L’Anm ha chiuso il proprio mandato, iniziato quattro anni fa con la presidenza di Piercamillo Davigo, con il classico “botto”. Dopo aver confermato l’espulsione di Luca Palamara dai ranghi dell’associazione, al termine dell’assemblea nazionale dello scorso fine settimana ha trovato il tempo di approvare una mozione che renderà sicuramente felici tutti i manettari d’Italia. Questi alcuni dei punti salienti della delibera destinata al ministro della Giustizia ed al Parlamento: nessuna sanzione disciplinare nei confronti dei magistrati pigri, nessuna ipotesi di separazione delle carriere, nessun termine predeterminato per la definizione di ogni fase del procedimento e del processo, sia civile che penale. In altre parole, processo eterno e deresponsabilizzazione totale dei pm.

Sul fronte Csm, invece, tutto rimane come adesso. Il Palamaragate non ha portato le toghe ad alcun ripensamento, confermando la chiusura totale a qualsiasi ipotesi di sorteggio dei componenti di Palazzo dei Marescialli. Anzi, l’auspicio è un bel sistema “proporzionale” in modo da permettere alle correnti di continuare a fare accordi spartitori in tema di nomine. Se qualcuno, dunque, pensava che l’Anm, dopo tutto quello che è successo in questo anno e mezzo potesse avere un cambio di rotta sarà rimasto deluso. L’Assemblea generale di Roma, da programma, doveva discutere, secondo l’ordine del giorno, della riforma dell’associazionismo giudiziario. Invece ha voluto mandare un “avviso” ad Alfonso Bonafede in vista della sua epocale riforma della giustizia, attesa da due anni. Il Guardasigilli per far digerire agli alleati di governo il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado aveva previsto tempi certi per le differenti fasi del processo e conseguenti sanzioni per i magistrati che non le avessero rispettate. Nelle intenzioni ci sarebbe dovuto essere lo stop ad indagini preliminari senza fine, con scadenze predeterminate entro cui chiedere il processo o l’archiviazione.

Con la presa di posizione dell’Anm in favore dello “status quo”, aggravato dal blocco della prescrizione già in vigore da gennaio, i processi in Italia avranno una durata indefinita ed indefinibile. Bella prospettiva per un Paese che si vanta di essere la culla del diritto. Dopo il sorteggio dei componenti del Csm, la calendarizzazione dei tempi del processo sarà dunque la seconda riforma che Bonafede si rimangerà. Difficile per il Guardasigilli impuntarsi dopo avere collocato magistrati in tutti i vertici dell’amministrazione di via Arenula. Sulla separazione della carriere, ora in discussione in Parlamento, l’intervento dell’Anm stoppa poi ogni eventuale proposito riformatore. Le Camere penali avevano raccolto 80mila firme al riguardo.

Tornando a Palamara, sono stati sufficienti centoundici magistrati per espellerlo dall’Anm. Poco più dell’un per cento degli iscritti. Già questi numeri danno il senso della votazione. Se un decimo dei miracolati da Palamara con incarichi e prebende si fosse presentato all’assemblea in sua difesa il risultato sarebbe stato molto diverso. Ma tutti, dopo averlo assediato con le chat, si sono tenuti alla larga. La numericamente scarsa votazione ha segnato la crisi profonda dell’associazionismo giudiziario. L’attuale dirigenza, pensando che la partecipazione fosse numerosa, aveva organizzato l’evento presso l’Aula magna della Pontificia Università San Tommaso D’Aquino, da oltre mille posti, quando sarebbe stata sufficiente la sala conferenze della Corte d’Appello di Roma.

In platea nessun big. Molti i pm. Fra i volti noti, direttamente dalla Procura di Roma, Eugenio Albamonte e Mario Palazzi che con Palamara erano ai ferri corti. Fra i presenti alcune toghe dissidenti aderenti ad Articolo 101, la nuova formazione a favore del sorteggio e della rotazione degli incarichi. Palamara, dopo l’espulsione, ha incassato ieri una nuova sconfitta a Perugia. Il giudice ha dichiarato utilizzabili tutte le conversazioni intercettate con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri. Piove sempre sul bagnato.