.
© Riproduzione riservata