Medio Oriente
“Gaza libera da Hamas”. Il cartello che irrita i pro-Pal e la testimonianza di un odio puro

Alle contestazioni siamo abituati, anche a quelle dure, ma non ci saremmo aspettati un tale livello di odio solo per aver criticato Hamas. Nella serata di venerdì scorso io e Alessandro Ricci abbiamo partecipato a una manifestazione in favore del popolo palestinese davanti al palazzo comunale di Impruneta, provincia di Firenze. Lo abbiamo fatto non con simboli israeliani, bensì con un cartello che recitava “Gaza libera da Hamas”, facendo seguito alle recenti proteste di alcuni gazawi spente nel sangue dai terroristi. Niente di più scontato, verrebbe da dire. E invece no. In piazza la prima reazione è stata di urla e aggressione verbale con insulti vari, poi qualcuno ha accettato di confrontarsi. Il vero stupore è dato dalle reazioni sui social. Non appena abbiamo pubblicato sugli account X, Instagram e Facebook di Studenti per Israele una foto con il cartello di cui sopra, siamo stati sommersi da una valanga virtuale. Minacce e macabri auguri di ogni tipo, da “non si gambizza più la gente come una volta” a “non vi hanno pestato? Male”, fino a “faccia da calcagnate in bocca” e molti altri dello stesso tenore. Altrettanto grave è come più persone abbiano difeso i terroristi con commenti del genere, con “gloria ad Hamas”. Sconfortante.
Gli interrogativi
Dovremmo interrogarci tutti su una cosa: com’è possibile che sia tanto sdoganato chiedere la gambizzazione di chiunque non sia pro-Pal o pro-Hamas? Com’è possibile che chi usa questo linguaggio pubblicamente si senta autorizzato a farlo senza ripercussioni, anche solo relative al giudizio altrui? Credo che la ragione di ciò risieda non nella rumorosità di pochi criminali filo-terroristi, quanto nel silenzio di tanti che fanno di tutto per evitare di inimicarsi questa spregevole categoria umana.
Situazione tragica
La situazione è tragica non solo sui social: lo è anche nel mondo reale e soprattutto nelle università, prese in ostaggio da violenti che si arrogano il diritto di stabilire quali opinioni siano lecite, mettendo al bando le altre. È un osceno gioco che funziona solo fintantoché noialtri restiamo in silenzio, ragione per cui Studenti per Israele dà particolarmente fastidio. Dà fastidio perché smonta il mito secondo cui tutti i ragazzi vogliono, tutti gli studenti chiedono, tutti i giovani fanno. No. Non tutti. È un gruppo minoritario di prevaricatori, loro sì fascisti anche quando sventolano la bandiera rossa, loro sì fascisti anche quando si mascherano con la kefiah. Il nostro compito è stato, è e sarà mostrarli per quel che sono, portando avanti le nostre idee senza paura, a testa alta.
Ciò di cui siamo stati testimoni è odio puro, violenza verbale e incitamento a quella fisica, sintomo del clima mefitico che chiunque sostenga Israele vive ogni giorno. Ma in fondo una nota positiva c’è: abbiamo avuto dimostrazione di quanto sia necessaria questa nostra battaglia.
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